
Czyz vs Cusin nella gara d’andata
Roma, 23 maggio 2013 – Roma contro Cantù o Cantù contro Roma, scegliete voi da quale parte vederla. La logica direbbe Roma-Cantù considerando che il vantaggio del fattore campo arride all’Urbe ma, come confermato e come accade sovente nei Playoff, il fattore campo significa poco o nulla specialmente poi se c’è di mezzo l’ACEA e la Cantù di Andrea Trinchieri. A confermare questo andamento, il pensiero corre in particolar modo alla Lenovo, capace d’espugnare il Palaserradimigni in una spettacolare Gara 7 con i sardi sconfitti solo al suono della sirena. Per non parlare poi della Virtus Roma, la squadra che in stagione regolare ha chiuso alle spalle di Milano per il maggior numero di vittorie esterne, dieci per l’esattezza, e subendo l’identico numero di sconfitte in trasferta, cinque, e tra le mura amiche. Equilibrio assoluto quindi per i romani di Calvani, segno che per questa squadra non importa dove si giochi per esprimere il proprio basket. Discorso diverso invece per i vincitori della Supercoppa 2012-13, a malpartito lontano dal Pianella in campionato e spesso in difficoltà durante tutto l’anno con 13 sconfitte sul groppone, in particolar modo dopo la delusione patita in Eurolega con la mancata qualificazione alle Top 16 e l’eliminazione ai quarti, proprio per mano dell’ACEA, in Coppa Italia a Milano.

Datome al tiro nella gara di ritorno al Pianella
ACEA Virtus Roma
L’entusiasmo è palpabile in casa Virtus Roma. Un campionato che ha ridato fiducia a tutto l’ambiente e questa serie vincente contro Reggio Emilia, alla fine della Regular Season una delle squadre più in forma della Lega, ha rafforzato il legame che vincola da sempre un pubblico sempre pronto a sostenere i propri ragazzi in modo esemplare. E già partono sull’onda di questo ritrovato entusiasmo i ricordi che s’intrecciano con la storia, il primo ed unico scudetto del 1983 dopo aver superato proprio Cantù in semifinale e sempre con il favore della “bella” in casa, proprio come accade oggi. Ma sono solo ricordi o pura scaramanzia, è molto difficile affermare che ci possa essere un legame tra quella Roma contro quella Cantù e le squadre che si affronteranno domani al meglio delle sette gare, ecco, già questo particolare sposta decisamente l’asse delle valutazioni su valori sconosciuti perchè all’epoca si giocava al meglio delle tre gare. Però per gli amanti della cabala salta agli occhi osservare che Roma è stata eliminata da Cantù durante i Playoffs solo nei quarti e nella stagione 1984-85 (con l’allora Bancoroma di Mario De Sisti in panca e contro l’Arexons Cantù di Charlie Recalcati, 1-2 e con scarti minimi e con la bella al Pianella finita 106-104), e che anzi, per giocare l’ultima finale scudetto giocata dalla Virtus nel 2008 contro Siena, l’allora Lottomatica di Jasmin Repesa sconfisse ai quarti, al meglio delle cinque gare, la NGC Cantù di Pino Sacripanti.
Passando ai temi tecnici più appetibili, partiamo dalle tre gare disputate in questa stagione dalle due squadre, a conferma dell’impalpabilità del fattore campo tra esse, Cantù vinse in settembre a Roma e la Virtus ricambiò il favore ai brianzoli a febbraio, bissando un pò clamorosamente al Forum di Assago nei quarti dell’edizione stagionale della Coppa Italia, totale quindi due ad uno per i capitolini. Ma se analizzo le tre gare viste, posso certamente affermare che serviranno poco per cercare di prevedere quali siano i temi tecnici di questa serie perchè tutte e tre fortemente viziate dai caratteri umorali e poco tecnici dei tre differenti periodi in cui si giocarono le tre gare, nonostante la vittoria di Cantù per l’ACEA ed il bis in Coppa Italia si susseguirono a distanza di quasi dieci giorni l’una dall’altra.
All’andata al Pala Tiziano l’allora chebolletta Cantù arrivò sulle ali dell’entusiasmo del barrage vinto a Desio per l’Eurolega, stentò a carburare con nella testa e nelle gambe proprio l’impresa compiuta 72 ore prima ma nel momento in cui Roma tentò l’allungo nel terzo periodo, Trinchieri chiamò time-out predisponendo una squadra larga in fase d’attacco che cominciò a ricevere palloni su palloni dal penetra e scarica dei vari Smith e Tabu, mandando così a nozze Aradori, Mazzarino, Leunen e Brooks e sfruttando le doti atletiche di un Tyus in quell’inizio stagione al quasi 85% da due (articolo correlato)! Al ritorno, Roma rese la pariglia ma non si più disconoscere che proprio in quei giorni l’ambiente canturino fosse scosso dall’eliminazione alle Top 16 e dal fatto che la dirigenza stesse per cedere Markoishivili al Galatasaray (anche Datome fu contattato dai turchi, inutilmente), per ovvie ragioni di budget da salvaguardare. E la stessa ala georgiana disputò quella sera l’ultima gara in maglia biancoazzurra ma Roma sfruttò al meglio le sue doti e le fragilità mentali degli avversari, e forse anche un Trinchieri che dimenticò in panchina Aradori per lunghissima parte del quarto periodo (articolo correlato). Ed in Coppa Italia stessa musica, Cantù ancora in uno stato marcato di depressione anche se con Mancinelli a rinforzo da neanche 7 giorni contro una Roma decisa e tosta, quasi sempre in vantaggio ma svagata al punto di subire un parziale importante nel periodo decisivo, regalando quasi agli avversari una vera e propria impresa (articolo correlato).

Datome in azione in Coppa Italia a febbraio
Oggi, sembra strano ma è così, è tutto diverso. Innanzitutto questa Roma vittoriosa contro una buonissima Trenkwalder ha ritrovato un buon feeling con la propria difesa, aspetto tecnico non eseguito con continuità e diligenza durante tutta la serie. Se si desidera continuare a sognare, tenere a bada i mitragliatori canturini deve essere l’imperativo categorico dei ragazzi di Calvani perchè evitare di mettere in ritmo gente come Aradori, Mazzarino, Leunen, Tabu e l’ultimo arrivato Ragland deve essere l’imperativo categorico. Allargare il campo quindi per difendere forte cercando però di non subire troppo le soluzioni da post basso di Brooks, Mancinelli, Tyus e Cusin perchè la caratteristica di Cantù è quella di andare a segno con tutti coloro che scendono in campo in modo abbastanza equilibrato, lo dice il sistema di Trinchieri ed i dati in relazione agli assist: ad esempio solo in Gara 7 a Sassari, 6 assist per Ragland ed addirittura 5 per Leunen. Particolare attenzione dovrà essere assegnata proprio a Joe Ragland, capace di guidare la squadra come non sono riusciti a fare prima e dopo il suo rientro dal lungo infortunio Jerry Smith e Jonathan Tabu che però, soprattutto il secondo, se in giornata dalla lunga può risultare pericoloso.
Ma Roma ha anche le sue certezze. Oltre alla ritrovata vena difensiva come dicevamo, con Gani Lawal finalmente più partecipe come non accadeva da tempo a fungere da baluastro difensivo e ad un Brian Bailey jolly difensivo ed attaccante in pectore aggiunto soprattutto in penetrazione considerando la batteria delle guardie canturine non certamente superiore fisicamente alla sua taglia, c’è anche un Bobby Jones formato Legadue-Pistoia dell’anno scorso per la soddisfazione di chi aveva puntato su di lui. L’ala nativa di Compton sta finalmente portando il suo contributo in termini di presenza fisica in ambo le fasi di gioco, tenendo a bada chiunque gli venga assegnato da Calvani ma sta anche segnando canestri decisivi, punti pesanti come solo quelli dei Playoffs sanno essere oltre che a farsi sentire a rimbalzo. C’è poi il super Gigi Datome che sarà presumibilmente il nemico pubblico n.ro 1 dei brianzoli assieme a Phil Goss, mai in passato giunto così lontano in campionato da quando è in Italia, valore aggiunto specie in chiave offensiva. Infine tutto il roster guidato da Jordan Taylor, protagonista assoluto nella delicata Gara 4 a Reggio ove Roma impattò la serie ma poi non proprio a suo agio nelle succesive sfide e soprattutto in Gara 1, segno che il ragazzo avverte (logicamente, pure..), il clima infuocato dei playoffs. E ci si attende anche molto da Lollo D’ercole (utilissimo in fase difensiva ma di contro meno lucido in attacco), Petar Lorant ed Olek Czyz, specie quest’ultimo mattatore nella gara di Coppa Italia in cui stese gli avversari con la miglior prestazione in carriera. La sua durezza fisica mista al suo atletismo potrebbe essere un ottimo antidoto ai pari ruolo canturini, l’importante è che il giovane Olek sappia adattarsi a quanto avverrà in gara, senza eccedere in personalismi e badando al solo.
Lenovo Cantù
Una stagione travagliata, infernale a dire il vero sino a Gara 7 in Sardegna, ovverossia come un’intera annata possa cambiare od indirizzarsi in modo diverso in base ad una vittoria così pesante. Iniziata con un successo bello e convincente in Supercoppa contro Siena, a spezzare la dittatura biancoverde in Italia e presentandosi con giovani volti e scelte coraggiose nel roster, Cantù o se preferite

Aradori vs Taylor all’andata al Pala Tiziano
il Trinchieri quater inizia bene, prosegue meglio con la vittoria nel barrage di Eurolega ma lentamente, specialmente dopo l’infortunio a Jerry Smith, si complica. Il vulcanico 44enne coach milanese sembra perdere le certezze di sempre, a poco vale la presenza accanto a lui da inizio stagione di Lele Molin e fioccano le sconfitte, evento raro in campionato negli anni passati. Arriva Kevin Anderson per tamponare il crack di Smith, con insolito ritardo, ma si rivelerà un flop e Jonathan Tabu mostrerà tutti i suoi limiti specie nei possessi caldi, decisivi, quelli degli ultimi secondi o dei palloni che scottano. A sovraccaricare questo clima sfiduciato alla “Houston, we’ve a problem!”, arriva dopo l’inattesa mancata qualificazione alle Top 16 in Eurolega per mano di Lubjiana (non del Barcellona…), la rinuncia dolorosa a Manuchar Markoishivili, l’emiliazione al Forum di Assago da parte della Virtus Roma dalla Coppa Italia e la firma di Andrea Trinchieri per la Nazionale Greca serve solo molto a chi vuole vedere, nello sgretolamento progressivo del gioco e della macchina da guerra canturina, il segno della resa. A questo s’aggiungono malesseri e dissapori nello spogliatoio tra qualche nuovo arrivato e lo stesso coach milanese, come spesso accade quando si perde….
Cambia anche il main sponsor come il tempo in questa strana primavera ma la barra si rimette a dritta, arriva Joe Ragland e si ritrova di colpo smalto, intensità e cattiveria e la serie contro Sassari è un piccolo capolavoro di come calarsi a 360° anima e cuore nell’impresa, contro una squadra di notevole spessore tecnico e talento, Gara 7 ne è la gemma più preziosa perchè la Trinchieri’s Band firma una gara perfetta. E da questo Cantù riparte, dalle convinzioni di non essere di colpo diventato un corpo estraneo alla voce “ambizioni” riuscendo a capitalizzare probabilmente tutta la rabbia accumulata in questi mesi invernali.

Trinchieri ed Arrigoni
E se anche Roma ha il vantaggio del fattore campo, ci vuole poco a credere che anche questa serie rischia di essere lunghissima ma la Lenovo dovrà guardarsi da un eccesso di sicurezza che potrebbe essere letale. Parola d’ordine “limitare Datome” e cercare di soffrire il meno possibile l’atletismo di Roma che vanta un tasso superiore, non marcatamente ma superiore, per cercare il colpaccio sin da Gara 1 perchè l’ACEA potrebbe essere molto pericolosa al Pianella partendo da 0-2 nella serie. Ma se Ragland continuasse a rendere come sta rendendo nulla è precluso anche se gli obiettori protebbero osservare che contro i cugini Diener in fase di difensiva non è poi così impossibile brillare. Infine, se Cusin dovesse avere la metà del minutaggio impostogli da Trinchieri come nella serie contro Sassari, esiste il problema di contrastare Lawal e perciò si cavalcherà più Tyus o si darà maggiore spazio a Scekic?
Si parte domani, allacciate le cinture e godiamoci lo spettacolo.
Si gioca: Venerdì 24 maggio, ore 20:10, Pala Tiziano in Roma per Gara 1, Lunedì 28 maggio ore 20:00 per Gara 2
Fabrizio Noto/FRED