E bravo Mark Cuban! Il proprietario più istrionico tra i 30 ricconi che si spartiscono l’NBA l’ha finalmente capito: profilo basso, niente proteste, niente video da inviare all’Olympic Tower per mettere in evidenza sospetti e presunti torti subiti. Così si fa! Perchè poi arriva una gara 4 qualsiasi, in finale di Conference, in trasferta e…il gioco è fatto.
Senza “grigi” non si giocherebbe – E questo diamolo per scontato. Qualcuno che fischi serve, ovvio, altrettanto palese è il fatto che una gara di pallacanestro resta tutt’ora inarbitrabile con la matematica certezza di vedere tutto, e nel modo giusto. Quindi che avrò mai da aggiungere? Be’ aggiungo che i fischi per le super-stars hanno stancato, e quando non sono bilanciati su entrambi i lati del campo, a favore una volta di una stella con una maglia, una volta per quella avversaria (annullandosi in questo modo per una sorta di compensazione che per quanto brutto da dire esiste, ed è umanamente comprensibile per chiunque abbia mai provato a buttare aria dentro a un fischietto) il gioco non è più valido. Haywood commette uno dei falli più intenzionali mai visti, allargando le braccia di un Durant proiettato a canestro e favorendone la caduta senza possibilità di appoggiarsi sulle mani, con conseguente mini-infortunio al polso destro. Espulsione lampante anche senza i 10 reply della ESPN…niente! In un momento decisivo sul finale del 3° quarto Kidd tira via anche le ossa a Durant pur di strappargli il pallone: l’unico fischio che si sente è quello della mia caffettiera sul fornello. Inutile immaginare cosa sarebbe successo dall’altra parte se anche con meno “foga” un difensore dei Thunder avesse fatto lo stesso fallo ai danni di Nowitzki, per dirne uno non a caso. Poi: Durant prende un rimbalzo lungo e Chandler da dietro lo spinge. Fischio sacrosanto. Poi quando Durant è a terra, Chandler scalcia in aria (fortunatamente) senza colpire KD, ma in una Lega dove ormai se dici “perbacco” c’è qualcuno che va diretto in lunetta senza passare dal via (come nel Monopoli) per il tecnico che scatta automatico, ci si aspetterebbe ben altra sanzione per il centro dei Mavs…Niente, anche qui. Allora è colpa degli arbitri? Sul -2 Dallas, Collison – che tra l’altro merita una statua fuori dal palazzo di casa per come se la sta giocando in difesa in questi playoffs, prima su Randolph, ora sul tedesco – scivola praticamente senza toccare Dirk che è in fase di “roll” dopo il “pick” con Jason Kidd: automatici i 2 liberi del pareggio (essendo a 50/52 nella serie) che portano dritti all’overtime.
Com’era quella del secchio del latte? – Ah sì, straordinario coach Nikolic, me la ricordo. I Thunder pure. +15 e partita praticamente in ghiacciaia. Tutti con la testa a gara 5, sul 2-2. Tranquilli, niente di tutto questo, ci pensa la gioventù di Oklahoma City, e del suo coach, a scalciare il suddetto secchio. A Dallas si può imputare di tutto, nelle ultime stagioni: acquisti senza senso, soldi buttati, la scimmia ancora residente sulle proprie spalle dopo la rimonta subìta nel 2006 dagli Heat in finale. Di certo non l’aver accumulato l’esperienza necessaria, che manca invece sull’altro fronte. Pian piano i Mavs si riavvicinano e come raccontato sopra agguantano l’overtime dove non c’è storia. Il 2-2 viene solo sognato da Westbrook&C. ma come spesso accade un amaro risveglio li mette di fronte alla realtà che recita 3-1 Dallas e il match-point sulla racchetta dei giocatori di Rick Carlisle (che in quanto a “coach’s decisions” ha già vinto la serie nei confronti del rivale Brooks, idem per quel che riguarda il look, se è vero che il buon Scott si presenta a gara 4 con addosso un salmone invece di camicia e cravatta).
Un fenicottero alto 7 piedi – Per i miei dubbi passati (ed attuali) sul tedescone da Wurzburg vi rimando ai precedenti interventi. Se invece vogliamo parlare delle sue qualità, be’ basta che chi s’è perso gli ultimi 2 minuti dei regolamentari e i successivi 5 di supplementare, si vada a rivedere questi momenti decisivi del match. Proprio per l’idea che mi son fatto in queste stagioni su Nowitzki credo che abbia ancor più valore, questa volta, il mio accostamento con il grande del passato spesso paragonato a Dirk: Larry Bird. Come “The Legend”, l’ala dei Mavs si prende le responsabilità offensive (non una novità) quando la palla scotta. Come il 3 volte Campione NBA nei ruggenti anni ’80, anche il tedesco è soggetto alla difesa più agguerrita possibile da parte degli avversari, senza subirla. Come Bird anche il #41 di Dallas trova in un insieme di finte, palla mai ferma, equilibrio precario e rilascio della palla come è scritto sul libro del gioco, le migliori conclusioni possibili (e impossibili) a canestro. Al 53′ il referto dice noiosamente 40 punti, e la parte buona del suddetto foglio va per l’ennesima volta nelle mani dei Mavericks. La serie è chiusa, e se fosse una finale, Nowitzki ne sarebbe l’MVP incontrastato.
Andrea Pontremoli