VENEZIA – Era l’ultima spiaggia per la Venezia di Mazzon. Una sconfitta oggi non avrebbe concesso un domani al coach. E, anche se al termine di una partita brutta, tesa e nervosa, i suoi uomini questa volta non l’hanno tradito, regalandogli, finalmente, i due punti. Alvin Young, il capitano di tante battaglie, è stato l’anima di una squadra che ha rivisto tutti i fantasmi di una stagione, per quanto ancora giovane, all’interno della partita: una partenza lampo, poi il blocco tra errori banali e indecisioni, la rimonta degli avversari, ma, finalmente, nel finale la forza e la voglia di strappare la vittoria decisiva per rimettersi in carreggiata. E’ stata anche la serata di Massimo Bulleri, l’unico ad aver dato l’impressione di esser sempre sotto controllo, insieme a un Daniele Magro capace di confermare tutti i progressi mostrati fino ad oggi. I tifosi del Taliercio (in protesta e fuori dal palazzo per i primi 10’) meritavano una gioia e, 18 anni dopo l’ultima vittoria, questa è arrivata. Non sarà stata bellissima, ma per una volta non contava la forma. Difficile parlare della Virtus Bologna, dall’altra parte. In una gara in cui le squadre hanno fatto a lungo a gara per trovare il metodo più fantasioso per perdere la contesa , i bolognesi sono riusciti ad avere “la meglio” arenandosi in un ultimo quarto da 8 punti solo perché negli ultimi secondi è arrivata un canestro a partita già finita. Altrimenti i punti a referto non sarebbero stati 50. Trovare i colpevoli è talmente semplice che risulta quasi stucchevole: basta aprire il tabellino per notare un desolante -4 alla voce valutazione per Ricky Minard e un allucinante -9 per Steven Smith, l’uomo che, in teoria, arrivava dal Panathinaikos per fare la differenza. Differenza che sicuramente oggi ha fatto il contrario. Certo, il resto della squadra non ha brillato (3/18 da tre, 18 palle perse, 15 rimbalzi d’attacco concessi), ma quando i due uomini che dovrebbero girare le partite in tuo favore sfoderano una prova di tale mediocrità c’è poco da fare, specie se sei in trasferta. Non essendo la prima volta, però, verrebbe da pensare a qualche soluzione drastica della proprietà ma, forse, forse, aveva ragione l’AD Sabatini quando, qualche giorno fa, dichiarava che a Bologna non si gioca per vivere, ma per sopravvivere con dignità. Ecco, oggi magari si è sopravvissuti, ma la dignità è rimasta in Laguna.
La partenza della Reyer è di quelle che fanno capire agli avversari in maniera chiara e forte di voler prendere da subito in mano la partita. Bulleri prosegue il suo ottimo inizio di campionato e in coppia con Magro lancia i lagunari che trovano il canestro con ottima continuità e varietà di soluzioni. Bologna in attacco è asfittica: Smith ha lasciato la bussola del canestro in Emilia, Minard e Hasbrouck pasticciano e così, dopo pochi minuti, Finelli deve già provare a buttar dentro la panchina per invertire un trend che dice 13-2 Venezia. Il coach bolognese ferma la partita e striglia i suoi che recepiscono il messaggio al volo, almeno nella metà campo difensiva. La presenza di Gaddefors e i muscoli di Rocca inceppano il meccanismo offensivo di Venezia, mentre in attacco i bianconeri continuano a faticare, ma grazie ai tiri liberi trovano ossigeno e riescono a confezionare un 10-2 di parziale che contiene a 3 punti il divario della prima sirena.
Partita che molto presto si imbruttisce e percentuali che scendono vertiginosamente, anche su tiri comodi. Magro continua la sua ottima prova sotto canestro, mentre, al contrario, Steven Smith è più dannoso che altro. Bologna prova allora ad attaccare maggiormente il ferro e crea problemi di falli alla Reyer: Szewczyk raggiunge rapidamente la terza penalità, e di squadra viene toccato il bonus in poco più di 3’. Una brutta torsione del ginocchio toglie Fantoni dalla partita e allora l’area veneta si apre alle penetrazioni di Gaddefors e ai giochi a due di Poeta e Gigli. Proprio su una schiacciata di quest’ultimo Bologna vede il primo vantaggio della sua partita, complici anche le percentuali avversarie che continuano ad essere da era glaciale. Magro risponde di nuovo presente per Venezia, ma sul finire di primo tempo è Peppe Poeta a tenere la Virtus avanti di un punto (25-26) nonostante il fatturato complessivo del trio di americani sia di zero punti e 0/8 al tiro. Non che dall’altra parte gli USA facciano molto meglio: 4 punti e 1/11 per Bowers, Young e Clark.
L’inizio di secondo tempo segna subito il momento di massima difficoltà per i padroni di casa che assommano palle perse senza riuscire ad arrivare al tiro se non con un ispirato Bulleri. Poeta segna il +4 Virtus che però, a sua volta, non ha la lucidità per affondare il colpo. Nel momento di massima pressione, se non altro, un po’ di ghiaccio si toglie dalle mani degli attaccanti. Magro va in doppia cifra, Young trova un paio di palombelle delle sue, mentre gli ospiti vanno in paradiso con la classe operaia (leggasi Rocca e Moraschini) e le intuizioni di Poeta. Lo stesso Alvin Young perde la calma e viene sanzionato con un fallo tecnico, segno di una partita che si comincia a scaldare per davvero.
Mazzon prova subito la zona per sfruttare ulteriormente le deficienze dei bianconeri da dietro l’arco, ma Hasbrouck lo smentisce segnando subito da fuori. Poco male, perché la Reyer ha il controllo dei tabelloni in attacco. Szewczyk tiene in scia i suoi e una tripla da distanza siderale di Bulleri li lancia al +5. Vantaggio che non si dilata particolarmente stanti le incredibili difficoltà di Tim Bowers che non riesce a esorcizzare il Taliercio nemmeno dalla lunetta. C’è da dire che gli ospiti, comunque, collaborano perché questo non sia un grosso problema: tra palle perse e tiri forzati Bologna va rapidamente nel pallone. Quando Bowers finalmente riesce a rompere la maledizione e a segnare finalmente nei canestri di casa arriva il massimo vantaggio per la banda di Mazzon, subito aumentato a 9 lunghezze dal solito Bulleri che ispira anche il +11, firmato Szewczyk. E’, in sostanza, il sigillo sulla partita, anche perché Bologna dimostra di non avere abbastanza testa (o cuore) per provare una rimonta con costrutto.
UMANA REYER VENEZIA – SAIE 3 BOLOGNA 65-51
Parziali: 15-12; 10-14; 17-17; 23-8;
Progressione: 15-12; 25-26; 42-43; 65-51;
MVP: Alvin Young gioca una gara da capitano vero. Fatica per quasi tre quarti, litiga col canestro, con gli arbitri, ma non molla mai. E quando c’è da assestare la stoccata alla partita lui è il primo a dare il contributo, per cercare di trovare un nuovo inizio a una stagione nata malissimo.
WVP: Inspiegabile la partita di Steven Smith. Sbaglia tutto il possibile, sembra quasi fare le cose al contrario. Una di quelle sere in cui ti chiedi se il giocatore visto fino alla settimana scorsa non fosse suo cugino.
Nicolò Fiumi