BOLOGNA – Sarà che il tempo a marzo è pazzo. Sarà che negli Stati Uniti imperversa la March Madness. Fatto sta che Virtus e Avellino, nel recupero della 5^ giornata di ritorno, hanno messo in scena una partita che, se non è stata la più folle della stagione, di sicuro c’è andata vicina. 53-26 Bologna all’intervallo, dopo un secondo quarto terminato 28-7 con Avellino al 13% dal campo nella frazione. La stessa Avellino che, 7’ più tardi, è sul -4, al termine di un parziale di 21-0, all’interno di un quarto da 73% al tiro e il 67% da tre. La Virtus, poi, toccherà di nuovo il +21, con la Sidigas troppo stanca per completare la rimonta prima, e cercare di riacciuffare il match dopo. Scherzi di una partita che, a ben vedere, non metteva granchè in palio. Gli ospiti inseguivano la sesta vittoria consecutiva e un sogno playoff comunque distante 6 punti. Bologna i due punti che avrebbero significato la salvezza praticamente certa (non che prima fosse particolarmente in discussione) e comunque una prova d’orgoglio per i propri tifosi e coach Bechi. Missione compiuta, come di sicuro non si aspettavano i più, ma comunque missione compiuta. Segnando anche oltre 90 punti tra l’altro, in una delle rare occasioni dove la coppia USA originaria (Hasbrouck – Smith) ha giocato come era nelle previsioni di inizio anno della staff tecnico. Bene e male un po’ tutti. Bene, benissimo i 33/34 minuti attorno a quel parziale devastante di Avellino. Ottimo Poeta, positivo Gigli nonostante i problemi al ginocchio, bene Gaddefors, discreto Pullen, buoni segnali dal giovane Fontecchio. Tutti bocciati, ovviamente, in quei 7’ di follia. Che però, per una volta, non hanno fatto male. Niente da fare per la Scandone, che ha davvero accarezzato il sogno di una rimonta pazzesca, visti anche i guai fisici di Lakovic e l’assenza di Ivanov. Sul -4 verso fine terzo periodo, non si capiva davvero come Bologna potesse tornare a capo di una partita che era saldamente nelle mani di Spinelli e compagni. Poi, com’è normale che sia, è finita la benzina e i biancoverdi non ne hanno avuto per infilare il sesto successo consecutivo. Peccato, ma bisognerà riflettere sulla pessima prestazione difensiva della squadra, che ha certamente risentito dei problemi fisici di Lakovic, negativo nel primo tempo e poi non schierato in seguito. Con questi alti e bassi sabato con Siena difficilmente si farà strada.
Squadre che in partenza dimostrano di avere la testa abbastanza sgombra da preoccupazioni, e le buone percentuali offensive lo dimostrano. Certo, le difese aiutano, ma almeno in partenza si vede sul parquet una pallacanestro godibile. Bologna punta sui servizi per Gigli nei pressi del canestro, spalleggiato da uno Smith presente e dalla pericolosità di Hasbrouck (che pare in uscita: sembrerebbe, infatti, aver già firmato con una squadra straniera, non avendo però il nulla osta della società) da dietro l’arco. Avellino parte un po’ più lenta ma in breve recupera la mira. Dragovic e Richardson aprono il fuoco da dietro l’arco, anche se il vero protagonista è Taquan Dean, che ha spazi per armare la propria mano e si fa sentire anche a rimbalzo. Al primo giro di cambi buon impatto del baby virtussino Fontecchio e al 10° Bologna comanda 25-19.
La partita, però, si spacca presto. Avellino apre il secondo quarto non segnando per quasi 5’. Le percentuali da tre punti crollano e, nonostante il controllo dei rimbalzi offensivi, gli uomini di Pancotto non riescono a smuovere il tabellone. La Virtus inizialmente sembra non approfittarne, zoppicando lei pure per qualche minuto nella metà campo offensiva, ma, raggiunta la doppia cifra di vantaggio, sblocca i propri ingranaggi. Pancotto, vista la malaparata, prova la zona, ma è peggio che andar di notte: Hasbrouck le dà subito il benvenuto con un canestro da tre, imitato da Smith. Lakovic perde un pallone banale e Poeta, sul recupero, fa +18. Gaddefors partecipa al banchetto di tiro pesante e in un amen Bologna si trova a fare accademia contro una squadra che, persa la bussola in attacco, lascia praterie anche in difesa. L’alley oop di Poeta ancora per Gaddefors è il culmine della situazione e sempre lo svedese mette l’appoggio di un pesantissimo 53-26, al termine di un quarto da incubo per gli irpini terminato 28-7, con un complessivo 2/15 al tiro, 7 perse, di cui 4 di un disastroso Lakovic, e -6 di valutazione di squadra.
Ma se qualcuno pensava che la partita fosse finita (ed erano in parecchi…), beh, si sbagliava. Pancotto, preso atto delle pessime condizioni di Lakovic, butta immediatamente nella mischia Spinelli, la Virtus rientra in campo convinta di dover affrontare 20’ di garbage time, e Avellino si accende sulle ali di Taquan Dean. I Lupi segnano 26 punti, quanti quelli di tutto il primo tempo, in 5 minuti e mezzo, incluso un parziale di 21-0 firmato dal trio Dean, Richardson, Brown. Bechi è incredulo a bordo campo. In un attimo gli avversari sono a -6 e con tutta l’inerzia della partita in mano. Poeta, dopo un primo tempo imperioso, è improvvisamente fuori dalla gara, Imbrò non lo sostituisce al meglio e allora il coach virtussino prova la coppia Pullen-Hasbrouck, ma è Spinelli a portare i suoi al -4. In chiusura di tempo, però, Bologna riesce a recuperare un po’ di ossigeno grazie ai propri americani che, una volta tanto, si distinguono in positivo: Pullen, Hasbrouck e Smith mettono un canestro a testa per un mini parziale di 6-0 che permette ai bianconeri di affacciarsi all’ultima frazione con un vantaggio di 10 punti che sembrava un miraggio fino a poco prima. Per i soli parziali, Avellino passa da 2/15 a 11/15 nella terza frazione nei tiri dal campo, con 6/9 da tre…
Il parziale Virtus si estende fino a 10-0 (74-60) in apertura di 4° periodo, ancora con gli americani al comando delle operazioni. Gli ospiti di sicuro risentono delle fatiche della rimonta e perdono di nuovo contatto, affossati anche da un tecnico assassino preso da Hunter. Rocca e Pullen dalla lunetta e Hasbrouck in penetrazione riportano la V Nera al +17 (81-64) con 6’30” da giocare. A questo punto Bologna non commette più l’errore di fermarsi e non si volta indietro. Ancora un tecnico contro Avellino, questa volta a Richardson, aumenta di nuovo il divario, per mano di Poeta, tornato in controllo dopo i 5’ di follia precedenti. Gli ospiti si affidano al corri e tira che questa volta non paga e in difesa tornano quelli del secondo quarto, con il solo Dragovic a smistar mazzate ai malcapitati Gigli e Rocca. Il divario supera di nuova quota 20 punti e, per quanto gli uomini di Pancotto non cessino comunque di lottare, la partita si avvia alla sua conclusione senza altri incredibili colpi di scena, lasciando comunque agli spettatori una serata certamente non piatta.
Oknoplast Bologna – Sidigas Avellino 94-78
Parziali: 25-19; 28-7; 17-34; 24-18;
Progressione: 25-19; 53-26; 70-60; 94-78;
MVP: Non facile trovarne uno. Il premio probabilmente andrebbe a Peppe Poeta, che gioca sempre in condizioni precarie ma, a parte il passaggio a vuoto nel terzo periodo, compila una partita di tutta sostanza. Ma come detto, sarebbe ingiusto non fare menzione anche della coppia Hasbrouck-Smith, che segna 36 punti con alte percentuali di tiro.
WVP: Non si può certo dire Lakovic. La sua partita è stata negativa, ma per colpa della condizioni fisiche. La palma di peggiore allora la diamo a Jimmy Lee Hunter, l’unico che non si è mai acceso per Avellino. E che ha pure preso un fallo tecnico molto pesante.
SALA STAMPA
Luca Bechi
Cesare Pancotto
Nicolò Fiumi