Roma, 4 luglio 2013 – E’ difficile, estremamente difficile per uno come il sottoscritto, narratore di una stagione tra l’incredibile e l’esaltante come quella dell’ACEA Virtus Roma 2012-13, descrivere oggi le sensazioni che ha provato nel vedere Marco Calvani, in un bel ristorante nei pressi del PalaTiziano, narrare la sua storia ed i suoi perchè in risposta al comunicato con il quale Nicola Alberani ha di fatto ieri sancito la separazione tra lui e la stessa Virtus Roma.
Ognuno è libero di pensarla come crede ma sarei un ipocrita se non scrivessi che dopo la sconfitta scudetto (mai sconfitta è stata così applaudita nella storia del basket romano, a mio ricordo ma il dispiacere c’è stato, eccome!), dopo la dolorosa rinuncia all’Eurolega e la possibile perdita del Capitano-simbolo Gigi Datome verso (giustamente), il pianeta NBA, il popolo dei tifosi virtussini non si aspettava anche questo colpo allo stomaco, un colpo direi anche di teatro.
Già, perchè di teatro si è trattato. Per come il sottoscritto ha potuto conoscere la professionalità e soprattutto l’onestà intellettuale di Marco Calvani è difficile pensare o credere che il tira-e-molla messo in scena in questi ultimi giorni dalla Dirigenza capitolina sia stata meritata da quest’ultimo, direi anzi che la situazione è stata nella sua complessità quantomeno inappropriata nei modi e nei confronti di una persona che è da tempo parte integrante del mondo Virtus Roma e che di fatto lo resterà sempre.
Non era molto meglio definire tutto il giorno stesso, ad esempio, della conferenza della rinuncia all’Eurolega o comunque prima che si giungesse ad oggi, nel momento della stagione in cui lo stesso Calvani non può trovare spazio su nessuna panchina in Lega A?
Non mi ergo a censore, tutt’altro, ma se la crescita di una società passa dalla matura consapevolezza di rinunciare ad una competizione com’è la massima vetrina continentale, scelta amara ma condivisibile per continuare ad esistere e per crescere progressivamente senza strappi, questa vicenda fa ricadere o ripiombare la Virtus Roma nel clima funesto di diverse stagioni orsono con incomprensioni, malesseri e malumori che misero il club dell’Urbe nelle peggiori condizioni possibili per acquisire credibilità e senso di appartenenza a chiunque gli si accostasse, sia sul campo che dietro una scrivania.
Ma tant’è, ormai la stagione 2012-13 è finita in bacheca. Con essa però restano i ricordi e le sensazioni indelebili che questa incredibile Virtus Roma, guidata sul campo da Marco Calvani ma così bene coadiuvata dallo staff tecnico e dai dirigenti fuori dal campo, come appunto Nicola Alberani in primis e Francesco Carotti, han lasciato con sè nel profondo dell’animo collettivo di un intero pubblico.
Un meccanismo perfetto direi, quasi indistruttibile visto dall’esterno e che invece si è rotto come un piatto di porcellana lanciato verso un muro, rimettere insieme i cocci sarebbe stato possibile o no per continuare a far funzionare al meglio la macchina? Non lo sapremo mai, chi vi scrive sostiene che per il bene di uno scopo comune le divergenze s’appianano anche se a denti stretti ma evidentemente i protagonisti di questa storia han ritenuto il contrario, nessuno escluso e forse è un bene che sia così.
Comunque, per chi ha nel cuore la Virtus Roma, non dimentichi mai questa stagione e gli autori, tutti quanti, di un piccolo ma significativo capolavoro di caparbietà, grinta e di voler credere duramente e sino in fondo nel lavoro quotidiano: da oggi la stagione 2012-13 del club capitolino si chiude per essere consegnata dalla storia e da essa, forse, nella leggenda dello sport addirittura nazionale.
Conferenza Stampa Calvani 4Lug2013
Fabrizio Noto/FRED