6 minuti e 50″ dal suono della sirena dell’ultimo quarto, gli Heat sono avanti sui Celtics di quattro punti dopo un match fino a quel momento serratissimo e molto equilibrato, disputato interamente punto a punto. Da quel momento i Big Three di Miami cominciano il loro dominio finale, con ben 15 punti siglati da Bosh, James e Wade (il totale degli Heat in quei 6 minuti), gli unici a muovere la retina per gli Heat nell’ultimo quarto. Non è quindi bastata la spettacolare tripla doppia di Rondo da 22 punti, 14 assist e 10 rimbalzi (che raggiunge Larry Bird per triple doppie nei Playoffs), vanificata dalla grande prove dei Big 3 e di James in particolare (31 punti con 12 rimbalzi), che malgrado le numerose critiche non ha steccato nella partita più importante.
E’ lotta serrata tra le squadre nei primi 3 quarti, equilibratissimi e con un Chris Bosh finalmente in forma (autore di 19 punti) che non è però partito in quintetto neanche in questa occasione. Boston si presenta forse più agguerrita di quanto gli Heat potessero immaginare, malgrado la pessima prova della panchina della squadra allenata da Doc Rivers, che confezionerà nel finale solamente 2 punti. Anche Pietrus, dopo aver fatto vedere molte cose buone in gara 5, ha steccato clamorosamente questi ultimi due match, terminando gara 7 senza neanche un punto siglato. Dopo un grande inizio anche il capitano Paul Pierce non si è più ripetuto a quei ritmi (siglerà solo 6 punti nel secondo tempo, chiudendo con 19 ed un 7/18 dal campo) di gioco; anche Kevin Garnett, siglando 14 punti, è apparso meno incisivo rispetto al resto della postseason.
Nel quarto periodo arriva quindi l’allungo degli Heat, guidato da delle giocate spettacolari dei Big 3, che sigleranno 30 dei punti finali della franchigia della Florida e trascineranno la squadra alla vittoria. Con dei tiri spesso in isolamento e con il marcatore ad una minima distanza, Miami riesce nell’allungo, distaccando definitivamente i Celtics con una tripla della disperazione allo scadere dei 24″ di James ed un gioco da 3 punti di Wade che metterà un tiro in caduta quasi impossibile aiutato dal ferro. Giocare in questo modo con i Thunder, probabilmente non potrà essere sufficiente per ottenere la vittoria, ma almeno nella notte ciò ha fatto la rovina dei Celtics, che potranno rimpiangere fino all’ultimo di non essere riusciti a spuntarla in quella gara 6 che in molti definivano già in anticipo come la festa dei Celtics per il raggiungimento della terza finale in 5 anni.
Negli istanti finali Rajon Rondo – e Garnett – con lo stile di James nell’ultimo match con i Cavs (e guarda caso gli avversari erano proprio i Celtics) lascerà il parquet per dirigersi negli spogliatoi una ventina di secondi prima del suono della sirena finale per sfogare tutta la sua delusione. Seconde Finals NBA consecutive raggiunte dagli Heat, che quindi potranno riprovare ad ottenere “almeno” un titolo (ve lo ricordate il “Non uno, non due, non tre, non quattro…” di James un paio di anni fa?) contro gli ostici Thunder, anche se in molti sono convinti che contro OKC la franchigia di coach Spoelstra (la cui panchina è almeno per ora salva) non riuscirà mai a spuntarla giocando 3 vs 5. Per gli Heat sarebbe forse bastato acquistare un centro durante la sessione di mercato (Nene era un obiettivo abbordabile) per dominare in lungo e in largo la NBA in questa stagione
Federico D’Alessio