IN & OUT – Prima di essere l’espressione del rammarico cestistico (“la nostra tripla del pareggio ha fatto in and out, e lì abbiamo perso l’inerzia“, a conclusione di una partita persa di 18…), un divertente film su materia che nulla ha a che vedere con l’arancia a strisce; ma questa settimana la locuzione anglofona rispecchia il bilancio quasi definitivo della flotta nazionale nella prima fase del maggiore campionato continentale.
Vero, mancano ancora quattro partite, e molto può ancora succedere; ma anche senza travestirmi da Cassandra (ché poi l’esito risulterebbe orribile, almeno nel giudizio dei più) mi pare di intravedere nel prossimo destino almeno qualche linea già tracciata.
IN – Facendo i compiti negli ultimi due turni come dovuto, Siena si è abbondantemente rimessa in carreggiata. A Berlino ha riconquistato il terzo posto e la quasi garanzia di passaggio alle top-16, ma soprattutto ha definitivamente consolidato la fiducia che sembrava minata dallo 0-3 iniziale. Col senno di poi -materia in cui è facile eccellere, e, infatti, eccello- la stagione dei biancoverdi potrebbe risultare girata in “quegli” ultimi minuti della sfida in casa con lo Cholet: fronteggiando lo spettro della quarta sconfitta in fila, e trovando la forza di ribaltare la situazione, Siena sembra aver preso consapevolezza di poter reagire anche alle situazioni più difficili; ed il canestro di Hackett, che a Berlino ha risolto una partita prima vinta e poi quasi persa, potrebbe essere proprio figlio di quella consapevolezza.
Altra idea, peregrina anzichenò. Se l’aria milanese corrode i play, dopo l’ubriacatura D’Antoni-Djordjevic-Gentile (Nando, beninteso…), l’aria senese li fa invece esplodere in tripudio: Bobby Brown non ha un Mc nel cognome, eppure non fa certo rimpiangere i predecessori, tanto da risultare ad oggi primo in Eurolega sia per punti che per valutazione.
Acquisita dunque la qualificazione, le prossime partite, ed in particolare l’accoglienza che si riserverà al Maccabi venerdì sera, conteranno soprattutto per indirizzare il cammino futuro: salvo Barcellona e, forse, CSKA ed Efes non si intravedono corazzate inaffondabili, per cui perché non costruirsi una prospettiva almeno divertente?
AND – Milano, ovvero l’incertezza cronica. Si dice prima: ad Istanbul la squadra dovrà dare una scossa; e si legge poi che la scossa è arrivata nonostante la sconfitta. Sarà. Ma chi era davanti alla TV, preparato ad una partita da coltello tra i denti, ha assistito attonito alle prime azioni difensive con: Langford che prende il rimbalzo difensivo e palleggia come al campetto lato-spiaggia, facendosi scippare la boccia; Hendrix che il rimbalzo invece lo regala, con l’unica reazione di commettere fallo sul successivo tiro (canestro+libero a segno); tripla di Farmar non contestata; persa da Hendrix a centrocampo e contropiede comodo comodo. Tanto che poco dopo, scempio dopo scempio, il tabellone recita 14 punti subiti in 4’00”, che per gli amanti delle statistiche farebbero 140 a partita. Alla faccia del coltello tra i denti.
Suonano sinistre, in questa atmosfera da “difendiamo come i Nuggets anni ’80” -che per i tifosi diventa “no, difendono meglio i nani da giardino di mia nonna!“-, le parole di Scariolo dopo uno degli ultimi rovesci: “probabilmente, nello scegliere i giocatori questa estate, abbiamo concentrato troppo l’attenzione sulle caratteristiche offensive“. Che si sia trattato di severa autocritica, non particolarmente in linea con il personaggio, o di un messaggio tra le righe alla società del tipo “volevo Tizio e invece abbiamo virato su Caio perché vi piaceva tanto” (e infatti la Società, indispettita, ha subito lasciato filtrare il nome di Obradovic), o ancora di uno sprone ai giocatori “chi non difende, muore”, lascia comunque non poco di stucco; soprattutto perché pronunciata dall’allenatore che ha salutato Mason Rocca per prendere (con tutto il rispetto) Chiotti, anche senza tornare al saluto ingeneroso a Mordente (siamo sicuri che desse così tanto meno di Basile?) ed alla disoccupazione di Mancinelli (che ogni tanto qualche azione difensiva non la disdegnava).
Tant’è. Che poi, anche solo a guardare le ultime uscite, il problema sembra essere soprattutto la difesa sugli esterni. Ok, Spanoulis (per inciso: la standing ovation del Forum vale quella di ben pochi campioni in passato) ha fatto a fette la difesa USA ai mondiali 2006, potrebbe patirlo chiunque anche non disposto allo schema dei nani da giardino. Ok pure che Vujacic giocava nei Lakers prima di fidanzarsi con la Sharapova, per cui qualche ragione legata al basket ci sarà anche stata nel vederlo giocare con Kobe. Ma se si vuole giocare in Europa, non puoi mica cavartela sempre con un “e poi c’era lui, il fenomeno, che ci ha distrutto”. O no?
Il dato più curioso, nell’analisi della situazione di Milano, è che -esattamente come negli ultimi anni- nonostante i reiterati suicidi sportivi Milano sia ancora in corsa, grazie ad inverosimili risultati altrui. Anzi, dopo gli ultimi, inattesi risultati, “basterebbe” vincere giovedì in casa con Zagabria (un vero e proprio spareggio. Occhio alle prime 5 azioni difensive…) e il giovedì successivo a Vitoria (presumibilmente ormai eliminata) per passare alle top-16. Ingloriosamente, con il minimo sindacale, ma passare. Ennesimo suicidio permettendo.
OUT – Purtroppo Cantù è invece quasi fuori. Il miracolo con il Fenerbahce, più nei modi e nell’entità che nella vittoria, è stato vanificato da un super Blazic e da un’Olimpia Lubiana che si conferma bestia nera delle italiane, forse percepite come “cugine” per colpa della vicinanza di Trieste (non a caso, occhieggiati in tribuna l’ex Michele Mian ed il “bel” Tonut).
Non che la matematica condanni i biancoblù; anzi, vincendo in settimana a Desio col Pana si terrebbero aperte le speranze, considerato il -2 dell’andata. Ma poi altri 2 punti, sempre che li si riesca a strappare al Real Madrid di nuovo a Desio, potrebbero non bastare: considerando che il Pana potrebbe farne 4, restando davanti proprio a causa dello 0-2 con Lubiana, e che la stessa Olimpia potrebbe ritrovarsi in zona.
Nel caso, e restando comunque pronto a rimangiarmi tutto in caso di figuracce negli ultimi turni, discorso inverso rispetto a Milano: le partite da vincere vengono aggredite, non si molla un centimetro anche e soprattutto nella propria metà campo, e se proprio si perde (con il non gradito aiutino dei fischietti: il mancato fischio sull’ultima azione canturina è da mostrare nelle scuole arbitri, alla lezione “cosa NON si fa”) ci si è provato fino all’ultimo.
Discorso che, beninteso, Trinchieri non vuol neanche sentire, almeno fino a che la matematica non barri con la scritta “impossibile” la casella “chances di qualificazione”.
GLI ALTRI – All’ultimo turno di andata, il Barcellona ha asfaltato il CSKA a domicilio, guarda caso pescando la prima serata “da Navarro” di…Navarro. Se voleva mandare un messaggio al continente, c’è riuscita: il massimo distacco interno subito dal CSKA in Eurolega. Unica a punteggio pieno, già qualificata alle top-16 dopo la prima di ritorno (!), il Barça naviga con passo che al momento non sembra considerare ostacoli. Al momento, almeno.
Nel girone senza italiane -che continua a presentarsi come quello mediamente più debole, tanto che la “terza forza” Besiktas ha rimediato un -15 dal Partizan, alla prima vittoria- spiccano gli italiani: su 62 punti (!) faticosamente rastrellati dal Lietuvos Rytas, 17 sono di Leon Radosevic (giochino: quanti in più del suo sostituto Hendrix?) e 13 di Katelynas, mentre Nachbar ne scrive 18 contro il Barcellona (!), sui 66 del Brose Baskets, confermando la sua media in Eurolega e dimostrando ancora una volta che a questo livello ci sta, eccome.
Maurizio Zoppolato