Eclettica, brillante e di sicuro fuori dal comune, nonchè dotata di talento e ottimi mezzi sul campo da gioco. Sono questi gli attributi che al meglio possono descrivere Giulia Vanin, 18 anni, ala pivot indissolubilmente legata alla maglia oro-granata della Reyer, fresca campionessa under 19 con la sua formazione. Basta un semplice sguardo per distinguerla, atteggiamento sempre positivo, sguardo magnetico e look sempre fuori le righe (oggi le treccine alla AI tanto per intenderci ndr), ma anche grande grinta sul campo, mano educata e capacità di essere un punto di riferimento per le sue compagne. Se la Reyer Venezia è tornata, dopo il clamoroso fallimento di qualche stagione fa di nuovo in A1, molto lo si deve al suo settore giovanile, su cui la squadra è tenacemente costruita e che l’anno prossimo potrà lanciare nuovi talenti sul massimo palcoscenico nazionale. Ma cosa si nasconde dietro una futura campionessa come Giulia? la nostra intervista proverà a farvelo scoprire. Per come è trascorsa finora la sua carriera, con l’oro-granata marchiato a fuoco nel cuore, indubbiamente la prima domanda non poteva che essere sulla Reyer e sulla sua rinascita. La risposta della nostra ospite è fluida, schietta, sincera, vera… E lascia molto intendere cosa c’è dietro al grande lavoro in Veneto che viene operato specie sulle giovani. “Finalmente dopo tanto tempo, si è Ricominciato a dare fiducia alla Reyer femminile. Il progetto, che ha coinvolto tante giocatrici cha ora militano nelle nazionali maggiori, è stato realizzato per dare spazio a noi giovani, partendo da un campionato di serie B vinto senza rivali due anni fa. Quell’anno, essendo a Roma a College Italia, non ho giocato con questo gruppo, anzi ci ho giocato contro, ma sono stata davvero contenta per la promozione in A2. Quest’anno appena passato, invece, a causa dell’infortunio al crociato dopo due mesi dall’inizio del campionato, non ho partecipato in modo attivo, se non prima, a qualche partita dove il minutaggio bisognava guadagnarselo. Una nuova sfida, anche se durata poco, in cui ho cominciato a rendermi conto di com’è il mondo dell’atleta professionista. Devi dimostrare quanto vali e devi farlo subito, perchè non c’è più l’allenatore che porta pazienza, non ci sono più scuse.. Ci sei tu, quello che sai fare e quanto Vuoi migliorare. A parte questo, vincere il campionato e la Coppa Italia è stata una grande soddisfazione per tutta la squadra, per non dimenticare il tanto atteso scudetto con under 19. Ora ci siamo meritate A1, sarà sicuramente una fantastica esperienza”. Di certo non le manca la grinta e la cattiveria agonistica sul campo e fuori: la sua analisi svaria a 360° su tutto il fronte del panorama cestistico, facendo leva su doti di talento, di determinazione e prontezza. E allora sorge spontanea la domanda, su quale possa essere il pensiero della giocatrice veneziana su tutto il basket in rosa italiano e sulle sue dinamiche non sempre positive nelle ultime stagioni. La risposta è verace e la sua “soluzione” molto condivisibile: “Il basket femminile italiano come quello maschile e come molti altri settori sta passando una crisi, mancano i soldi e non è facile resistere.. per questo molte squadre non pagano le giocatrici o falliscono. Questo, comunque, non è un problema che tocca solo la femminile italiana. Poche sono le squadre importanti che danno spazio alle giovani, ma già in A2 molte formazioni come la nostra erano formate da mie coetanee, di sicuro a lungo termine questo è un bene: far fare esperienza a giovani ragazze le aiuta a migliorare e a mettersi a confronto con gente più esperta”. Semplice e lineare, come le sue azioni sul campo, efficaci e ficcanti, spesso decisive, Giulia vive di basket e tra allenamenti, sogni e voglia di migliorarsi mai dimostra fortemente il suo attaccamento alla palla a spicchi. Ma da dove nasce questa passione? “Questa passione nasce in famiglia, sia mia mamma che mio papà giocavano ,quindi diciamo che mi hanno incitata a provare. Ho iniziato abbastanza tardi in confronto alle mie amiche, avevo 11 anni. Prima di provare basket giocavo a pallavolo ma non mi divertivo, non mi sfogavo, cosi accontentando anche i miei ho provato a buttarmi sulla pallacanestro. Sin dall’inizio mi andò sempre bene cosi decisi di continuare. Ho già raggiunto degli ottimo obiettivi di cui sono molto fiera, anche con la Nazionale (con cui ha raggiunto la medaglia di bronzo all’Europeo under 17 del 2011 e il prestigioso 6°posto al mondiale l’anno successivo), vorrei arrivare al livello più alto che riesco, migliorare e provare a far diventare questo sport un lavoro. Il basket è una valvola di sfogo per me, il momento in cui non penso a niente, in cui tutti i problemi spariscono. Ovvio, c’è il periodo in cui entrare in palestra pesa o che invidio magari gli amici che fanno feste e si divertono mentre io sto a lavorare e sudare, ma poi ci penso bene e tutti i sacrifici ne valgono davvero la pena. Vincere o anche solo giocare una partita importante è 100 volte meglio di qualsiasi altra cosa”. E dopo tante parole, tra sorrisi e spontaneità, ecco la domanda che non ti aspetti, che diverte tifosi e appassionati. Una giocatrice che potrebbe ottenere riflettori fuori dal campo, magari su una passerella, come fa a gestire la sua immagine dentro e fuori dal campo? ” Come sono in campo sono anche fuori, ho un carattere complicato da gestire, ne sono consapevole e a causa di questo sia con allenatori che con persone al di fuori dell ambito sportivo ho avuto qualche divergenza. Preferisco dire le cose come stanno invece che girarci intorno, se una cosa non mi va lo faccio notare, non sto zitta, anche se ogni tanto andrebbe fatto. L’idea della classica giocatrice di basket che non è femminile la odio e non la trovo assolutamente vera, praticare uno sport principalmente maschile non esclude la femminilità di una ragazza! Mi piace curarmi e cercare di migliorare esteticamente, mi faccio tutte le paranoie mentali che si fa qualsiasi ragazza senza farlo notare, ovviamente. Amo le fotografie e ho molte amiche a cui piace fotografare quindi ogni tanto qualche improvvisato lo faccio, è più per divertimento che per altro, niente di serio o impegnativo, è un passatempo!” Una domanda che a maggior ragione ci dimostra la grande forza d’animo che Giulia ancora ha in corpo, una determinazione che speriamo possa portarla il più lontano possibile. La conclusione della nostra chiacchierata è con un sorriso, e un arrivederci alla prossima, con un saluto a tutti i lettori di All-Around.
Domenico Landolfo