REGGIO EMILIA – Non propriamente un Picasso. Non propriamente una bella partita, e non esattamente la vittoria più esaltante di questa Trenkwalder. La Morpho Piacenza scende in via Guasco per il matinèe di Legadue con la consapevolezza di potersela giocare, di poter impensierire la capolista e con la rabbia sportiva di chi veniva da qualche incidente di percorso di troppo nell’ultimo periodo. Ed infatti la squadra di coach Corbani gioca la sua gara, fatta di manovre rapide e tanti possessi, con Anderson e Harrison liberi di inventare, nonostante un Voskuil nullo (0/9 dall’arco al quarantesimo).
Reggio arranca, tira male, attacca altrettanto e difende peggio, rincorre per 36 minuti di gara poi, complice anche un vistoso calo fisico dei piacentini, graffia la gara in modo decisivo, con ritrovata intensità offensiva. Fino alla doppietta ai liberi di Robinson, che sanciscono il primo vantaggio biancorosso a 3’35’’ dal termine, la formazione di coach Menetti aveva davvero faticato a dismisura, affondando anche al -10 in un paio di occasioni e senza mai dare la reale percezione di potersela giocare. Da li in poi la mente dei padroni di casa è come rinata. Piacenza, di contro, che aveva speso una marea di energie, non è stata più in grado di punire i comunque numerosi errori reggiani. La tripla di un Filloy croce e delizia dei suoi, dava in via al break decisivo, sul 71-66. Taylor completava l’opera con 4 punti di fila, 77-70 per la Trenkwalder.
RITMI BLANDI. Che le 12.00 non fosse l’orario preferito ne dei giocatori ne, concedetecelo, dei tifosi, si è capito immediatamente. I ritmi sono da scampagnata: Piacenza ha il merito di trovare il bersaglio con più costanza, mentre Reggio “sparacchia” sia con Filloy che con Taylor. La Morpho si concentra su conclusioni perimetrali ed individuali, soprattutto di Anderson, il cui atletismo mette in crisi Chiacig e Cervi (sottotono rispetto alle ultime apparizioni). Ed infatti il tabellone parla chiaro: 13-23 per gli ospiti, in quello che, dal punto di vista reggiano, è parso più un riscaldamento d’una giornata di mezza estate che un quarto di una gara di campionato. Non ingrana la reggiana, non ingrana ma prova a rifarsi sotto. Robinson e Taylor suonano la carica e, grazie anche una tripla di Pini si riporta in parità, 27-27. Ma la difesa, quella vera, è un’altra cosa ed il fatto che gli uomini di Menetti non riescano ad adeguarsi a tagli e semplici pick&roll della formazione piacentina ne è il chiaro esempio. Il quarto è fatto di strattoni. La Morpho scappa e Reggio la insegue, raggiungendola proprio al termine del primo tempo con sprazzi di buona intensità difensiva.
MEZZOGIORNO D’INFERNO. Se vi aspettavate, come molti dei tifosi accorsi al PalaBigi, che i padroni di casa si svegliassero beh, vi sbagliate di grosso: dagli spogliatoi esce Piacenza, ma non la Trenkwlader, sommersa dalle giocate di un ottimo Simoncelli, che in contumacia Passera giganteggia in regia ed offensivamente e dalla propria incapacità di imbastire azioni offensive degne di questo nome. Gli ospiti volano via, grazie ad un antisportivo eccessivamente fiscale fischiato a Donell Taylor ed alle giocate di Anderson. Al 25’ Piacenza è avanti di 10 e nessuno ha l’impressione che la Trenkwalder ammirata fino a quel momento possa, anche lontanamente, ribaltare la situazione. Ma questa squadra ha sette vite, o forse di più: Filloy, fino a quel momento lontano parente del solito giocatore, inizia a crivellare la retina ospite dalla distanza e da sotto. Robinson, che la difesa ospite non riesce a contenere quando decide di attivare le quattro ruote motrici, penetra a ripetizione tra le maglie ospiti. Rimonta la reggiana, rimonta ed ha più volte la palla del sorpasso, grazie ad un Ruini nuovamente grande protagonista e con un rinato Taylor. Piacenza inizia ad accusare la fatica, ed offensivamente pare appannata. Sembra un brutto sogno l’inizio di quarto parziale, dove prima Taylor poi Slanina, hanno in mano i palloni del sorpasso ma che sprecano malamente. Ci si risveglia a poco meno di 3 minuti da quest’incubo, ma la storia l’abbiamo già raccontata.
Una rincorsa estenuante, una gara che se Piacenza fosse riuscita a vincere non avrebbe dato adito a scandali e recriminazioni, anzi, per quanto visto in campo, la squadra di Corbani meritava i due punti. Ma la Trenkwalder ha sette vite. Sette vite ed un serbatoio di energie inesauribili, che permette di trarre forza e carburante quando sembra non averne più. Di livello assoluto il secondo tempo di Demian Filloy, abulico ed impreciso nei primi venti minuti di gara, così come la conferma di Fabio Ruini, anche oggi mortifero dai 6.75. Gli ospiti possono, come detto, certamente recriminare sulla sconfitta, che probabilmente non sarebbe stata tale con un Voskuil leggermente sopra il “par” e non da -3 di valutazione con zero triple a referto.
Il più classico dei punticini rubacchiati e messi in saccoccia per la capolista, che si ha giocato un finale di gara di grandissima personalità e di altissimo spessore mentale, ma che dovrà ritrovare immediatamente lucidità e cattiveria agonistica consoni per poter affrontare un girone di ritorno che si prospetta ad alta difficoltà.
Trenkwalder Reggio Emilia – Morpho Basket Piacenza: 77-70
Dagli spogliatoi
Max Menetti: “Abbiamo abbandonato il fioretto e, per una volta, abbiamo usato la sciabola. Dobbiamo imparare a farlo più spesso perchè il girone di ritorno ci metterà davanti spesso questo tipo di partite. Il parziale di 10 punti nel primo parziale ci ha condizionato, è inubbio, ma siamo stati bravi a non disunirci, dobbiamo trarre una importante lezione da questa gara, siamo rimasti li con la testa. Nel finale siamo stati bravi a giocare semplice, cercando canestri facili. Ci aspettano dure battaglie, con squadre che, per un motivo o per l’altro arrivano da momenti difficili e dastravolgimenti”
Fabio Corbani ” E’ stata una bella gara, giocare a Reggio Emila è sempre molto bello. Noi siamo stati bravi per 35 minuti poi non abbiamo segnato quando occorreva segnarli, ovvero negli ultimi 5 minuti, la Trenkwalder si. Se avessimo vinto non avremmo rubato nulla. Abbiamo difeso bene prendendo buoni tiri, da dentro e da fuori. Voskuil non aveva mai tirato cosi male, ma ha sopperito Simoncelli. Peccato.”
Progressione: 13-23; 40-42; 57-59; 77-70
Parziali: 13-23; 27-19; 17-17; 20-11
MVP – Fabio Ruini: Riparte da dove aveva terminato, ovvero dalla precisione mortifera dall’arco e dalla solidità delle sue prestazioni. Quando è chiamato in causa fa quello che gli viene chiesto, ovvero cambiare ritmo e colpire quando ve ne l’opportunità. Chiude con 11 punti e con un mostruoso +23 di plus/minus.
WVP – Roberto Chiacig e Alan Voskuil: il totem biancorosso sta vivendo un momento difficilissimo, complice anche l’esplosione di Riccardo Cervi (che comunque, offensivamente, non è ancora in grado di incidere come il centro di Cividale del Friuli), che gli toglie minuti. Ma quando chiamato in causa non approfitta della sua esperienza. Clienti come Anderson sono di difficile gestione, ma le prestazioni sono di basso livello da molte gare. Il cecchino danese sparacchia a salve e non entra mai in gara. Se non si accende con le triple da l’impressione di uscire mentalmente dalla gara, mentre sarebbe in grado di rendersi utile in molti altri modi.
Alessandro Caraffi