Venezia – C’era chi la considerava la vittima sacrificale, anzi, c’era chi proprio non la considerava una squadra che poteva e doveva competere nel massimo campionato. Addirittura alcuni si sono spinti sino ad investirla come la principale responsabile, non vittima, della lunga querelle legale avvenuta quest’estate. Insomma, il ritorno in serie A della Umana Reyer Venezia non è certo stato accolto con entusiasmo. Eppure oggi siamo a commentare la quarta vittoria consecutiva della squadra lagunare, che ormai non è più la sorpresa di questo torneo.
Secondo le parole di coach Mazzon, rilasciate nelle interviste estive, la squadra era stata assemblata per affrontare la Legadue. A quel roster sono stati aggiunti i soli Szewczyk e Bowers. Scelta coraggiosa, che ha permesso al gruppo che ha lavorato tutta l’estate, di poter confrontarsi con l’olimpo del basket italiano. Il coraggio della società è stato ampliamente ripagato, da un inizio stagione che ha messo in luce la forza dell’intero gruppo, interamente proteso al raggiungimento dello stesso obiettivo. Difficilmente si ha l’occasione di vedere giocatori dell’esperienza di Allegretti accettare la panchina per quattro gare, e una volta chiamati in campo fare la differenza come è successo contro Teramo.
Nessuno poteva immaginare che gli orogranta giocassero come se fossero una squadra paesana di serie D, che non avendo grandi possibilità tecniche basasse tutto sul cuore, sulla grinta e sul gruppo. Se a tutto ciò si abbina il fatto che Venezia il tasso tecnico lo possiede in abbondanza (Young, Slay, Szewczyk e Bowers sono giocatori di prima fascia), il mix diventa spaventosamente efficace. Ne sa qualcosa Biella, vittima mai doma, nell’ultima uscita di campionato.
Quali sono i fattori determinati che sino ad ora hanno fatto la differenza per la squadra veneziana?
Panchina lunga: Non solo coach Mazzon può contare su cambi continui che non sminuiscono mai i valori in campo, ma tutti i giocatori a disposizione possono ricoprire due o tre ruoli.
Assenza di stelle designate: In ogni uscita, il giocatore chiave è cambiato. Ti aspetti la serata di Young e assisti alla prestazione mostruosa di Slay, pensi che l’americano replichi e Clark diventa il giocatore chiave. Non c’è un uomo da marcare in modo particolare, infatti, a seconda delle difese avversarie cambia l’eroe di giornata. In questo modo non si danno punti di riferimenti agli avversari.
Solidità mentale: Perdere le prime due partite dopo il ritorno in serieA, avrebbe potuto distruggere lo spirito della squadra. Invece, il gruppo ha saputo reagire. Come ha saputo reagire contro Biella, che ha portato gli orogranata al supplementare recuperando 11 punti di scarto.
Presenza di un leader carismatico: Anche se non c’è un leader in campo, un punto di riferimento vero è proprio per la squadra c’è: Alvin Young. Il giocatore americano mette tutta la sua esperienza al servizio dei compagni. Difficilmente forza un tiro, non gioca per fare canestro, accetta la panchina e se la Reyer è in un momento difficile lui è il faro che si carica sulle spalle i compagni. Alvin è il vero è proprio valore in più di questa squadra.
Coach: Mazzon ha dimostrato di sapere gestire il gruppo, di motivare a dovere tutti, anche chi gioca poco. Inoltre, ha il grande merito di saper cambiare in corsa il registro del proprio gioco.
Venezia è una delle squadre che ha più impressionato in questo avvio di stagione. Il proseguo del campionato ci rivelerà se al bell’inizio corrisponderà un’altrettanto buon proseguimento, o se questi fuochi iniziali riameranno solo una chimera sportiva. Ciò non toglie che il progetto Reyer sembra ben avviato e destinato, alla lunga, a dare delle grosse soddisfazioni alla città dei dogi.
(foto tratta da reyer.it)
Francesco Codato