David, preferisci giostrare in posizione di guardia o di ala?
“E’ lo stesso, dove c’è bisogno, dove è meglio per la squadra”.
Ti pesa l’eredità di Wafer?
“Certamente non sono al livello del talento di Wafer; sono me stesso, gioco un basket di energia e di pressione. Non posso garantire di mettere a segno venti punti ogni partita, ma posso certamente garantire di mettermi al servizio della squadra; e se, nel corso della gara, la squadra ha bisogno di venti punti, io cerco di realizzarli”.
Con quali motivazioni arrivi a Cremona?
“Certamente per dimostrare gradualmente le mie prerogative”.
Passi dall’Eurolega all’ultima posizione in classifica.
“Sono due differenti programmi di lavoro: l’uno per giocare due volte a settimana, l’altro per giocare una sola volta. Quella di Cantù è stata comunque, per me, un’esperienza formativa”.
Però giocavi poco.
“Il mio ruolo era coperto da parecchi giocatori; in alcune occasioni ho anche dimostrato di poter far bene. Ora, però, la società canturina è alla ricerca di un lungo”.
Nel corso dell’estate eri uno dei giocatori “non draftati” migliori in circolazione: perché non hai scelto di tentare l’avventura in NBA?
“Ci ho pensato, ma avrei corso il rischio di giocare poco”.
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