Da ormai quasi un secolo al solo pronunciare il nome New York si evoca, nella mente dei più, un mix di immagini, ricordi, aspirazioni, sogni, tutti legati assieme da una trama dal sapore unico, quasi magico. Già così comincia il fascino della Grande Mela; un fascino che pervade ogni sorta di attività, dal business al lifestyle. Un proverbio di spiccato carattere statunitense e cioè a metà tra la spavalda autocelebrazione e l’orgogliosa consapevolezza dei propri mezzi, recita riguardo alla City: if you can make it there, you can make it everywhere. Questa è New York. Proprio qui, forse più che in qualsiasi altro posto degli States, si respira basket in una maniera del tutto extra-ordinaria, a tutti i livelli; difficile poter dire quale dei due abbia maggiormente contribuito ad accrescere il fascino dell’altro, fatto sta che qui il basket è così intessuto nei boroughs da esser definito “il gioco”, Da Game.
E così, in questo denso universo multicolore, scenografia perfetta, si dipana la più americana delle sceneggiature, quantomeno per senso dello show. C’erano una volta i Nets, tutto sommato modesta squadra NBA, residenti a Newark, New Jersey. Solo poche centinaia di metri dal cuore pulsante d’America ma proprio per questo, forse, più frustrante che se fossero stati in the middle of nowhere: affacciati all’Hudson come un bimbo alla vetrina di una pasticceria, al cospetto della skyline più fascinosa del mondo, Manhattan; la squadra, i Knicks, più macina-dollari della lega (assieme ai Lakers) e un’arena che evoca scenari immaginifici, il Madison Square Garden. Non che gli scontri tra le due franchigie avessero sempre risultati scontati in favore degli arancio-blu, ma sempre un retrogusto amaro. Finchè, dopo alcuni anni e 1 miliardo di dollari per il futuristico Barclays Center i Nets hanno saltato a piè pari l’isola diventando i Brooklyn Nets. Geograficamente la stessa distanza, ma infinitamente più vicini, come a dichiarare una piratesca sfrontatezza, sin dal nero brillante del nuovo logo.
Così (ri)comincia la sfida tra le due franchigie di New York, così comincia la passata settimana, New York Knicks e Brooklyn Nets, rispettivamente prima (9W-3L) e seconda (8W-4L) dell’Atlantic Division, seconda e terza della Conference (Miami apre la settimana con un consolidato 10W-3L). Entrambe le squadre sul parquet per ben quattro volte in sette giorni, iniziando lunedì con il primo derby di sempre nella nuova arena, con i nuovi Nets. Partono forte Carmelo Anthony e Tyson Chandler facendo i padroni di casa anche sull’altra sponda dell East River; finiranno, assieme, con oltre la metà dei punti totali dei Knicks, rispettivamente 35 e 28. Proprio tanta grazia, mascherando le pecche di squadra, è però indicativa di un grande problema dei Knicks di lunedì notte: l’assenza di Jason Kidd, probabilmente la guardia autrice delle più belle linee di passaggio dell’era post-Magic e nientemeno che l’uomo-solo-al-comando che portò proprio i Nets alle NBA Finals per ben due volte consecutive nel 2002 e 2003. Senza un distributore di assist che esaltasse tutta la squadra, i Knicks non si sono mai scollati di dosso i corsari di coach Johnson: 47-45 Knicks all’intervallo. E’ bene però chiarire come i Nets abbiano sostenuto, ogni periodo, un ritmo di tutto rispetto, con percentuali dal campo e dall’arco migliori di New York, trovandosi così a giocarsela fino in fondo per meriti propri. Alla fine 22 e 11 per Brook Lopez, 16 punti sia per Wallace che Deron Williams. Proprio quest’ultimo fallisce (da quasi metà campo) il tiro per la vittoria delle vittorie con 8 decimi sul cronometro, 84 pari e over time. Nel tempo supplementare Brooklyn costruisce punto a punto la vittoria, rimanendo sempre avanti, per concludere 96-89 e pareggiare il record 9W-4L. Si diceva dell’assenza di Kidd, ebbene per molti addetti ai lavori ed effettivamente anche guardando le immagini, sembra come se fosse in campo … con la casacca della sua ex squadra, ma con Brooklyn scritto sul petto e il cognome Williams sulle spalle. Il numero 8 dei Nets, sempre più leader del team, aggiunge ai 16 punti anche 14 assist, tra cui diverse perle rare. 14 … come il conteggio finale degli assist per i Knicks, di tutta la squadra però!
Durante la stessa notte, incredibile sconfitta per i Chicago Bulls allo United Center; avanti di ben 27 punti durante il terzo quarto, con i Bucks, si lasciano rimontare fino al definitivo 93-92 Bucks. Un misero ultimo misero con soli 12 punti, l’intero ultimo minuto senza realizzazioni: un altro paio di queste prestazioni e cominceremo a chiederci se è solo colpa dell’assenza di Derrick Rose oppure sta succedendo altro sulla riva del lago Michigan. Complimenti a Milwaukee, una rotazione straordinaria in serata con ben 56 punti dalla panchina. In sintonia coi Bulls anche Charlotte a casa dei Thunder. I Bobcats decisamente annichiliti da Kevin Durant e Co. Sotto di 16 il primo quarto, 40 a metà gara, chiuderanno a -45 sull’inequivocabile 114-69. Basterà appellarsi alla più nera delle serate storte per giustificare tale imbarcata? L’ombra del recente passato si allunga sul North Carolina.
Aspettando il ritorno sul parquet delle newyorkesi, il martedì vede impegnata Philadelphia che batte in casa i Mavericks ancora privi di Nowitzki 100-98. Evan Turner ne mette 22, Young 20, per i 76ers; ancora ampi i margini di miglioramento per la squadra dell’est che a 100 già con un minuto sul cronometro smettono di segnare e si mangiano 5 dei 7 punti di vantaggio nei secondi finali. Notte di scorribande per gli Indiana Pacers che si impongono all’ultimo respiro in casa Lakers 79-77 con un grande layup di George Hill. A nulla valgono i 40 tondi di Kobe, soprattutto quando sia Howard che World Peace sbagliano 4 liberi nell’ultimo minuto che avrebbero certo permesso un finale migliore. I numeri dicono che Indiana batte Los Angeles in transizione, proprio l’arma che sarebbe dovuta essere la chiave di volta del gioco offensivo una volta ingaggiato coach D’Antoni.
Arriva in settimana, finalmente, la prima vittoria per i Washington Wizards che consegnano alle statistiche la prima W battendo Portland 84-82. Proprio nelle stesse ore, i Bobcats facevano visita ad Atlanta: a un irresistibile Ben Gordon (5 triple nel solo ultimo quarto) gli Hawks rispondono con una prova di Josh Smith da incorniciare: 17 punti, 13 rimbalzi, 6 assist, 5 stoppate e 3 palle rubate. Proprio Smith nei secondi finali provoca il turnover di Charlotte che darà agli Hawks la sesta vittoria consecutiva, 94-91. I Bobcats scendono così a pareggiare il loro record stagionale (7W-7L). Stesso identico record raggiunto a metà settimana da Chicago: per i Bulls rappresenta però un miglioramento di performance, finora negativo. Si rivede la vecchia solidità difensiva nel 101-78 contro Dallas allo United Center. I ragazzi di coach T trionferanno nuovamente, ospitando Philadelphia nel weekend, grazie ai 25 di Deng per un 93-88 finale, riportando così il record oltre il 50%.
I New York Knicks dimenticano facilmente la sconfitta di due giorni prima costruendo, nel terzo periodo, la vittoria in casa Bucks. Vantaggio massimo di 20 punti per Carmelo Anthony e Co. che amministrano le forze fino al 102-88 finale. Ottima prova del solito Melo: 29 punti e 8 rimbalzi per lui con 8 su 9 dalla linea dei liberi. Decisamente piatta e incolore la prova di Milwaukee alla seconda sconfitta di fila, mai in partita, si fanno sotto soltanto quando i Knicks mollano la presa, non conducendo mai per più di 6 punti. A New York risponde subito Brooklyn con una importante vittoria sul glorioso e storico campo dei Boston Celtics per 95-83. Gli uomini capitanati da Deron Williams (8 punti e 7 assist) vincono i primi tre quarti, in particolare tenendo Boston sotto i 20 punti sia nel secondo che nel terzo. Grande contributo dalla panchina con ben 52 punti, la scena è comunque tutta di Joe Johnson con 18 punti – 6 assist e 4 rimbalzi. La partita, però, non verrà ricordata per la doppia doppia di Blatche ma per ciò accaduto a 30 secondi dallo scadere del primo tempo. Garnett sul fondo prova una morbida conclusione dalla destra, Humphries senza troppi complimenti lo atterra: se esiste un giocatore da non provocare in questa maniera questo è proprio Kevin Garnett. Questa volta, però, l’ala grande bianco-verde riceve un sostegno inaspettato e decisamente accalorato: dalle retrovie Rajon Rondo si tuffa letteralmente su Humphries facendolo rovinare sulla prima fila di spettatori. Occorrono diversi minuti a sedare la rissa creatasi. L’ala grande dei Nets viene espulsa assieme a Rondo cui vengono conseguentemente commisurate 2 giornate di squalifica. Si interrompe così, in un accesso d’ira un pò eccessivo per una superstar, la striscia consecutiva di 37 partite con almeno 10 assist (erano 3 fino a quel momento per Rondo). Davvero un’impresa ora ricominciare da capo per sfidare il record assoluto di Magic Johnson di 46 partite.
Comincia quindi il weekend che vede subito i Celtics riprendersi nonostante la pesante assenza della loro più talentuosa point guard. Chiudono con 18 punti di vantaggio il match al TD Garden contro Portland. Nonostante i 23 punti e 8 rimbalzi di un ottimo Aldrige, infatti, il finale è 96-78 per i padroni di casa. Charlotte, al contrario conferma la settimana negativa concedendo 6 punti a Phila nello scontro casalingo alla Time Warner Arena. 104-98 il finale per la squadra di uno scatenato Evan Turner che finisce con 25 e 10. I Knicks si impongono facilmente al Madison 108-87 contro dei modesti Wizards evidentemente (!!!) appagati dopo la prima vittoria stagionale occorsa pochi giorni prima. Grande il contributo di J.R. Smith dalla panchina con 20 punti. Stessa cifra messa a referto anche dal solito Anthony. La squadra di New York parte col miglior record casalingo dal 1992/93, sei vinte su sei giocate. Il venerdì vede impegnati anche i Brooklyn Nets nel primo match di un intenso back-to-back in Florida. Buona la prima ad Orlando 98-82. I ragazzi di coach Johnson si confermano essere in grado di mantenere un buon livello di concentrazione e aggressività; costruiscono il vantaggio che li farà trionfare praticamente tutto nel terzo periodo di gioco con 6 su 7 da tre. Wallace e il suo long-two sono decisamente in serata, 20 allo scadere per lui. Team high da parte del veterano Joe Johnson con 22 dal campo; così Brooklyn batte meritatamente Orlando, annichilendo la squadra avversaria con un prezioso 55% dalla lunghissima distanza. Niente da fare invece la notte successiva in quel di South Beach, in casa Heat. Partono forte i Nets con un impetuoso primo quarto che finisce 24-16 per gli ospiti; punteggio e atteggiamento sui due lati del campo che non fa rimpiangere l’assenza di Brook Lopez, fuori per un problema al piede. James parte decisamente in sordina ed è sostanzialmente Dwyane Wade a prendere in mano la squadra. 34 i punti alla fine per l’uomo da Chicago. I campioni NBA escono alla distanza: nel secondo tempo anche Lebron torna quello che tutti si aspettavano, metterà a referto 21 punti e 9 rimbalzi. Nel terzo e quarto periodo gli Heat migliorano nettamente le percentuali dal campo e da tre punti, logorando il piglio iniziale degli avversari, evidentemente affaticati dalle due gare consecutive. In cabina di regia bianco nera il solito DWill, che dispensa 12 assist ma manca quando la squadra ha bisogno che segni, nel finale di gara. 102-89 lo score finale per i campioni in carica (12W-3L).
La settimana si conclude con un matinée domenicale al Madison Square Garden; i New York Knicks ospitano i Phoenix Suns. Nonostante una migliore percentuale dal campo da parte degli ospiti, i Knicks lasciano agli avversari il solo ultimo quarto; il vantaggio accumulato nei precedenti periodi, però, non mette a repentaglio l’esito finale, vittoria arancio-blu 106-99. Gira tutto alla perfezione per gli uomini di coach Woodson: ai 34 di Anthony si sommano la doppia doppia di Chandler e 23 punti di un Raymond Felton che mette a referto anche 7 assist ma soprattutto 0 palle perse. Al Madison possono aspettare con calma il rientro del convalescente Kidd forti del secondo miglior record della Eastern Conference e contenti di aver di nuovo una gara di vantaggio sui Nets, nonostante la sconfitta di inizio settimana proprio al di là dell’East River.
@BettoRenzi
1 Comments
massibastò
really exciting!