“Giocare in un college non propriamente sotto i riflettori e le telecamere delle tv nazionali (Davidson, ndr) ha certamente nascosto il talento di Curry“. Parola di GM NBA. Basta questa giustificazione per essersi persi un giocatore come la point-guard dei Warriors?
Probabilmente no, ma la scusa va trovata, dato che la mancanza di spiegazioni potrebbe causare anche più di un licenziamento. E sì che Wardell Stephen Curry II, questo il nome completo, è stato nella stagione 2008-2009 il miglior marcatore di tutta l’NCAA con 28.6 punti di media…
In realtà Golden State che è stata evidentemente più lungimirante delle precedenti 6 squadre che chiamavano al draft 2009 se l’è aggiudicato con il 7° pick. Le altre ragioni, le principali, perchè una scelta potenzialmente da primi 3 del lotto sia scesa alla 7 sono le caratteristiche fisiche di Curry, considerato forse troppo esile per il livello superiore. Ma ai Warriors che si sono trovati in casa questo gioiellino cosa ha dato fino a qui Steph?
Intanto diciamo che il figlio di Dell ha ereditato il tiro dal padre, dalla lunga distanza, anche lunghissima e non solo. Può giocare entrambi gli spot nel backcourt dei Warriors, e soprattutto quando a menare le danze è Jack, lui da un lato e Thompson (altro figlio d’arte) dall’altro si sono rivelati delle autentiche minacce per le difese della Western Conference, chiedere a Denver per maggiori dettagli.
Prevalentemente però Curry agisce da point-guard, un playmaker moderno, se così vogliamo definirlo, che sa giocare per la squadra così come per se stesso. Mettersi in proprio non è certamente un problema per il #30 nativo del North Carolina. I punti nelle mani li ha sempre avuti fin dai tempi dell’high school, dove a Charlotte faceva (tanto) e disfava a piacimento. Davvero increscioso ritrovarlo quindi in un college minore, comunque non una “power house” come potrebbero essere una Kentucky, Louisville, Michigan State o le padrone di casa, North Carolina e Duke.
L’azzardo, dopo i playoffs che i Warriors hanno appena concluso in modo comunque trionfale (e a Stephen oggi verranno addirittura consegnate le chiavi della città in una cerimonia con il sindaco di San Francisco), viene abbastanza semplice: può essere questa guardia di 1.91 per pochissimi chili di peso un futuro MVP della Lega? Ragioniamoci.
“Questo è Kevin Durant senza avere gli stessi centimetri” altra dichiarazione della quale poi (non)pentirsi. E infatti guardando la post-season e le sue iperboliche prove balistiche il primo accostamento al quale ho pensato anche io è quello con Kevin Durant. Diciamo però che il nostro parte appunto da 20 centimetri circa più in basso, non poco direi, soprattutto se il fisico è stato il fattore – come detto inizialmente – fondamentale fino ad oggi, in parte in negativo nella considerazione degli addetti ai lavori, allora è giusto che poi se ne tenga conto anche quando c’è da elogiarne, a maggior ragione, le qualità, che vanno appunto al di là di kg e centimetri.
Come KD35, anche Curry ha l’innata capacità di caricarsi offensivamente la propria squadra sulle spalle. Può crearsi un tiro dal palleggio, con un rilascio fulminante, così come giocare da esterno di fianco a un altra point-guard. E’ rapido con e senza la palla e ha un trattamento di quest’ultima sicuramente migliore di Durant. Il crossover non è ancora da “spezza caviglie” ma siamo in quella zona, solo che magari i play con questa capacità poi non hanno la stessa disarmante facilità a tirare e far canestro.
La distanza non sembra un problema, così come Durant, ma ancor meglio per l’immediata analisi che il suo radar personale sa fare nel pescare il compagno libero, una volta creato scompiglio nell’area avversaria. In particolare dopo aver giocato un pick’n’roll centrale con il lungo, Steph è in grado sia di servirlo sul “roll” con tempi svizzeri, sia di “ricalciarla fuori” (perdonerete la traduzione dal gergo americano del gioco) per i compagni sul perimetro, meglio se in un angolo, lontani dalle possibili rotazioni della difesa.
Ah difesa. Chi era costei, potrebbero chiedersi in molti continuando il paragone con l’all-star di OKC? Attenzione: non stiamo dicendo che Durant ora appare un brocco se affiancato a Curry, tutt’altro. Stiamo solo sostenendo che Durant sfrutta (e perchè non dovrebbe?) braccia interminabili e centimetri che la natura non ha voluto elargire alla guardia di Golden State, che invece ne fa una questione di rapidità, di miglior movimento dei piedi e astuzia nel mettersi spesso col corpo nel posto giusto, al momento giusto, sulle linee di penetrazione.
Se Kevin è più efficace giocando invece sulle linee di passaggio, dove una palla intercettata diventa automaticamente una schiacciata in campo aperto, Stephen può rubartela in un amen dal palleggio, e non è detto che il risultato dall’altra parte del campo siano “solo” due punti, anche se ottenuti in modo meno roboante.
In sintesi il ragazzo “can play”! Passa oltre la media (più di 8 assist per uno che segna così tanto, in una post-season NBA sono uno sproposito), difende più che degnamente e in attacco sa che farsene del pallone, se scotta ancora meglio. E’ nata una stella? Io per precauzione non scommetterei più contro di lui.