Cosa si può scrivere di una partita della quale nemmeno è stata fatta la telecronaca se non forse nei primi 5 minuti di gioco? Questo a spiegare l’inesistenza di competizione, nella notte, tra Boston e Portland, finita tanto a poco (il 104-86 finale non rende nemmeno vagamente l’idea dell’andamento della gara), con i Celtics che nel terzo quarto si ritrovano addirittura avanti di 43 punti!!!
Nel nulla Aldridge ne mette 22, per il resto Trail Blazers non pervenuti. Un’altra stagione interlocutoria, che per fortuna finirà in fretta, con l’ennesimo dubbio: e adesso che facciamo? Scelte sfortunate al draft mai apparse in campo nel vero senso della parola (Oden), ritiri anticipati di quelle che dovevano essere le pietre angolari della franchigia (Roy). Può bastare? No. Una situazione attuale in cui Coach McMillan (che a fine gara commenterà con un secco:”That’s unprofessional approach. There was no basketball played out there tonight” che non necessita di traduzione) non sa nemmeno se ha la fiducia della “dirigenza” o se può già pensare alla prossima panchina, fregandosene a un certo punto di una squadra che rispetto alla media ha talento da vendere e potenzialmente un futuro, ma che in campo è capace anche di figuracce come quella al TD Garden. Incommentabili!
To trade or not to trade? – A proposito di dubbi: questo è il dilemma, “amletico” se ce n’è uno, di Ainge e Rivers. Chiaro, pensassero anche loro lo stesso che pensano in molti, rispondendo alla domanda “Vorresti mai ricostruire intorno a Rondo?”, cioè MAI, il dubbio verrebbe leggermente meno. Ma ancor prima, immagino che il quesito fondamentale sia se in questa short season i Celtics – tutt’ora ampiamente nelle mani dei Big Three (diffidare da imitazioni Made in Florida, please) – pensano di poter puntare davvero al titolo. Se la risposta è (stavolta) sì, allora deve arrivare qualcuno che davvero migliori la squadra, più di quello che Rajon Rondo ha dimostrato di poter fare. Se invece il pollice rimane in giù, come madre natura consiglierebbe, dovrebbero venir meno anche i “remakes shakespeariani” di GM e coach biancoverde. Proviamo a far chiarezza.
Rondo parte – Ok prima ipotesi: valige in mano, “thanks for the memories” e un biglietto di sola andata per…il New Jersey? Questa non sarebbe male. D-Williams che nella palude maledice ogni responsabile (cioè se stesso) della cacciata da Utah, va ai Celtics dove porta un po’ più di… raziocinio, un tiro certamente più affidabile di quello di Rondo e magari gioca l’ultimo quarto come c’è scritto nel libro sacro, che Rajon non deve aver mai letto, preferendogli l’improvvisazione totale dell’impreparato che a scuola si arrampica sugli specchi più scivolosi per inventarsi due risposte da dare alla Prof, magari riuscendoci anche! Dice: ma ai Nets, futura attrazione principale di Brooklyn, non deve arrivare Dwight Howard? Ecco lì le cose si complicherebbero quel tanto che basta per lasciare Rondo in maglia biancoverde, perchè a quel punto di concrete soluzioni alternative ne vediamo assai poche, per non dire zero!
Rondo resta – Qui ci si troverebbe di fronte ad un ennesimo bivio: resta fino alla fine della stagione e poi (improbabile a quel punto) saluta anche lui al pari di Allen e Garnett, col solo Pierce a fare da balia ai futuri Celtics, visto che finchè si allaccerà le scarpe in uno spogliatoio NBA lo farà per Boston? Oppure resta per diventare, appunto, il nuovo riferimento, in campo e non, dei 17 volte campioni? Per come la vedo io, che sono vecchio come quella famosa scuola ormai chiusa se non addirittura demolita, o hai un sistema alla Triangolo, per capirsi, o uno dietro che ti metta ordine, che decida quando spingere e quando controllare, anche con le caratteristiche di una point-guard moderna per carità (nessuno aspetta il nuovo Cousy) tipo un Parker, un Westbrook, un Rose, o non vai lontanuccio, anche ad est dove la scalata non sembra impossibile, forse anche fino alla finale di conference. Però in giro di queste point-guards non ce ne sono, se non quelle citate (lasciamo perdere Paul ormai accasatosi ai Clippers, un treno passato che i Celtics in dicembre provarono a prendere senza riuscirci) e quindi il finale sarà scontato, con Rajon ancor più libero (senza i tre grandi vecchi) di fare e disfare, di giocare in spaziature che solo lui capisce, di confezionare triple-doppie come il suo talento sicuramente gli permette di fare, sperando che con considerevole spazio sotto al cap Ainge in tempi brevi possa affiancargli nuovamente dei Campioni con obbligatoria C maiuscola.
Andrea Pontremoli