SIENA – Sei scudetti consecutivi, come Siena nessuno mai; quattro coppe Italia consecutive, di nuovo come Siena nessuno mai; cinque Supercoppe consecutive e, c’è bisogno di dirlo? Come Siena nessuno mai. Questi i freddi numeri che ci parlano di una dittatura, di una dinastia che dal 2007 ad oggi ha monopolizzato il basket nostrano senza trovare nessuno che potesse contrastare una superiorità senza alcun precedente.
Ma da oggi si cambia, Simone Pianigiani saluta la sua città, la città che lo ha visto nascere, crescere e diventare, da semplice allenatore delle squadre giovanili, uno dei più grandi coach d’Europa oltre che selezionatore della Nazionale azzurra e, ad uno ad uno, i pezzi di questo irripetibile mosaico hanno preso e prendono direzioni diverse da quella di Siena. Il meraviglioso gruppo plasmato dal duo Pianigiani-Banchi e diretto mirabilmente da Ferdinando Minucci aveva già salutato il Piccolo Grande Uomo, e cioè quel Terrel McIntyre arrivato a Siena in sordina e diventato il miglior playmaker d’Europa, adesso ci si appresta a salutare tanti, troppi, di quegli uomini che hanno scaldato i cuori dei tifosi senesi in questi anni. Un altro Piccolo Grande Uomo se ne va, ci riferiamo a Bo McCalebb che segue Pianigiani in Turchia, di lui ricorderemo lo sfrenato atletismo, l’immarcabile contropiede, le schiacciate a dispetto di un’altezza “normale”, di lui ricorderemo soprattutto che è stato capace di non far rimpiangere TMac, e ce ne voleva!!!!!!
Lascia Siena un altro grandissimo: Rimantas Kaukenas, un cuore così lo ritroveremo mai? Una tenacia, una professionalità, una serietà, una volontà di ferro per risorgere dopo due terribili incidenti, un giocatore unico per attaccamento alla maglia e per impegno e volontà. Se ne va, dopo il suo secondo ritorno, anche Bootsy Thornton, possiamo dire di lui le stesse identiche cose scritte per il lituano di ferro, del moro in più resterà indelebile il ricordo dei 30 punti segnati nella decisiva gara-3 di finale scudetto del 2004, lui era già a Siena fin da allora, nonostante una mano rotta. E poi se ne va un eroe come David Andersen, e chissà se rivedremo mai a Siena un giocatore con una classe così cristallina, anche lui come Bootsy c’era già nel 2004, poi ha girovagato in America ed in Europa per tornare da protagonista di nuovo in Toscana. Non ci sarà più l’umile Michelori, uomo da battaglia che ha dovuto fronteggiare infortuni in serie, non ci sarà più Aradori arrivato a Siena come promessa e ripartito forse senza una definitiva fioritura e poi, e qui l’emozione ci travolge, molto probabilmente non ci sarà più Shaun Stonerook.
Si ha un bel dire che i giocatori sono dei mercenari, che per loro la squadra rappresenta il lavoro e non l’amore come per i tifosi, ma ci sono giocatori, anzi uomini, che più di altri restano nel cuore di una tifoseria per l’attaccamento alla maglia che hanno dimostrato, per la serietà, l’impegno, perchè hanno attraversato tutti i marosi nei quali la loro squadra si è trovata, perchè al suono finale di ogni sirena sono usciti dal campo sapendo di aver dato il 110%. Il ricciolone non lo vedremo più, non gli canteremo più “un Capitano, c’è solo un Capitano” ma Shaun resterà nell’immagnario collettivo senese, per sempre, “Il Capitano”. A questi uomini i tifosi biancoverdi non diranno mai abbastanza grazie, ci si aggrapperà a chi resta nel segno della continuità, a Banchi che da secondo diventa capo coach, a Ress e Carraretto che, ad oggi, sembrano destinati a rimanere in biancoverde, a Moss che ha già rinnovato e a Lavrinovic che pare sordo alle sirene che per lui suonano da tutta Europa. Coloro che restano avranno il compito di non far rimpiangere chi è partito per altri lidi o ha attaccato le scarpe al chiodo, per gli altri, quelli appunto che non saranno più a Siena, ci sarà per sempre la riconoscenza di una tifoseria che ha visto realizzare i propri sogni e che ha avuto il privilegio di vedere la propria maglia indossata da persone davvero speciali. Grazie dunque a tutti loro e via per una nuova appassionante avventura.
Alessandro Lami