Qualcuno di voi si ricorderà quando, dopo gara 7 di finale di Conference del 2001, Allen Iverson disse: “non mi sono mai sentito così bene, alzandomi alle sette della mattina” Beh oggi (per voi ieri, ma con la differenza temporale ve lo dico sta volta e non lo ripeto più) è valso lo stesso anche per me. Non solo perché mi sono svegliato alle sette del mattino, ma anche perché il sonno non è stato dei più rilassati. Al grido di“chissenefrega” parte ufficialmente l’avventura alla volta di OKC.
Il volo trans oceanico sembra quasi un normale Milano-Olbia per andare in vacanza, da quanto poca turbolenza c’è stata e, considerando che nell’altra sortita statunitense si era ballato dell’altra musica, bene così. L’atterraggio sul suolo statunitense al JFK è gagliardo con il cocchiere che va anche di virata alla Tony Parker prima dell’appoggio. Persone già impaurite per nulla, ma d’altra parte arrivava da Milano…
Soliti controlli capillari che ti obbligano anche a startene scalzo per una decina di minuti in attesa delle ispezioni e che prevedono anche dei curiosi guanti in lattice blu che fanno decisamente pensare al peggio.
Una volta immigrato, sei praticamente uno di loro: controlli molto più tranquilli, disponibilità generale di tutte le persone incontrate e poi giro di ricognizione a JFK che rievoca in modo sinistro la mia permanenza di 24 ore filate quando, nel 2008, la tempesta di neve ci aveva bloccato a terra. Posti e angoli scrutati nel vuoto della notte, fanno tornare alla mente quell’esperienza che, bella o brutta, rimane negli annali.
Tergiversato per un po’ nel terminal (uno degli otto tra cui scegliere) è la volta dell’imbarco per Dallas, dove il pilota parte con qualche minuto di ritardo e ne recupera ben 35 in the sky.
Junk food d’ordinanza a Dallas Fort Worth che, a livello di lunghezza, non ha nulla da invidiare ai più grandi aeroporti del mondo, poi l’attesa per il volo che porta finalmente a Durantlandia per acclimatamento con la solita immarcescibile Chiara pescata alla mattina in Italia per il cappuccio e ricongiunta nella notte “middle States” con ben altra faccia e forze.
Domani è giornata di accreditamento. L’NBA ha mandato una mail dettagliata al limite della malattia sugli orario di ritiro accrediti, shootaround, media ability e anche ordine di entrata in sala stampa dopo la partita. Indipendentemente da tutto, questa si chiama organizzazione e cura dei particolari.
Quanto gli allenatori avranno avuto cura dei loro particolari nel preparare la partita lo scopriremo alle ore 21 locali, quando verrà alzata ufficialmente la palla a 2 di queste finali. Fino a quel momento ogni pronostico è ancora lecito.