Parte stanotte la grande sfida tra Thunder e Spurs, una Finale di Conference che, se non fosse per questioni geografiche, avrebbe potuto benissimo essere la vera finale della stagione 2011-12. Guardando alla Regular Season affrontata dai due team e vista l’impressionante cavalcata tra primo e secondo turno, risulta davvero difficile pronosticare l’esito finale di una serie tra due squadre sì differenti, ma che sul piano cestistico hanno saputo mostrare una pallacanestro affascinante e soprattutto efficace.
San Antonio si ritrova con grande probabilità ad affrontare l’ultima post-season con i suoi senatori Ginobili e Duncan, che certo non vorranno fallire l’ultima possibilità di mettersi al dito un altro anello nell’era Popovich. Gli Spurs hanno vinto le ultime 18 gare tra stagione e Playoffs: l’ultima sconfitta risale all’11 aprile contro i Lakers (gara da 30 rimbalzi per Bynum), poi un mese e più di sole vittorie che arrecano alla franchigia texana un certo lustro, vista anche l’incredibile facilità con cui in sole 4 gare sia riuscita a chiudere la pratica Clippers. Le star vestite nero-argento giungono tra l’altro sicuramente più fresche di qualsiasi altra squadra rimasta in gioco a Est e ad Ovest, grazie ad un minutaggio che è rimasto relativamente basso fino alla serie contro i losangeleni, dove comunque non sono stati chiesti grandi extra ai titolari. C’è poi da contare un fattore non certo irrilevante come la consapevolezza di poter davvero ambire al titolo, contando che questa è l’ultima chiamata da contender per San Antonio: Duncan ha giocato a livelli altissimi per tutto l’anno, dimostrando che a 36 anni ha ancora voglia di chiudere in bellezza una carriera favolosa, lasciando alle spalle qualche anno mediocre che lo aveva declassato e lo stava lentamente gettando nel dimenticatoio. Ginobili poi, dopo i tanti problemi avuti negli scorsi mesi (tre infortuni tra mano e stiramenti), è tornato da Aprile a buoni livelli, pronto dalla panchina a dare ai suoi compagni punti e rapidità alla manovra offensiva; Parker ha ampiamente vinto il duello contro Chris Paul e persino gregari come Splitter e Gary Neal hanno saputo portare un concreto contributo in questi Playoffs, per non dimenticare la crescita di Danny Green (10 di media nella post-season), che ha avuto un peso considerevole per tutto il campionato. Gli Spurs giocano forse il miglior basket della Lega, usando spesso un pick&roll su cui tantissimi team hanno fatto fatica, e in quanto a gruppo la missione sembra particolarmente chiara: chiudere in bellezza l’epoca Spurs-Lakers del post Jordan. In mezzo, però, dei Thunder imprevedibili, che tutto vogliono fuorchè lasciare vita facile ai propri avversari.
D’altro canto Oklahoma City ha dovuto invece sudarsi il passaggio del turno alle Semifinals, trovando dei caparbi Lakers sì inferiori, ma capaci anche di mettere più volte alle strette il team di coach Brooks. Fatica però, già certamente ammortizzata dal lungo riposo avuto in questi giorni, senza contare il potenziale atletico e grintoso che i Thunder hanno sempre messo in campo da almeno due stagioni: solidità difensiva (Mavs e LAL lasciati sempre sotto i 100), talento dei propri starters e un James Harden miglior sesto uomo dell’anno sono punti fermi che sulla carta confermerebbero il teorico equilibrio tra i due team. Durant in primis sarà la spina nel fianco per la tattica di Popovich che non sembra avere l’uomo giusto per poter evitare i facili trentelli del #35: Leonard e Jackson sembrano infatti poco preparati nel contenere con successo KD e anche le chances di aiuto nel pitturato potrebbero essere limitate dalla fisicità di Ibaka e Perkins, ad ora ben più decisivi dell’unico vero centro Spurs Boris Diaw. Parità invece nel match-up Westbrook-Parker, ma non bisogna dimenticare che i Thunder potranno sfruttare Sefolosha, impeccabile nel lavoro di marcatura su Bryant e jolly irrinunciabile nella chimica di squadra. Trovare la pecca insomma sembra piuttosto difficile ma, dati alla mano, Oklahoma soffre molto con le second-units in campo, mentre San Antonio ha il pregio di non scomporsi: dietro ad Harden in effetti Oklahoma offre ben pochi giocatori capaci di grandi risultati (occhio comunque alla difesa di Collison) e se Bonner dovesse ritornare il Bonner di Regular Season saranno grandi problemi, persino per un team che offre sempre rosee speranze ai propri tifosi. A Durant & co. saranno quindi chiesti grandi straordinari, ma vista l’esponenziale crescita di questi anni è lecito attendersi una sfida all’ultimo colpo, dove tanto dirà l’area piccola.
Alle Finals poi, il più lo farà la resistenza Celtics sugli Heat nella Eastern Conference Finals.
Pronostico: Spurs in 7
Michele Di Terlizzi