Dopo due vittorie interne tutt’altro che facili per i Mavs, si tornava in campo al Rose Garden per gara 3 di quella che è, probabilmente, la serie più avvincente e combattuta di questo primo turno. Ci sono tanti spunti interessanti partendo dai singoli matchups per finire al talento diffuso presente nelle due squadre.
Il post(o) preferito Negli ultimi anni, a mia memoria, non ho mai visto una squadra giocare così tante e varie situazioni di post-up nella stessa partita. I Blazers e McMillan hanno forsennatamente variato i quintetti, giocando spesso con guardie ed ali molto alte e fisiche. Se poi consideriamo che Andrè Miller è il miglior playmaker della lega in post basso, il conto è presto fatto. Alternativamente si sono succeduti in post basso tutti: da Aldrige a Miller, passando per Matthews, Wallace, Roy e Batum. I Blazers potevano sempre sfruttare almeno un mismatch fisico sugli avversari, che diventavano addirittura due o tre quando il quintetto era formato da Roy, Matthews, Wallace, Aldrige e Camby. Il grande pregio di Portland in questa partita è stato il ritmo molto controllato dato al match, cercando sempre la fisicità dei propri giocatori vicino a canestro, anche a costro di arrivare ai limiti dei 24 secondi.
Eterno Jason Si parla ormai sempre meno e soprattutto con poca venerazione di un giocatore che, a 36 anni suonati, incide sulle partite come pochi altri coetanei nella storia del gioco. Kidd è in grado ancora di spingere la palla in transizione, compiere passaggi illuminanti per compagni smarcati, ma soprattutto mostrare una forma fisica e un controllo mentale davvero invidiabili. Spesso si è trovato in difficili accoppiamenti vicino a canestro contro giocatori più grossi di lui, ma dopo aver praticamente annullato Wallace per due azioni e aver costretto Batum a un piccione viaggiatore, i Blazers hanno dovuto cercare altrove mismatch da sfruttare vicino a canestro. Il ragazzo è ancora in grado di prendere rimbalzi (5 di media nella serie) e questo significa poter spingere in prima persona la transizione e gestire da subito i ritmi del match. Un fuoriclasse intramontabile che, ancora oggi, incide pesantemente su una serie di playoffs dotata di questo talento medio.
X Factor Tralasciando i paragoni con i reality nostrani, c’è una sola variabile che stravolge completamente l’andamento di questa serie ed è Jason Terry. Arrivato secondo nella classifica riguardante il sesto uomo dell’anno, il Jet ha deciso di “vendicarsi” in questa serie, mostrando tutto il suo repertorio. Quando si alza dal pino tutti sanno che sarà un momento di svolta e dalle prime due azioni puoi già capire come saranno le previsioni del tempo per la serata (spesso volgono al brutto per gli avversari). In questa circostanza è partito lucrando un gioco da tre punti in mezzo all’area con il suo proverbiale double-pump dopo il contatto, ha continuato con una tripla e ha chiuso il primo tempo a 17 punti con una varietà di soluzioni offensive rimarchevoli: triple dal palleggio, penetrazioni, arcobaleni dai quattro metri e pull-up jumper. Tutta la fatica che i Blazers hanno fatto nel primo tempo per impattare intensamente il match, è stata vanificata da una super prova del Jet che in queste serate è uno spettacolo per gli occhi e per Marc Cuban in prima fila.
Overrule Una situazione dubbia durante il match, è stata gestita in maniera impeccabile da un sistema che permette di rivedere le azioni e soprattutto agli arbitri di essere tutelati e poter recuperare ai loro errori. Portland è in attacco e trova un canestro con Aldrige allo scadere dei 24″ che gli arbitri ritengono buono. La partita prosegue tranquillamente fino alla prima sosta, quando si ha la possibilità di andare a vedere il replay. Questo dimostra chiaramente che il rilascio della palla è avvenuto dopo l’accensione della stop-lamp e, a 5 minuti di distanza dal fatto, gli arbitri hanno potuto annullare il canestro, riportando indietro il punteggio e facendo semplicemente la cosa giusta.
In una situazione del genere, in cui la partita non è agli ultimi secondi e con il risultato in bilico, poter correggere un errore in questo modo, non facendo torti a nessuno, è una grande dimostrazione di intelligenza e utilizzo delle tecnologie per migliorare la valutazione oggettiva del match.
Simone Mazzola