La partita decisiva della serie ha riservato qualche piccolo ribaltone della vigilia con Ibaka che ha dichiarato l’impossibilità di James di marcare man to man per 48 minuti Durant. La risposta di James è stata piccata con un “he’s stupid” e il tutto ha messo ancor più pepe ad una gara già decisiva di per sé.
Brooks ha provato a stemperare spiegando che nessuno, nè loro con James, nè gli Heat con Durant, possono pensare di limitarli uno contro uno, ma solo con una difesa di squadra. Il tentativo è stato più doveroso che sentito, sta di fatto che la querelle ha creato domande e interviste a Serge nel prepartita.
Nello spogliatoio dei Thunder c’era molto silenzio, Harden sempre assente, mentre Durant e Westbrook disponibili solo per fugaci dichiarazioni. Nella reggia dei Miami Heat i soliti bigliettini e suppellettili che abbiamo trovato in giro. Sulla sedia di Wade una fotografia di gara 3:
“Abbiamo tirato 5-31 da fuori dal pitturato e 6-34 da 5 o più metri. Wade, Bosh e James hanno segnato 3-22 di questi. OKC è in difficoltà se non è riuscita a batterci con queste percentuali.”
L’altro bigliettino presente su tutte le sedie è stato: “talent is god-given: be humble; fame is man-given: be thankful; conceit is self-given: be careful”.
La vestizione di Lebron è stata sempre l’attrattiva più seguita dai media, ma anche lui questa sera era molto meno giocoso e protagonista, forse conscio dell’altissima posta in palio.
L’inizio dei Thunder è assolutamente devastante con un linguaggio del corpo convinto sin da subito. Westbrook entra nei giochi correndo alla massima velocità. Attacco fluido e difesa che sfida le debolezze avversarie nel tiro da fuori. Si arriva sino al +17 dove i Thunder si sciolgono non tanto per la loro inesperienza, quanto per un inaccettabile parziale di 16-0 a cavallo tra primo e secondo quarto propiziato da Norris Cole, dopo che Chalmers aveva commesso ogni tipo di nefandezza.
L’ennesimo messaggio nello spogliatoio degli Heat diceva: “no reserve, no retreat, no regret” e Mario Chalmers, nonostante un primo quarto orripilante, ha poi deciso la partita con 25 punti, tutti nei momenti più importanti del match. “Sapevo che con Durant sulle mie piste avrei avuto più sguardi aperti a canestro. L’ho visto come una mancanza di rispetto” ha detto dopo la partita.
Lui ha messo tutti quei punti che James Harden non è mai riuscito a dare in questa serie. Il suo 2-10 di questa sera con il layup per il sorpasso sbagliato in solitudine, è una delle maggiori cause del 1-3.
Durant nel quarto periodo è stato inesistente, accontentandosi delle solite ricezioni in post alto stanziali che, contro Lebron e i continui cambi, hanno solo fermato l’attacco. Quando l’attacco è fermo, Westbrook è il deputato a pagare la cauzione e, se i Thunder hanno avuto possibilità di vincere sino alla fine, lo devono ai suoi 43 punti tutti frutto del suo talento e dei suoi attributi. “Non conta nulla. Ho cercato di essere aggressivo in attacco, ma non siamo usciti con la vittoria ugualmente”.
Ma è stato un one-man show e i Thunder, senza l’apporto di tutti, non sono mai stati in grado di vincere partite. “I ragazzi devono rimanere fiduciosi” – ha detto Westbrook- “dobbiamo compattarci per portare a casa la vittoria in gara 5”.
Nel finale si è fatto male Lebron James che, dopo aver messo la tripla del 97-94 da fermo, ha dovuto guardare il finale dalla panchina.
Per lo sport speriamo che James sia informa per giocare gara 5 che è il primo dei tre match point sulla racchetta dei Miami Heat.
Dover tornare ad Oklahoma City per l’assenza del proprio miglior giocatore sul più bello, sarebbe una beffa per i campioni della eastern conference.
I Thunder vogliono crederci fino in fondo, ma l’impressione è che se James sarà in grado di giocare a buon livello, la serie sarà, meritatamente, dei Miami Heat.
Giovedì in gara 5 il Larry O’Brien Trophy sarà all’American Airlines Arena in caso di necessità.
Ah ma è lecito presentarsi in questo modo alla conferenza stampa (ha detto di aver fatto un omaggio a Dwyane Wayne)?
No. Perchè Lebron, incrociando Dwyane, ha detto: “alla luce di questi occhiali, tolgo i miei”.
Simone Mazzola