Due a zero e tutti al Rose Garden. La serie che tutti pronosticavano come una delle più aperte e avvincenti, almeno ad Ovest, per il momento si prospetta come una debacle clamorosa per Portland e il primo passo di (sperano in Texas) un lungo viaggio verso il titolo NBA. Due partite, due vittorie di Dallas, che si è aggrappata alla classe ed all’esperienza di due giocatori super, due fuoriclasse come Nowitzki e Kidd un rebus indecifrabile per la difesa di Portland, che ha sfidato Jason al tiro e non è riuscita ad arrestare quella macchina da canestri che risponde al nome di Dirk.
Si va a Portland sul 2-0 Dallas
Che dire di Portland, squadra massacrata dalla sfortuna ma che ha comunque mantenuto una profondità di roster invidiabile, un’ampia scelta che però McMillian non ha saputo sfruttare. Sgombriamo subito il campo da ogni dubbio: l’ex Seattle è un ottimo allenatore, preparato, che negli anni è quasi sempre riuscito ad instaurare un discreto rapporto coi suoi giocatori, ma è abbastanza per puntare a qualcosa in più di un primo turno di playoff? McMillian gode di ottima stampa, ma è indubbio che Portland giochi una delle pallacanestro più brutte e noiose dell’intera Lega, paragonabile forse solo ad Atlanta (parliamo di squadre da PO). Non corre, non ha ritmo offensivo, vive di isolamenti. I Blazer sono squadra che ha atleti in quasi tutte le posizioni, ma raramente attacca in campo aperto: non fatevi forviare dai punti segnati da Wallace dopo canestro subito, quelli sono merito del buon Geraldo e delle visioni di Miller. Notate invece il contropiede primario di Portland, quasi inesistente, come anche quello secondario e la transizione. A metà campo si sono visti isolamenti a mazzi per Wallace, Aldridge, Miller e Matthews, con tutto il rispetto non proprio LBJ, Wade e Bosh. Non confondiamoci, LaMarcus è un giocatore cinque stelle e sta confermando quanto di buono fatto in stagione regolare, ed anche Wallace può avere un impatto offensivo di tutto rispetto, ma se una squadra che ha fior di roster non riesce a fare altro che isolare un lato, vuol dire che qualcosa manca. Ok, manca Oden, ok Roy è al 40% della forma, ma è possibile che l’unico schema per LMA è un isolamento in post basso? E’ possibile che non si riesca a far lavorare Nowitzki sui blocchi e sui tagli, il vero tallone d’Achille del tedesco, che invece in situazione stanziale riesce per lo meno a coprire le sue (tante) lacune difensive? Il tutto al netto di una difesa discreta ma non certo trascendentale. Isolamento per isolamento, meglio affidare la squadra ad un allenatore in stile Jeff Van Gundy e avere dei vantaggi in difesa. Chiudiamo il discorso Portland con un cenno a Roy. Vedere un giocatore della classe di Brandon, arrancare per il campo è molto triste. Da agonista orgoglioso ha fatto sentire la sua voce, dicendosi scontento per questo utilizzo limitato (di fatto in gara due ha avuto un’apparizione nel secondo quarto ed all’inizio dell’ultimo). Tutto vero, ma qui McMillian non può concedergli di più, almeno se parliamo del Roy visto a Dallas. Può giocare il gettone in una delle due partite in casa, ma la situazione non è certo delle migliori e, come detto, è un peccato per tutti gli appassionati.
Dallas… due a zero quasi senza sforzo, sfruttando la presenza di giocatori di altissimo livello, esperti e con un solo pensiero: vincere quel titolo sfuggito troppe volte. Se in gara 1 gli eroi sono stati Nowitzki e Kidd, in gara 2 all’ala tedesca ed al super veterano si sono aggiunti JJ Barea ed uno Stojakovic da 20 punti con la solita disarmante precisione al tiro da fuori. Se Carlisle riesce a nasconderne le mancanze difensive, l’ex Kings può essere un’addizione eccezionale per Dallas, che ha dimostrato di poter soffrire in difesa sugli esterni, ma che ha anche fatto vedere di possedere punti nelle mani, ed un giocatore dal quale andare quando la palla scotta. Il tedescone sta dimostrando ancora una volta di essere uno degli attaccanti più forti in circolazione, capace di creare opportunità per i compagni e praticamente immarcabile, per quanto Portland abbia i giocatori per stare con lui, su tutti Wallace. Ora i Mavs sono chiamati all’esame Rose Garden, uno dei campi più difficili da espugnare. Dovesse tornare in Texas con una vittoria la serie sarebbe chiusa, al contrario a Dallas potrebbe cominciare a vedere lo spettro di un’altra eliminazione al primo turno. Per il momento però è giusto riconoscere a Kidd e compagni una supremazia netta, che va oltre il 2 a 0.
Stefano Manuto