“Un vincente lavora ogni giorno per migliorare i propri limiti, trasformarli in abilità e raggiungere così i suoi obiettivi” e la frase di Larry Bird è prettamente calzante quando vogliamo definire un talento cristallino, che si unisce alla grinta di chi non molla un centimetro per nulla al mondo e una gran dose di quella insana sregolatezza che distinguono i campioni dai giocatori bravi. Alle volte, in una gara di basket, sarebbe bello poter avere come alla tv il tasto pausa, fast rewind/forward per poter analizzare meglio alcune dinamiche del gioco, che spesso regalano emozioni e ti fanno perdere il senso tecnico reale di quel che è avvenuto. Nell’approcciarci alla chiacchierata con la nostra ospite Carlotta Picco, guardia del Geas Sesto S.Giovanni (che quest’anno si dividerà in doppio tesseramento anche con il Carugate in A3), è giusto provare a fermarsi un attimo, e mettere a fuoco un momento che forse può far conoscere meglio agli appassionati la protagonista della nostra intervista. Lo scenario è quello di Mosciano Sant’Angelo, la semifinale under 17 tra il Geas e la Reyer, uno scontro tra titani. Dopo 38′ le lombarde, anche avanti e di parecchio nel primo tempo, si ritrovano sotto di 11 punti, con una sconfitta che sembra oramai prossima. La nostra atleta, è 0/7 dal campo in una gara che le ha visto sputare dal ferro qualsiasi conclusione, si è sbattuta tanto in difesa, ma fino ad adesso non è bastato. Eccola però recuperare un pallone, lanciare la transizione per le compagne, poi farsi trovare pronta in angolo; la palla arriva, il tiro parte e buca la retina… Poco dopo la scena si ripete, altro recupero dietro, adrenalina a mille e palla che dopo un rimbalzo offensivo finisce di nuovo nelle sue mani che senza esitare scrivono il -3. Sul possesso difensivo decisivo è un suo show difensivo a propiziare il recupero di Kacerik: tutti si aspettano che sia Zandalasini a prendere la tripla per il supplementare, ma la palla invece finisce nelle mani del folletto biondo in maglia 10, che spara la terza tripla in novanta secondi, mandando la gara al supplementare, vinta poi proprio dalle lombarde. Ora, prima di iniziare, non si può non negare che, oltre al talento ci vuole una gran dose di determinazione, forza, animo e di attributi per fare qualcosa del genere. Avrebbe potuto scoraggiarsi per i tir prima usciti, invece è riuscita a resistere caricandosi la squadra sulle spalle, riuscendo a convogliare la sua adrenalina prima in difesa, e liberandosi poi in attacco, dove la mano non trema più e trova il bersaglio grosso. Doti tecniche e caratteriali che spingono di sicuro grande curiosità e la portano ai nostri microfoni.
Il primo approccio è semplice, con un resoconto della stagione appena terminata. Nelle parole della giocatrice milanese si alternano gioia e malinconia, ma si legge una grande sincerità: La stagione appena finita è stata molto particolare:sono maturata molto e cresciuta sia tecnicamente che caratterialmente. Ho avuto modo di guadagnarmi minuti importanti in A3, risultando anche importante per la squadra in certe occasioni pur essendo una delle più giovani, conquistandomi insieme alle mie compagne una promozione fantastica in A2. Un traguardo che ci ha rese molto fiere, ottenuto nonostante la giovane età anche grazie un gruppo fantastico dentro e fuori dal campo. Purtroppo però ci sono state anche delle delusioni; infatti, dopo 5 finali nazionali vinte, quest’anno abbiamo dovuto “accontentarci” di due medaglie d’argento, e personalmente è stata una bella batosta per me. In Under19 Reyer ha giocato nettamente meglio di noi, affrontando meglio la gara fin dal primo minuto; quella che invece mi lascia tanto amaro in bocca è stata la finale persa un mese fa Under17 contro Bologna. Siamo arrivate un po’ acciaccate ma, giocando col cuore tutte le partite, abbiamo conquistato la finale. Io avevo problemi da tempo di pubalgia, Kacerik aveva guai ai polpacci, Zandalasini fuori dalla gara per falli, ci abbiamo provato, ma è andata così… Usciamo però a testa altissima. Guardando al futuro, nonostante un piccolo infortunio che al momento la tiene ai box, la giovane cestista scalpita, vogliosa di ritornare sulle lastre in parquet a respirare il cuoio del pallone e udire lo squittio delle scarpette: La nuova stagione si presenta interessante: ho avuto l’occasione di poter fare il doppio tesseramento e quindi giocherò in A3 a Carugate dove cercherò di migliorare sempre di più e dare il massimo; in A2, in maglia Geas, invece, ruoterò. Sono una delle più piccole e di guardie siamo in tante, gireremo un po’ tutte e giocando qualche partita cercherò di guadagnarmi sempre più minuti, provando sempre a superarmi pur sapendo che avrò di fronte a me un livello completamente diverso, con gente di maggiore esperienza e età. Mi aspetta di sicuro un anno di crescita ed da cui mi aspetto molto, sia a livello Senior che di giovanili ovviamente. Il sorriso e la spontaneità sono contagiosi, la sicurezza con cui ci parla di sè e delle sue avventure ci spinge maggiore curiosità verso il mondo Geas, che dopo il fallimento dell’anno passato è ripartito dalla A3 con un progetto interamente fondato sulle giovani che sta sfornando talenti e sta diventando un modello molto ambito in Italia. Le parole di Carlotta ce lo confermano: Il progetto Geas penso sia davvero una bellissima iniziativa. Lavora su noi giovani ormai da molti anni, senza andare a comprare in giro i talenti ma cercando di far migliorare quelli che ha in casa, passo dopo passo. Il tutto, ovviamente, cercando di arrivare a certi risultati che penso ora come ora hanno garantito stabilità di rendimento. Allo stato attuale delle cose, purtroppo, il basket, specie quello femminile, è in profonda crisi, e, vedendo le squadre che rinunciano ad A1, A2, devono riuscire ad andare avanti, a ritornare dove erano, magari proprio con il ripartire e puntare sulle giovani, perché penso sia il modo migliore. Con la sua grazia sul campo, unita a quella determinazione che si stampa in doti difensive e offensive atipiche, pronte sempre a emergere nel momento del bisogno, senza paura delle “conseguenze”. Di certo, la sua crescita, in un contesto di alto livello come quello di casa Geas, può essere spiegata anche dalla grande passione che emerge viva e pura dalla voce chiara e dal talento lineare della numero 10 biancorossa. Sorge quindi spontanea la domanda su quale sia la fonte primaria di questa passione per lo sport della palla a spicchi; e la risposta non delude le attese: La mia passione per il basket nasce dai miei genitori, tutti e due giocavano a basket (anche mia mamma ha giocato al Geas) e anche mia sorella pratica questa disciplina. Ci hanno trasmesso questa passione fin da piccole, io sono nata con il pallone da basket in mano e in palestra, andavo sempre a vedere mia sorella, la seguivo ovunque e anche adesso appena riesco vado a vederla e viceversa lei mi segue sempre, è sempre fiera di me ed è la mia tifosa numero uno. Il basket è uno sport che regala molte emozioni, se penso alla partita più bella e poi emozionante della mia “mini-carriera” mi viene in mente la semifinale scudetto di quest’anno nelle finali under17, quando a 3 minuti dalla fine eravamo sotto, nonostante il cuore di una Kacerik mezza infortunata e una Zandalasini immensa. Ammetto che li ero già pronta a piangere per la sconfitta ma poi con un grandissimo animo e anche un po’ di fortuna (lo ammetto) dopo uno 0/7 da 3, faccio un 3/3 nelle ultime 3 azioni, supplementari e partita vinta. Ecco quella partita se ci penso mi fa venire ancora i brividi e penso che solo il basket possa regalare queste emozioni. Per me il basket è semplicemente parte della mia vita, mi ha fatto conoscere persone stupende che condividono la mia stessa passione e mi fa crescere molto anche caratterialmente. Penso che uno sport di squadra sia davvero importante e se un giorno avrò dei figli sicuramente sarà il primo sport che proveranno. E’ emozionante leggere, scrivere e sentire certe cose e, come nel principio, la fine non poteva che essere con quel fast rewind che avevamo citato in precedenza. Salutiamo, a malincuore, la nostra ospite, dandole, come di consueto, la possibilità di avere lo spazio di aggiungere quel che vuole: sono orgogliosa della mia squadra e delle compagne che ho, un grandissimo gruppo anche fuori dal campo e spero che la stagione 2013/2014 ci porti ancora ottimo risultati come le stagioni passate magari tornando a vincere anche un ultimo scudettino che non fa mai male, anzi, conclude sorridendo. Un saluto ai lettori di All-Around, Carlotta Picco #10.
Domenico Landolfo