“We’re good to redeem ourselves.”
Questa la frase più significativa di Lebron James nel post partita di Gara 2 tra Miami Heat e Oklahoma City Thunder.
Kendrick Perkins nella giornata di mezzo tra le due gare ci aveva detto: “They’re good to bounce back” ed effettivamente la prova di Miami, per certi versi, è stata molto similare a quella di Indianapolis quando erano sotto 2-1.
Nel prepartita si avvertiva la solita tensione nello spogliatoio degli Heat, rotta solo da Dopeman di Jay-z non più nelle cuffie Dr.Dre Beats di ogni giocatore, ma bensì amplificata a tutto volume da delle casse di grande potenza. Lebron ha deciso che il pregame sarebbe stato tutto all’insegna del rapper e, come ci ha detto un inserviente degli Heat, quando Lebron decide è legge.
Dall’altra parte il solito Russel Westbrook rilassato e giocoso, fa da contraltare a un Durant sempre più schivo e fugace. Questa volta anche Ibaka e Sefolosha si sono negati alle interviste nella locker room pregame, con i soli Maynor e Jackson a popolarla. Nota di merito a Daequand Cook che è il classico giullare di corte. Lo amano tutti ci scherzano continuamente e, soprattutto, è stato eletto a vittima sacrificale nel “caricone” post allenamento tra gara 1 e gara 2, con Mohammed a dargliele di santa ragione.
Abbiamo avuto modo di apprezzare da vicino il riscaldamento solitario di Durant un’ora prima del match. Ricezioni in post up dal gomito e tiri in sospensione per lui che era sempre più contrariato ogni (pochi) tiro sbagliato. L’impressione è che proprio non sopporti commettere errori sul campo da basket. Mamma Wanda Pratt è stata ospite di Espn la mattina dopo gara 1 e ha invitato il figlio ad essere più aggressivo nel prendersi tiri e responsabilità. Compenso? Se arriva l’anello il polpettone di mamma che è il piatto preferito del piccolo Kevin.
Si è parlato molto del fallo subito da Lebron James sull’ultimo possesso di gara 2 che poteva impattare la partita. Molti columnist sono convinti che il fallo ci fosse e hanno incalzato KD in conferenza stampa su un suo parere. Lo scoring champion ha glissato dicendo: “I miss the shot, man”, anche un po’ spazientito dopo la terza richiesta simile.
L’impressione durante queste finali è che voglia ergere un muro tra sé e il resto del mondo, per rimanere focalizzato solo sulla finale e sulla vittoria del titolo. Tant’è che una volta passato dalla locker room prima di gara 2 è stato anche difficile capire quale fosse il suo gruppo musicale preferito, perché ha biascicato il nome ed è volato via.
Chi in questa gara 2 ha volato è sicuramente Lebron James, che è stato autore di una prova solidissima dopo le (immotivate) critiche di gara 1. Ha aspettato la partita, segnato i canestri importanti e raggiunto la lunetta con incredibile continuità nel finale di partita (12-12). Ovviamente la differenza viene anche dall’apporto di Bosh (7 rimbalzi offensivi) e dall’atteggiamento aggressivo di Wade che, a prescindere dalla quantità di punti segnati, è stato molto più presente e coinvolto nei momenti importanti.
Ora la serie si sposta a Miami per tre partite e i Thunder dovranno rubarne almeno una per tornare in Oklahoma a giocarsi il titolo. Difficile ma, come ha detto Spoelstra nel post partita, “Saranno tutte partite con questa competitività, ogni squadra può andare a vincere sul campo avversario”.
Coach Brooks dovrà seriamente considerare l’ipotesi di accantonare maggiormente Perkins e giocare molti più minuti con Collison o Ibaka da centro e la small ball, perché ogni parziale positivo è arrivato con quel quintetto e ogni inizio negativo, con il doppio lungo.
E’ arrivato il momento del trasferimento a South Beach, e meno male, visto che Oklahoma City è veramente dimenticata dal signore e l’unica attrattiva è la Chesapeake Arena. Un giorno di stop per la nostra rubrica, ci risentiremo dalla Florida per il pregame del terzo atto della serie.
Stay Tuned.
Simone Mazzola