ROMA – E’ terminata la Regular Season, a giorni fuoco alle polveri dei Playoffs.
Cosa ci ha detto questo campionato? Molti temi in chiaro ed in scuro come una Montepaschi meno straripante del solito, con evidenti problemi irrisolti e perciò meno dominante del solito; una Milano partita per spaccare il mondo, frenata da qualche errore da troppo nella fase cruciale delle Top 16 per poi strappare in extremis il tanto, agognato, secondo posto ad una Bennet Cantù troppo, troppo distratta dalla partecipazione all’Euroleague dopo diversi anni da poter esprimere il potenziale assemblato in tutta la sua reale potenza.
Ma non vogliamo fare la lista dei buoni e dei cattivi, desideriamo invece focalizzarci solo su alcuni aspetti, quelli che per noi sono stati quelli positivi e quelli negativi in questa stagione regolare, senza avere la pretesa di sputare sentenze ma cercando di raccontarli per come li abbiamo visti e percepiti, semplicemente ma con schiettezza. Iniziamo da quelli positivi.
Banco di Sardegna
E’ senza dubbio la più bella sorpresa di questo campionato. La ricetta è semplice: prendere un allenatore di valore ma neanche tra i più celebrati, amalgamare con due yankees cugini terribilmente efficaci e concreti, mischiare con l’atletismo di altri due colored made in USA e condire con un parco di giocatori italiani comprimari ma diligenti e volenterosi al punto di risultare a turno determinanti, servire caldo come la passione di un pubblico unico in Italia. Semplice, vero ? Eppure alzi la mano chi avrebbe scommesso sul quarto posto finale della ex-matricola terribile sarda che in due anni di Lega A ha conquistato, con pieno merito, un posto al sole nel gotha del nostro basket, imponendo un basket pulito, lineare, che ha stupito tutti conquistando consensi giorno dopo giorno. I nomi li conosciamo, un plauso particolare va a Travis Diener (41,3% da 3), il quale, una volta sistemate le proprie magagne fisiche, ha dato spettacolo dimostrando ancora una volta che messo nel proprio roster un playmaker con la “P” maiuscola, anche senza un vero centro si fanno pentole e coperchi insieme. Il cugino Drake chiude al quarto posto nella classifica dei migliori marcatori della Lega (16,7 p.ti/gara), ed infine menzione speciale per il duo Easley-Hosley che ha dato vigore, energia e carattere ad una squadra che però dovrà reggere l’urto dello sforzo fisico che i Playoffs impongono. Ma l’impresa resta, 20 vittorie e 12 sconfitte per un’annata da incorniciare e per dimostrare che servono le idee e qualche soldino, non il contrario.
Scavolini Siviglia Pesaro
Una piazza storica si riaffaccia nei quartieri alti del campionato e lo fa sfoggiando un campionato romanzesco, quasi da castigo, redenzione e riscatto. Partenza da mani nei capelli inframezzato dalla gemma del Pala Estra senese violato, minacce vili ed indegne nei confronti di Luca Dalmonte e dirigenza per poi infilare una striscia positiva con il duo White-Hickmann (rispettivamente terzo e quinto miglior marcatore della Lega), a portarsi appresso il resto della squadra per scalare la graduatoria, un cammino degno di una squadra di rango ridando dignità a giocatori ancora inespressi come Lydeka e Cusin. miglior stoppatore del Torneo con 1,5 a gara di media. L’unica nota incompiuta viene da Hackett, a volte straripante, a volte raccapricciante che ha avuto nella chioccia Jumaine Jones un aiuto corposo per trovare ritmi e testa adatta a prestazioni che dovranno essere più normali, su cadenze medio-alte, adatte alle sue capacità. E’ la vera mina vagante dei Playoffs anche se lo scoglio Cantù non sarà facile da superare.
Umana Reyer Venezia
Sesto posto in classifica, altra piacevole sorpresa dalla Laguna per un’altra società storica del nostro basket al rientro in Lega A dopo tanto tempo. Più che dalla Laguna diremmo da Treviso, costretta a giocare lontano dallo storico Arsenale tutta la stagione casalinga ma seguita da un grande pubblico al seguito, una risposta a chi si lamenta di non avere una propria casa a disposizione ove potersi allenare e giocare, creando uno spirito d’appartenenza (leggasi alla voce Virtus Roma). Un mix assemblato da Andrea Mazzon con sagacia ed intelligenza dove il trio Clark-Szewczyk-Young (ottimo il 61,1% del polacco da due, il quinto nella speciale graduatoria), ha scandito intensità e ritmo, potenza ed agilità assieme. Una partenza lenta anche per i veneziani che però, dopo la bella e caparbia vittoria al supplementare a Biella, si convincevano sempre più della propria forza e del proprio valore. Oltre al già citato trio, un elogio a Tim Bowers, di nuovo il giocatore ammirato a Caserta due anni fa mentre Tamar Slay è andato a corrente alternata. Ma la vera sorpresa del roster è stato il contributo della pattuglia tricolore con Meini, Rosselli e Fantoni, anche Allegretti seppur in modo incostante ha dato il suo contribuito per quasi dei neofiti della Lega A che han saputo corroborare ed innervare la squadra in maniera decisa, a volte mancando in qualche trasferta di troppo dove la Reyer è apparsa a volte in bambola contro troppi avversari. Ma i Playoffs sono sempre un bell’andare anche se ci si scontra contro la corazzata milanese, saranno sfide appassionanti con la speranza di fare comunque bene.
ACEA Virtus Roma
Come iniziare al “meglio” il capitolo delle cose negative di questo campionato se non con la Virtus Roma?
Delusione maxima, campionato peggiore di quello già semi-orribile dell’anno scorso disputato con un roster approdato addirittura alle Top 16 d’Eurolega 2010-11. Si è riusciti a fare di peggio quest’anno con un monte ingaggio tra il quinto ed il sesto della Lega ma, siccome al peggio non c’è mai fine, ora si parla addirittura di scomparsa della squadra e quindi anche di vendita del titolo sportivo, come abbiamo testimoniato fisicamente la settimana scorsa. Nubi dense e scure all’orizzonte per la Virtus Roma che doveva riportare il pubblico a sè nel palazzetto di viale Tiziano, edificato nell’anno del Signore 1959 in previsione dell’Olimpiade di Roma ’60 (su questo tema siamo concordi e solidali con Claudio Toti), ed in condivisione con il volley ma che non c’è riuscita. Un tonfo rumoroso per i valori tecnici potenzialmente esprimibili ma, quello che ha veramente dato una pessima visione d’assieme, è stata la gestione poco avveduta del rapporto tra dirigenza e staff tecnico. Bene Lardo, male Lardo. Bene Dasic a settembre, giocatore che aveva manifestato l’intenzione di andar via in estate, Dasic mela marcia a novembre ed epurato sostituito da una ex-grande gloria come Kakiouzis, una sola grande gara contro Venezia in casa e dopo il nulla. Dedovic venduto a gennaio in Spagna, poi non più, infine sì in Turchia quando si sarebbe dovuto mandare giù il rospo per raggiungere i Playoffs a qualsiasi costo. Infine via Tucker alla vigilia della trasferta di Caserta, anzi no, Tucker resta con il risultato che l’ala americana da quel momento ha letteralmente smesso di giocare di squadra per mettere a posto le sue statistiche, in evidente necessità di mettersi in mostra per cercare altri ingaggi in futuro. Insomma, una gestione a dir poco avventata, fatta di grossolani errori come se tutto quanto accaduto in passato non avesse insegnato nulla. Logico che poi finisse così.
Lega A e dirette televisive
Doveva essere l’anno in cui il basket italiano avrebbe goduto di un rilancio in termini di ascolti, secondo alcuni, dovuto al passaggio delle immagini in chiaro dopo il presunto oscurantismo generato da 7 anni di gestione SKY. Ed invece le cose non sono andate esattamente in questo modo, o meglio, si sarebbe atteso un qualcosa di più.
Innanzitutto le cifre dello share dicono che la partenza su LA7 è stata semi-fallimentare, al punto che l’emittente in mano al Gruppo Telecom Italia decideva di spostare la gara del sabato pomeriggio su LA7d, ma la domanda è: chi ha avuto l’idea di piazzare una gara del campionato in quell’orario assurdo, e cioè le 16:10 del sabato pomeriggio ?
Vogliamo elencare tutte le attività sportive che si svolgono in Italia nel sabato pomeriggio a quell’ora ? Scopriremo che solo veramente i veri appassionati/ammalati di basket potranno godersi lo spettacolo, quindi la solita minoranza. Era questo il modo per spingere la gente, nuovi potenziali “clienti” a vedere il basket italiano ? No, nel modo più assoluto. Se proprio era indispensabile disputare un anticipo del Torneo al sabato, meglio spostarlo alle 19:00, orario più consono come potenziale share e positivo poi per gli appassionati a preparare al meglio il sabato sera a cena o nei locali.
Il posticipo poi, alle ore 20:30, made in RAI….Altro orario da rivedere. Non era meglio andare con la diretta alle ore 18:15 in contemporanea con le altre sfide, esattamente come fece bene l’anno scorso SKY?
Ma l’aspetto meno esaltante è che questo anno di stagione regolare di nuovo in chiaro dopo i 7 anni di parabola non ha stimolato, e quindi automaticamente generato, alcuna trasmissione d’approfondimento serio sui temi del campionato. Perchè, se molti ancora non lo han capito, di uno sport se ne parla non solo se fai vedere la diretta ma, soprattutto, se vi sono delle trasmissioni nelle quali si commenta, si discute, si analizza quanto visto sul campo.
Cosa è venuto fuori invece ? Quarantacinque minuti su LA7 il venerdì sera ad orari da nottambuli, un prodotto nemmeno malvagio ma pre-confezionato, poco digeribile per chi vede oggi su altri canali analisi, contro-analisi e temi spiegati in modo complesso ma gradevole ed in diretta o quasi (vedasi alla voce Sky e Sportitalia con i loro eccellenti staff, senza ripetere nomi e cognomi). Sulla RAI invece una sorta di commento a caldo nel post-gara del posticipo, un’idea scontata ma buona, peccato che l’esecuzione ed il ritmo stesso del programma sia altamente rivedibile, non parliamo poi della qualità delle immagini, con telecamere dell’ante-guerra del ’15-’18 ma questo della RAI è un vecchio, annoso tema sul quale non ci sentiamo d’intervenire.
Un quadro sconfortante quindi sia sulla scelta degli orari delle gare da mandare in onda, sia sul mancato modo di analizzare in senso compiuto i temi del campionato. L’ennesima occasione persa, il popolo del basket non ringrazia.
Ora parola ai Playoffs con la speranza che qualcosa cambi, anche se ci crediamo poco….
Fabrizio Noto/FRED