
In piedi (da sx) Mark Randall, Sean Alvarado, Mike Masucci, Marvin Branch, Danny Manning, Chris Piper, Archie Marshall, manager Bill Pope; seduti (da sx) Lincoln Minor, Jeff Gueldner, Milt Newton, Kevin Pritchard, Otis Livingston, Scooter Barry, Keith Harris and Mike Maddox
Non presenti Clint Normore and Marvin Mattox
Nello scorso articolo è stato fatto un accenno ai Kansas del 1988 allenati da Larry Brown e soprannominati “Danny and the Miracles”.
In questo primo articolo che tratta storie di basket college vogliamo parlare di questo magico gruppo.
Ad inizio stagione i Jayhawks erano solo al #7 del ranking nazionale nonostante avessero in squadra Danny Manning, il favorito per il titolo di Miglior giocatore dell’anno, dal momento che il resto del roster era composto da giocatori mediocri. Mediocri ma validi, al punto che Kansas decide di far trascorrere un anno da redshirt a Sean Alvarado e Mark Randall.
La stagione inizia male perché nel Maui Invitational di Novembre 1987 dopo aver battuto Chaminade, KU perde con Iowa e Illinois nonostante 25 punti e 9 rimbalzi di media di Manning, scivolando subito al #16 del ranking.
I ragazzi di coach Brown infilano poi 6 vittorie ma con squadre come Pomona-Pitzer, Western Carolina, St.John’s, Appalachian State, Rider, North Carolina State e Memphis State prima di cadere con St.John’s ed arrivare al record 8-3 con la 18^ posizione nel ranking ma soprattutto perdendo definitivamente Archie Marshall. Il sesto uomo del 1986 che si era distorto il ginocchio sinistro nella Final Four di quell’anno ed aveva quindi saltato l’intera stagione seguente, deve porre fine alla sua carriera cestistica quando il 30 Dicembre gli salta il destro.
Ma per la serie “quando piove, grandina” il 12 Gennaio Brown scopre che Marvin Branch (8,4ppg e 6,1rpg) non ha i voti sufficienti per giocare e perderà il resto della stagione.
Per riempire il roster ridotto a 9 giocatori il coaching staff deve scegliere cosa fare ed il suo genio gli suggerisce di prendere “in prestito” dei giocatori dalla squadra di football e più precisamente il defensive back Clint Normore ed il linebacker Marvin Mattox.
In questo periodo la squadra vive comunque 20 giorni da incubo durante i quali perde 5 partite delle 6 giocate, esce dal ranking e con 12 vittorie e 8 sconfitte inizia a temere di non arrivare alla post-season.
Delle ultime 10 partite di regular season KU ne vince 8, sebbene una solo contro squadre del ranking, e chiude 21-11 dopo la sconfitta di 15 punti con Kansas State al secondo turno del Torneo della Big8 ma con questo record coach Brown ha la convinzione di essere invitato comunque al Tournament anche se con un seed non dei migliori. In effetti è così ed i Jayhawks vengono inseriti nel Midwest Region alla posizione #6 che però evidentemente basta a Brown per permettergli di fare i conti con i suoi ragazzi. Il risultato è che 2 di questi, Mike Masucci e Otis Livingston, vengono cacciati a pochi giorni dall’inizio del Torneo NCAA perché, come aveva detto un loro compagno ad un giornalista poco prima “Abbiamo molti ragazzi della nostra squadra che non si impegnano per far parte del team”.
Al primo turno Kansas si trova un avversario ostico, una Xavier (26-3) alla quale nonostante il #18 nel ranking dell’Associated Press viene attribuita un seed molto basso, ma vince 85-72 con le doppie-doppie da 24+12 di Manning e 21+12 di Milt Newton.
Al secondo turno trova #14Murray State che ha sorpreso #3NC State e la batte 61-58 grazie al 4 su 6 da 3pti di Kevin Pritchard (31% in stagione) ed agli 8 rimbalzi di Keith Harris (2,6 di media in stagione).
Anche nella semifinale del Regional Kansas è fortunata perché incontra una #7Vanderbilt che ha sconfitto #2Pittsburgh ed in questo incontro vinto 77-64 Manning mostra tutto il suo talento segnando 38 punti (16 su 29 dal campo) in soli 29 minuti.
Nella finale del Regional la sorte arride nuovamente ai Jayhawks che invece di incontrare #1Purdue si trova ad affrontare per la quarta volta in stagione la #4Kansas State di Mitch Richmond e Steve Henson vincendo 71-58 dopo che il primo tempo si era chiuso 27-29 per KSU. Questa volta ai 20+6 di Manning ed ai 18+9 di Newton si sommano 15 punti e 5 rimbalzi di “Scooter” Barry che chiuderà l’anno con 3,3ppg e 1,3rpg di media, e mette a segno anche un tiro da 3pti, uno dei 2 realizzati in stagione su 8 tentati.
In quei giorni i quotidiani degli States si sbizzarriscono a parlare della squadra di basket di Kansas composta da “9 giocatori + 2 safeties” che dovrà affrontare i Duke Blue Devils (28-6) guidati da Danny Ferry e Quin Snyder ma nella Semifinale i valori in campo non sono questi.
I Jayhawks giocano una gran partita in difesa limitando Duke al 34% dal campo e ad un pessimo 3 su 14 da 3pti con Manning che nella ennesima partita monster conclude con 25 punti, 10 rimbalzi, 6 stoppate e 4 rubate cui vanno aggiunti i 20+7 di Newton ma anche i 10 punti, 6 rimbalzi, 3 assist di Chris Piper. La vittoria 66-59 porta KU alla finalissima dove trova Oklahoma.
Questi Sooners che giocano con Mookie Blaylock, Stacey King e Horace Grant sono una macchina da punti. In stagione sono 35-3, hanno segnato oltre 100 punti di media a partita, per 8 volte sono andati sopra i 120 punti con un massimo di 154 ed hanno già vintro entrambe le partite di regular season con i Jayhawks anche se con punteggi, per loro, bassi: 73-65 e 95-87.
Da sfavorita Kansas scende in campo ma sorprendentemente, invece di impostare una nuova partita a ritmi controllati, decide di sfidare sulla corsa OU chiudendo la prima frazione 50 pari.
Questa parità impaurisce Brown perché i suoi stanno tirando col 71% (!) mentre i Sooners sono sotto il 50% e quindi, con l’ennesimo colpo di genio, ai suoi ragazzi dice “We proved we can play their game. Now let’s make them prove they can play our game” facendoli tornare ad un gioco a ritmi controllati.
Con la partita in pareggio tra il 34’ ed il 37’ minuto Kansas ha un mini-parziale da 6-0 che riesce a difendere grazie ad un 5 su 6 ai liberi ed al rimbalzo di Manning sull’unico libero sbagliato chiudendo l’incontro 83-79.
Il tabellino della partita vede Manning concludere con 31 punti, 18 rimbalzi e 5 rubate meritandosi il titolo All-Tournament MVP (che aggiunge al National Player of the Year) ma non si possono dimenticare i 15 punti di Newton (5^ doppia cifra nelle 6 partite del Torneo), i 13 punti di Pritchard, i 7 rimbalzi di Piper ma anche i 7 punti e 4 assist di Normore, il defensive back della squadra di football.
Nonostante i Kansas Jayhawks 1987-88 siano rimasti nella storia come “Danny and the Miracles” ad un intervistatore Scooter Barry (l’unico Barry a non aver giocato nella NBA) ha dichiarato “I don’t think that ever bothered the rest of us because Danny never acted that way, he never made us feel like he was the man and we were the baggage.”
A detto di tanti se i problemi di ginocchio non avessero perseguitato Manning fin dalla stagione da rookie avrebbe ben altro rispetto alle 2 apparizioni all’All-Star Game e ad un titolo da Sesto Uomo dell’Anno; molto probabilmente sarebbe uno dei 50 giocatori della storia NBA scelti nel 1996.