
Cesare Pancotto in panca per la Sidigas
Una stagione vietata ai malati di cuore per la Sidigas Avellino, dominata da tanti insuccessi all’inizio e una strepitosa rimonta finale che quasi non riusciva a portare i lupi irpini ai playoff. Tre allenatori, un roster modificato in corsa con arrivi di rilievo che avevano rimpiazzato i tanti, forse troppi “giocattoli rotti” che erano arrivati in estate, senza mai incidere troppo, sono le chiavi dell’instabilità dei biancoverdi che dovranno provare a ripartire per la prossima stagione, provando ad evitare gli errori già commessi.
La partenza con Valli, l’intermezzo di Tucci, l’arrivo salvifico di Pancotto, sono le tre facce della stagione avellinese, partita male, con andamento ondivago nel mezzo, ai margini della bassissima classifica, strepitosa, specie sotto il profilo emotivo, nel finale. Cesare Pancotto non è stato di certo un mago, ma ha svegliato la squadra dal punto di vista psicologico, togliendole quel torpore e quella “disperazione” che sembrava essere un brutta scimmia sulle spalle dei giocatori. L’ascesa e la risalita, però, non sarebbero stati possibili senza l’inserimento di un nuovo cervello a trascinare questa squadra, ovvero l’arrivo di Jaka Lakovic, che con il suo carisma, la sua leadership e tante, infinite triple, ha saputo regalare al suo pubblico prima la speranza, poi il sogno.

Coach Valli, primo allenatore della stagione
Un anno comunque, preme ricordarlo, segnato da tanti infortuni e tanti cambi in corsa, con Hunter, Brown, Ivanov e Dean che sono arrivati a prendere in mano un gruppo in cui Richardson era il solo americano a salvarsi, insieme ovviamente al “sindaco” Johnson. Avellino è arrivata al giro di boa con il morale sotto le scarpe, affossata da tante sconfitte casalinghe che sembravano metterla con un piede in serie A2, visto che squadre come Pesaro e Biella, che le erano dietro, avevano già ottenuto la W e con ampio scarto. Inoltre, proprio a chiusura di un anno disastroso, il derby con Caserta perso davanti al pubblico amico, dopo un vantaggio di venti minuti nel terzo quarto sembrava più di un campanello d’allarme. Era curioso che però i punti nel carniere fossero arrivati proprio da match impossibili sulla carta da vincere, come le gare contro Milano, Bologna, Brindisi e Venezia.
La stagione della Sidigas cambia con un filotto di sei vittorie consecutive che permette ai biancoverdi di tirare il fiato, con Cantù e Sassari che cadono al PalaDelMauro e Biella battuta a domicilio, e poi Montepaschi, Brindisi e Roma. Avellino non perde più, si rilancia prepotente verso la zona playoff ma le sconfitte casalinghe con Reggio Emilia e Venezia, costringono i lupi a rimanere ancora nella tana. Ma si sa che dopo aver fatto tanto, ci si può aspettare ancora qualcosa di positivo. In Casa Sidigas non si bada ora più a spese e proprio dalla buona base di partenza costruita quest’anno si vuole provare a creare un roster competitivo fin da subito anche in vista dell’anno prossimo. Di qui il ritorno di Vitucci, la conferma di Lakovic, Dean, Ivanov, e la certezza che la squadra del presidente Sanpietro ha ancora voglia di lavorare. Non si tratta più di sommersi o salvati, Avellino vuole diventare una realtà del basket e tornare a quei successi non così lontani nel tempo. CI vorrà maggiore oculatezza sul mercato, e riduzione al minimo dei rischi… Soffrire è sempre una prerogativa a queste latitudini, ma riuscire a togliersi qualche soddisfazione è sempre la ciliegina sulla torta, anche in annate da dimenticare come questa.
Domenico Landolfo