Gara4
Denver – Oklahoma City 104 – 101
George Karl è (stato?) un grande allenatore e sicuramente di lui non si può dire che non sappia riconoscere i propri errori. Forse perché ormai con l’acqua alla gola, nella gara 4 senza appello a Denver schiera titolari Lawson ( 27 p.ti e career high) e Afflalo, a fianco di Nené, Gallinari e un ritrovato Martin.
Che l’aria tra le mura di casa fosse diversa si era capito subito, con un Kenyon Martin ritrovato e un Gallo defilato ma prezioso come al solito in difesa e in versione assist-man.
Ad ogni modo, le rotazioni sono quelle che sono e le gerarchie anche… così, quando tornano in gioco i vari JR Smith e il temutissimo (almeno da chi scrive) Chandler, i Thunder rivoltano la frittata, anche grazie ad una prolungata quanto inspiegabile permanenza sul pino del nostro connazionale.
Ad un ritmo comunque soporifero, il solito Durant e un eccezionale difesa di Ibaka non sono sufficienti a compensare un Westbrook sottotono, così i Nuggets rimangono a contatto.
Nella ripresa un infuocato JR Smith e un ottimo Gallinari (18 i punti finali) portano la serie sul 3-1, evitando il cappotto, con un finale emozionante, 104-101 per Denver e il solito tiro a fil di sirena di Westbrook che si spegne sul ferro.
Da segnalare nell’intervallo una improbabile gara…canina!!! Come dice quel tale, sono gli unici Americani che abbiamo…
Gara 5
Oklahoma City – Denver 100 – 97
Si torna in Oklahoma e una Denver rinfrancata ed esaltata dalle prestazioni recenti di Martin, JR Smith e Gallinari è decisa non lasciare nulla di intentato per allungare la serie.
E l’inizio sembra dar torto a coloro che prevedevano una facile vittoria per i Thunder, con i Nuggets avanti nel primo quarto, soprattutto grazie al tiro da tre in transizione.
I nervi sono tesi e Westbrook, malmenato da Nené e Martin, lascia a Durant l’onere di portare la squadra al secondo turno, con spalla di eccezione un Maynor sorprendente.
Dall’altra parte, Felton è sicuramente il miglior playmaker a disposizione di Karl, ma Chandler e Andersen non valgono un braccio del Gallo, né in attacco né in difesa e Denver, penalizzata dai falli, rimane in testa grazie alle percentuali dalla lunga distanza (70% nel primo tempo).
In una gara molto combattuta e a bassi ritmi, l’equilibrio regna sovrano e la prima frazione di gara si chiude sul 50 pari.
Dopo l’intervallo, se ci si aspettava un’inversione di tendenza dei padroni di casa si rimane delusi: Denver conduce per quasi tutta la partita ed è ancora avanti di 7 all’inizio dell’ultimo quarto e sembra aver rimesso in discussione la serie.
Intanto, un Ibaka intimidatorio a centro area (1 solo punto a referto, ma nove stoppate!) e un jordaniano Durant (41 alla fine, più di 30 di media nella serie) tengono a galla i Thunder fino alla svolta nel finale di partita, quando Harden impatta sul 91 pari.
Con Danilo fuori per falli e Nené prossimo alla stessa sorte, la difesa di Denver vacilla e Oklahoma arriva più facilmente a canestro, anche grazie ai soliti pasticci difensivi di un Chandler imbarazzante.
Grazie a lui, infatti, la stella dei Thunder si prende canestro+fallo e segna il sorpasso decisivo dei suoi, con il solo Kenyon Martin a lanciare gli ultimi segnali di vita.
I ragazzi di coach Karl dimostrano che stavolta non sono arrivati dal Colorado in gita e provano a reagire, ma a 15 secondi dalla fine Nené sbaglia una clamorosa schiacciata (forse viziata da fallo) mentre la stella di Oklahoma City con un prodigioso recupero segna il 100simo punto della sua squadra.
Come in gara 4, questa volta è Denver che ha la palla del pareggio allo scadere, ma il risultato è lo stesso: il tiro dei Nuggests picchia sulla tabella e poi sul primo ferro, mentre suona la sirena.
Game over e, dopo aver condotto per quasi tutta la partita, Denver cede allo strapotere di Durant e Oklahoma va (meritatamente) alle semifinali di Conference.
Marco Cefola