ROMA – Romano de Roma, classe 1982 che i patiti del calcio ricordano come l’anno dei Mondiali vinti in Spagna. Forse sarà questo dettaglio, avere avuto cioè i natali nella propria carta d’identità in un anno italianicamente e sportivamente vincente, che fanno di Francesco Carotti un innamorato dello sport e di quello che rappresenta sotto l’aspetto più essenziale questa componente della nostra vita.
Affascinato dalla bellezza di quello che prepara all’evento sportivo, Carotti ne ha fatto negli anni un suo carattere distintivo e benchè si trovi per la prima volta in un ruolo così importante e delicato in un team di basket così controverso, lo svolge con una passione ed una dedizione seria, asciutta, professionale cercando di curarne i dettagli che, come si sa, fanno la differenza tra un impiegato qualunque ed un predestinato.
E Francesco Carotti, Team Manager della nuova Virtus Roma edizione 2012-13, non è solo un innamorato dello sport e delle sue caleidoscopiche sfaccettature ma, dato che le difficoltà non vengono mai da sole, ha accettato dal Presidente Claudio Toti anche il ruolo di responsabile ufficio stampa del sodalizio capitolino, compito apparentemente meno complicato in quanto già nell’ambiente del basket da anni.
A diciotto anni si trova a dirigere da solo uno dei programmi più seguiti dell’etere romano che parla di Virtus Roma e lo fa con sereno distacco, dimenticando spesso l’amore per i colori giallorossoblu ed accrescendo in questo modo, anno dopo anno, la stima di uno zoccolo duro ma pingue di chi segue dagli spalti le vicissitudini del club virtussino. Da lì il passo per le radiocronache della Virtus dal vivo è breve e con esse il crescente consenso per una persona che racconta dal vivo le gesta della squadra ed al tempo stesso si ritaglia un grosso spazio sulla carta stampata che lo vede firma nella sezione pallacanestro per il Corriere dello Sport-Stadio, sotto l’egida della grande, storica firma capitolina Andrea Barocci.
Sono gli anni dell’avvento dell’era Toti e del sogno di un basket romano vincente in Italia ed in Europa, un sogno purtroppo mai concretizzatosi per motivi di varia natura, motivi che lo spingono quindi a mettere da parte l’interesse di trovare sempre il perchè delle amare sconfitte del team romano ed a guardare, mettendolo a fuoco con spirito critico ma costruttivo, i risvolti che risiedono e che separano la base di una vittoria da quella di una diametralmente opposta sconfitta.
Per questa ragione, come racconta anche lui, ha deciso in 24 ore di abbracciare nella scorsa estate la professionalità nella stanza più segreta di una squadra professionistica di basket, quella della gestione dei rapporti tra la dirigenza e lo spogliatoio, un mix letale a volte se non si usano i giusti ingredienti e nelle giuste dosi, il tutto condito con una laurea in scienza delle comunicazione conseguita con impegno sempre più crescente.
E se oggi la Virtus Roma è diventata gara dopo gara una squadra da guardare e da ammirare, a prescindere di come andranno a maggio i risultati globali della stagione, un parte di questo merito va anche a lui.
Ma Francesco è persona umile e seria, conosce i propri pregi come anche i propri limiti, per questo motivo non si esalta per le belle prestazioni della Virtus costruita dal triunviro Toti-Alberani-Calvani e resta con i piedi per terra osservando, da una prospettiva privilegiata, l’evoluzione di una squadra nata per salvarsi questa estate e che ora punta a far qualcosa d’importante.
D – Allora Francesco, racconta come sei arrivato, consapevolmente, dalla carta stampata e dall’etere al doppio ruolo che ricopri oggi.
R – Mi ha spinto innanzitutto la voglia di fare qualcosa per la Virtus. Quando in estate si paventava questa ipotesi ed incontrai il Presidente Toti a cena una sera, mi ha convinto con una frase che recitava più o meno “Se accetti sappi che se prima giudicavi, ora farai..”. È stata decisiva quella chiacchierata con lui, quando aveva deciso da poco d’iscrivere la squadra dopo i dubbi dello scorso giugno ma non solo questo, è stato importante anche quanto mi disse Nicola Alberani che aveva iniziato pure lui come Team Menager. In quell’incontro Nicola mi spiegò cosa fare esattamente e la cosa che mi è piaciuta di più è stata che sia Nicola che il Presidente avevano deciso che questo ruolo non era un ruolo limitante ma di grande responsabilità e li devo ringraziare entrambi per la fiducia riposta nella mia persona. Ed oggi posso dire che, anche se la mia scelta è stata fatta in 24 ore, è stata ponderata e giusta.
D – Perché giusta ?
R – Perchè mi sto accorgendo che questo nuovo incarico mi piace molto: seguire lo sport da una posizione in prima linea ed al tempo stesso la Virtus Roma è stato quasi come un incarico nel governo tecnico di Monti, diciamo una “chiamata” verso il mio paese. Eppoi amo lo sport e fare questo lavoro e potersi muoversi in questo ambito mi appassiona e mi soddisfa molto.
D – Cinque mesi di lavoro in questa doppia funzione, forse è presto chiederlo ma ci sono già stati momenti negativi?
R – Beh, ci sono stati dei momenti di difficoltà, non negativi: notti insonni passati a lavorare, sia il sottoscritto che lo staff siamo partiti da zero ed in un paio di momenti, un paio volte ho pensato che forse stavo meglio prima ma più che una riflessione era solo l’istinto a farmi pensare così. Poi passano le ore e comprendi che hai fatto una scelta positiva perchè , ripeto, mi piace fare questo lavoro, non timbrare il cartellino, questo lavoro mi aiuta nell’esprimere la passione che ho dentro nei confronti dello sport.
D – Eri una delle voci storiche dell’etere romano, delle radio, ti manca ?
R – Sì, mi manca, la radio era ed è stato qualcosa d’importante, sono nato con la radio ed è la radio che mi ha aperto tanti orizzonti. Eppoi il microfono davanti ti consente meglio d’esprimerti, serve anche per sfogarti, una valvola di sfogo molto importante ma anche un mezzo per creare qualcosa che poi il pubblico ti da indietro. Da quando ho avuto 18 anni in radio ho organizzato e progettato tutto da solo e la radio mi ha dato ed insegnato tanto. Per questo mi dai l’occasione per ringraziare chi mi ha dato la possibilità di fare tutto questo, da Max Leggeri a David Rossi e per ultimo Franco Nicolanti e Luigi Balducci.
D – La Virtus sta andando bene, cosa percepisci attorno a te oggi?
R – Le cose stanno andando molto bene e tante persone che son sempre state vicino alla squadra mi hanno già detto che in passato non era così, si avverte un senso forte di cambiamento e questo mi rende soddisfatto. C’è più spirito di gruppo anche a livello di società, è quasi come una famiglia. Giorni fa, ad esempio, abbiamo fatto una torta al Presidente per il suo compleanno, una cosa banale forse, mai fatta prima ma che ha creato un senso di appartenenza e di coesione che avverto fortemente. Inoltre vedo anche amicizia fuori dal campo, c’è uno spirito di gruppo che va oltre ogni individualità, sembrano frasi fatte ma è la verità. Qualche giorno fa LA7, per il rotocalco televisivo che manda in onda ogni settimana, ha fatto un servizio sulla squadra e come sottofondo musicale ha scelto “We are family”, un successo della dance degli anni ’80 e la cosa mi è piaciuta molto.
D – Ed allora la domanda è ovvia a questo punto: cosa può fare ancora questa squadra?
R – Non lo so, nel senso che questa squadra a mio avviso ha ancora margini di miglioramento elevati ma può anche cadere se alza troppo presto le mani dal manubrio, può far tutto ma al tempo stesso niente, deve rimanere compatta ed unita e soprattutto deve stare con i piedi per terra.
D – Quali sono i sogni che per questa stagione credi si possano avverare realisticamente ?
R – Siamo partiti con l’obiettivo della salvezza possibilmente la più tranquilla del mondo, quindi l’obiettivo più “sognante” è arrivare alle Final Eight di Coppa Italia ed ai Playoffs ma per far questo dobbiamo trovare continuità, riuscire a farlo sarebbe molto importante. Ma al tempo stesso, fuori da campo, il mio sogno sarebbe quello d’avere la gente al nostro fianco. Ora la sento, l’avverto e spero che la gente di Roma sia sempre accanto a noi ed al nostro fianco sarebbe meraviglioso che ci rimanesse sino alla fine. Il pubblico ora ci è vicino perchè ha capito che stiamo lavorando bene e, soprattutto, da vedendo da vicino come sia molto, molto tifoso il Presidente.
Auguriamolo a Francesco Carotti questo sogno, se lo merita perchè lo si legge in viso che mette tutto se stesso in questa nuova avventura che sta affrontando eppoi, diciamolo con franchezza, se lo merita anche il pubblico di Roma.
Fabrizio Noto/FRED