Dopo tanto tempo speso fra allenamenti, famiglia e studio, è tempo di pensare in grande per un talento nativo di Reggio Calabria: stiamo parlando di Luca Laganà, classe 1991 e tanta voglia di tornare nel basket che conta. Dopo l’esperienza pluriennale alla Trenkwalder Reggio Emilia, seguita da quelle ad Imola con l’Aget e a Reggio Calabria con la Viola si dedica alla crescita dei giovani del Basket incontro, adesso si appresta ad affrontare una nuova sfida in quel di Bernalda con la Cestistica, in DNB. In questa lunga intervista, Luca ci racconta quelle che sono le sue impressioni sul basket attuale, alcune spiegazioni sul passato e le sue speranze per il futuro. Buona lettura.
Ciao Luca, intanto come stai?
Ciao, bene grazie.
Ti sapevamo a Biella, aggregato in prova per la pre-season, adesso virata su Bernalda. Cosa è successo?
Biella mi ha dato la possibilità di ripartire, di ritornare in pista. Ho passato con loro 10 giorni e mi sono sentito parte integrante della squadra, per questo ne approfitto per ringraziare tutti, dal Presidente Angelico a Coach Corbani, passando per preparatori, dottori e tutti gli altri, per l’ospitalità e l’accoglienza che mi hanno riservato. Bernalda è stata un’occasione che ho voluto cogliere al volo. È una piazza che vive di basket e quando mi hanno contattato c’è voluto ben poco per trovare un accordo.
Sei felice per questa nuova esperienza che ti appresti a vivere?
Felicissimo. Ma soprattutto motivatissimo, ho tanta voglia di riscatto dopo gli ultimi due anni.
Hai già avuto altre esperienze “lavorative” con coach Cotrufo o con qualche membro dello staff?
Conosco il coach per averlo incrociato in diverse occasioni in vari tornei giovanili, ma sia mio padre che ci ha giocato contro negli ultimi anni della sua carriera, sia Gianni Tripodi che lo ha avuto come assistente me ne hanno parlato benissimo.
Ti sei già messo in contatto con qualche nuovo compagno? Ne conosci qualcuno?
Li conosco quasi tutti, in questi giorni in ritiro abbiamo la possibilità di conoscerci meglio. Oggi è arrivato anche Francesco Rossi con cui ho condiviso anche i 10 giorni di Biella e posso dire che è un gran bell’acquisto.
Analizzando il campionato che ti appresti a giocare, in che posizione collochi la tua nuova squadra?
Il campo è rettangolare, la palla è tonda e si gioca in 5. A fine anno vedremo dove saremo e vorrà dire che quello abbiamo meritato.
Chi pensi che, allo stato attuale delle cose, siano rispettivamente la favorita e la possibile sorpresa della DNB?
Conosco poco i giocatori di queste categorie, ma direi che Scafati ha grande voglia di tornare in fretta ai piani altri.
Allontaniamoci un momento dal basket giocato, e facciamo un passo indietro: vuoi spiegare cosa ti ha spinto lo scorso anno ad abbandonare in un certo senso il basket che conta per dedicarti alla crescita dei giovani del Basket Incontro, squadra gestita dalla tua famiglia? Molti hanno visto un fallimento del “giocatore” Luca in questo…
Si, è stato effettivamente un fallimento. Avevo fatto una scelta, quella di realizzare un sogno tornando a giocare a casa mia, ma purtroppo abbiamo avuto due visioni differenti di come si fa la pallacanestro.
Forse la tua scelta è stata dettata anche dalla mancanza di fiducia verso i giovani, in un mondo come quello del basket che solo apparentemente mostra di credere nei ragazzi con poca esperienza…
No, assolutamente. La mia scelta è stata dettata solo dal mio modo di essere e da come vivo le cose che faccio. Chi mi è stato vicino sa come sono stato e tutto avrei voluto tranne che ripartire, perché non avevo energie necessarie ad affrontare serenamente una nuova esperienza. Le offerte nonostante tutto non sono mancate ma ho preferito staccare la spina e ricaricare le batterie.
In questo senso, qual è la tua opinione sulle continue riforme a cui è soggetto il basket anno dopo anno? Cambiamenti di nomi, formule e regolamenti, e chi ne ha più ne metta, soprattutto nelle serie minori…
A 17 anni in spogliatoio a Reggio Emilia portarono un foglio per raccogliere le firme contro le vari riforme che da li a poco sarebbero diventate realtà (Under Obbligatori , Parametri, etc..), io firmai, tra lo stupore di tutti, perché sono convinto che in campo ci va chi merita, non perché lo impone una legge scritta ma una “legge di campo”. Il problema è che la meritocrazia in Italia non esiste più in nessun settore.
Tornando al presente: cosa significherebbe per te poter tornare a giocare ad alti livelli, e soprattutto, credi di riuscirci?
Ci proverò con tutto me stesso, ho voglia di riscattarmi e di dimostrare che tanta gente si è sbagliata su di me.
Mettendo da parte i sogni e sperando chiaramente che si avverino: cosa ti auguri di ottenere con la Cestistica?
Mi auguro di regalare tante soddisfazioni ai tifosi e spero che dopo un paio di stagioni difficili quest’anno possano avere più di qualche gioia.
Prima di salutarci, vuoi fare un ringraziamento particolare a qualcuno che ha o ha avuto un ruolo fondamentale nella tua vita da cestista?
Ringrazio, come sempre, la mia famiglia che mi è stata sempre vicino e non mi ha mai fatto mancare il suo sostegno. Ringrazio tantissimo Gianni Tripodi che si è rivelato un grande amico oltre che un grandissimo allenatore, mi ha aiutato a recuperare energie mentali e mi ha convinto che ancora potevo esprimere quello che sapevo fare. Ringrazio mio zio Ciccio che come motivatore non è secondo a nessuno, devo molto anche a lui.
Si ringrazia Luca Laganà per la disponibilità dimostrata.
Paolo Malara