Dopo lo spettacolo offerto da Terence Ross nello Slam Dunk Contest e l’inarrivabile performance di Kyle Irving nel Three Point Shootout, il weekend texano dell’All Star Game 2013 si prepara all’ultimo atto con la classica sfida tra le stelle della Eastern e della Western Conference. L’attesa è come al solito agonizzante: quasi quaranta minuti di presentazione degli uomini TNT e di sana pubblicità americana prima della palla a due, ma per fortuna il secondo semestre rinizia il 4 marzo e per una notte posso anche attendere senza troppi problemi. L’imbarazzante giacca di Craig Sager è certo una prima cartolina di una serata che alla fine vedrà più spettacolo nelle pause che sul parquet, rimarcando la linea guida dei due giorni precedenti priva di momenti che entreranno davvero nella storia dell’ASG, la seconda arriva subito dopo con lo sguardo affascinato di un biondo bambino a cui non sembra vero essere in campo con le stelle della Lega e poter persino passare palla a Durant nella fase di riscaldamento.
Dopo le pompose presentazioni e gli inni nazionali si entra nel vivo della gara fin da subito caratterizzata dalle classiche non-difese con attacchi perlopiù incentrati su schiacciate e penetrazioni mai contestate. In meno di tre minuti CP3 ha già tre assists, l’ultimo, il più bello, è un delizioso pallone dietro la schiena per Kobe, un’azione che tanti tifosi losangeleni hanno potuto solo immaginare in quel fatidico giorno di dicembre di due anni fa. Le buone notizie per i tifosi lacustri arrivano se non altro dai 15 minuti giocati da parte di Howard, che attenendosi a quanto dichiarato nei giorni scorsi, fa solo presenza avendo sfruttato la pausa per provare a migliorare le delicate condizioni fisiche in cui l’ex centro dei Magic si trova dalla scorsa estate. Dall’altra parte c’è il solito inarrestabile LeBron e un Carmelo Anthony in grande spolvero, segno che la contusione al braccio destro è stata pienamente superata. Verso la fine del primo quarto, mentre scendono in campo le “riserve”, ricompare il biondino proprio dietro la panchina degli East, mentre su quella dei West Kobe ride e scherza come può, una scena ben più rara in questa travagliata stagione. Dopo un primo quarto dal punteggio quasi normale (31-26 in favore delle maglie rosse), dal secondo periodo in poi la partita ritorna sugli standard da ASG e mentre James&co. possono contare sui punti di Wade e Irving, per gli avversari è sempre KD a trovare la via del canestro con 19 punti a metà partita per poi chiudere a quota 30, miglior realizzatore della serata.
Per decretare la squadra vincitrice, però, bisogna attendere gli ultimi due minuti di gioco quando gli East grazie ad una tripla di Paul George ritornano fino al -5; poco prima una delle Top 10 della nottata, con Kobe a stoppare da dietro James per il contropiede in solitaria targato ancora una volta Durant. Lo stesso #6 degli Heat perde nuovamente palla nell’azione successiva consentendo ai West di rimettere 8 lunghezze di distanza e chiudendo di fatto ogni conto, ma per Bryant non è ancora tempo di sorrisi e con una difesa tutto campo da antologia costringe “Il prescelto” a farsi stoppare un’altra volta, facendo giustamente innervosire i suoi fan (me compreso) a cui sarebbe piaciuto vedere questa versione difensiva del Mamba anche nelle scorse 54 gare di RS. Finisce 143-138 per i West che vincono il quarto titolo in cinque anni, mentre il premio di MVP va giustamente a Chris Paul (20 punti + 15 assists), impeccabile in ogni parte del campo, confermando una stagione strepitosa alla guida dei Clippers che possono oggi ambire davvero molto in alto. Alla premiazione ospite d’onore è il figlio di Paul, comparso venerdì anche sul profilo Twitter di Bryant mentre giocava proprio con la figlia del #24 che così commentava “Almeno loro possono giocare insieme senza alcun veto dell’NBA…”.
Chiusi i battenti sulla 62a edizione dell’All Star Game è giusto sottolineare come la sfida East-West sia stata nonostante tutto piacevole, anche se forse un po’ povera di grande spettacolo come tutto il weekend. Terrei come ultime due immagini così la schiacciata a due mani con 5 (rapidissimi)passi di Usain Bolt nella gara delle celebrità di venerdì e l’ormai virale ballo “Harlem Shake” che è inevitabilmente approdato anche alla tre giorni di Houston. In fondo anche questo è puro show.
Michele Di Terlizzi