Parlare del primo turno di playoffs NBA è quasi facile, perchè le cose successe sono tante: pugni ai vetri, sweep inaspettati, serie schizofreniche e personalità immanenti che si mixano in quella geniale macchina da marketing che è la Stern association.
Non vi dirò quello che è successo (lo sapete tutti) ma quello che c’è dietro alla NBA a livello di informazione, retroscena e curiosità. Una letterina a Babbo Natale di come vorrei fosse il giornalismo e la fruibilità di notizie in Italia. Perchè come dice Blake Griffin: “As soon as the ball goes up, it’s kind of a free for all”.
Ginocchio d’Achille. Derrick Rose, Iman Shumpert e Baron Davis sono nomi stra-sentiti in questo primo turno, con il denominatore comune del ginocchio “andato” con annessa stagione. Non c’è nessun medico che possa prevedere un infortunio del genere o un’eventuale predisposizione ad esso di un organismo. Si stanno vagliando tantissime soluzioni di potenziamento dei
muscoli per scaricare di lavoro il ginocchio, ma l’aumento di massa, ancorchè muscolare su tutto il corpo, previene da una parte, ma genera ulteriore stress dall’altra. L’unico esercizio possibile per potenziare il famoso ACL (anterior cruciate ligament) è correre all’indietro in discesa, perchè stimola molto il movimento e la trazione a cui è sottoposto il legamento durante i cambi di direzione, ma ovviamente i rischi di praticare questo esercizio sono ben altri rispetto allo stress da legamento. Qui c’è un utilissimo video per capire parti e funzionamento del nostro ginocchio, sempre troppo fragile per noi cestisti.
Top of the flops. Ma il detto non era When the going gets tough, the tough get going? Invece questi playoffs sembrano essere caratterizzati dai flopper. Gallinari è diventato un simulatore, Vogel si è beccato una salata multa per aver apostrofato gli Heat come dei Pippo Inzaghi d’oltre oceano, non preoccupandosi di quanta poca conoscenza la gente abbia dei suoi Pacers. La sua squadra è andata in diretta nazionale UNA sola volta in stagione, il 14 marzo nel 111-94 contro i Sixers, alla stessa stregua dei Bobcats…capirete che da terza ad est e, dopo il “travel move” di Duhon in gara 1 di primo turno, un pò ti girano anche…
Ma il miglior flop move del primo turno è sicuramente quello messo in scena da due noti fiorettisti del campo da basket: Reggie Evans e Marc Gasol
Controindicazioni Made in USA
a) Siete tifosi dei Knicks viventi a NYC e speravate che la serie tornasse nella Mela per rivedere i vostri beniamini da vicino? Forse vi conveniva andare a Miami…e non solo perchè gara 6 non ci sarà mai.
E’ uscito un curioso articolo sui vari mercati NBA poco prima di gara 5 tra Knicks e Heat. Se volete vedere i Knicks in un’eventuale gara 6 al Madison alla section 310 row N, il prezzo del biglietto è sui 570 $ (e già qui…). La stessa postazione all’ American Airlines Arena (Section 309, Row 11) costa 118 $. Il volo andata-ritorno NY-Miami dell’American Airlines costa 187 $, il pernottamento all’Holiday Inn Port di Miami viene 169$. Aggiungeteci 30 $ di trasporti vari e il totale fa 504 $. Si, un tifoso Knicks spenderebbe 64$ in meno rispetto a giocare in casa…c’è crisi.
b) I Clippers sono la sesta squadra della storia a vincere una gara 7 in trasferta dopo esser stata avanti 3-1. I 72 punti subiti sono la seconda miglior prestazione ogni epoca, ma quello che spaventa è la bench mob (i cosiddetti panchinari). Battono gli avversari per 41-11 con tutti gli effettivi dal plus-minus positivo. In una squadra con Paul, Griffin e Butler è perlomeno difficile aspettarselo.
c) Può una squadra che in gara 6 è riuscita a tirare sotto il 40%, prendendo 23 rimbalzi in meno degli avversari, a vincere una serie? Si e si chiama Philadelphia 76ers. In tre delle quattro vittorie la squadra di Collins ha tirato con meno del 40% dal campo, mentre durante la decisiva gara 6 ha vinto grazie ad un 2-2 di un giocatore (Iguodala) che in stagione ha tirato con il 45% i liberi nel crunch time. La quinta squadra nella storia dei playoffs a far fuori una top seed con la numero 8, ma è vero che oltre allo splendido atteggiamento dei Sixers, un pò di buona sorte c’è stata.
Better unit. Tutti parlano dei big three di OKC, quelli di San Antonio, dell’infortunio di Rose e della coppia LBJ-Wade, ma la splendida capacità di tenere le statistiche degli statunitensi ha calcolato quali sono in questa stagione i quintetti che hanno prodotto di più e meglio tra Regular Season e primo turno di playoffs (duplicando il fattore di rendimento nelle partite di post season).
And the winner is: San Antonio Spurs con Parker, Green, Leonard, Diaw e Duncan (sì, non c’è Ginobili).
Secondi i Jazz con Harris, Hayward, Millsap, Favors e Jefferson.
Terzi i Bulls con Watson, Hamilton, Deng, Gibson, Asik (sì, non ci sono nè Boozer, nè Rose).
Vero che ci sono le grandi bugie, le piccole bugie e le statistiche, ma questo rating fornisce interessanti spunti sugli effettivi rendimenti dei giocatori.
A**hole Kobe. Interrogato sulla bontà della difesa di Gallinari montata su di lui, Kobe ha pensato ad uno scherzo, rispondendo in modo quasi sprezzante alla domanda. Ma il vero siparietto si è verificato più tardi ed è uscito grazie all’immarcescibile JA Adande che in Behind the Horn (video sotto) ha spiegato il retroscena. In sostanza Bill Plaschke, dell’ LA Times, avrebbe apostrofato Kobe, mentre se ne stava andando, come un asshole (lascio a voi la traduzione). Kobe girandosi ha chiesto se si stesse riferendo a lui, rispondendo pan per focaccia tramite un altro giornalista, innescando un giro di assholes incredibile che ha coinvolto anche il povero JA.
La storia raccontata in prima persona da Adande è priceless e vi consiglio di ascoltarla:
http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=LcuG5BQaMZk
Per tornare al basket, Kobe si troverà di fronte Durant nel secondo turno di playoffs. Questa è la coppia che ha tirato di più negli ultimi minuti dei match a un possesso di distanza con ben 54 Spalding gettati verso il canestro. Quello che suona strano è che in situazioni di pareggio o rincorsa di 3 o meno punti nei 30″ finali, il fatturato in coppia è di un misero 10-36 e un assist. Nell’ideale popolare sono due dei migliori closer del gioco, ma ciò dimostra che in situazione di isolamento da 7-8 metri, anche loro sono relativamente efficaci. Il tutto cambia, ad esempio, quando Durant parte lontano dalla palla e viene innescato in movimento, oppure quando Kobe gioca a due o cavalca Bynum, che vanta un 10-13 dal campo negli ultimi 2 minuti delle partite tirate. Come prima, le stats non dicono tutto ma…
Voglio chiudere questo con un altro viaggio, a ritroso, all’interno di questo commercial dell’NBA che è apparso poco prima dell’inizio della stagione.
Un video d’ incredibile sentimento e passione che ha commosso gran parte degli appassionati. Quando in Italia ci sarà un video promozionale lontanamente comparabile a questo, io sarò un appassionato felice
http://www.youtube.com/watch?v=exZuVO3PEbM
Buone notti insonni a tutti.
Simone Mazzola