LUBIANA – Eravamo rimasti a Capodistria, all’amarezza per non aver trovato i biglietti per Italia-Grecia, ma con la consapevolezza che Lubiana non fosse poi così lontana (circa 70km da Koper). E quindi, la partita di ieri con la Croazia non poteva che essere l’occasione migliore per tornare in terra slovena.
Biglietti a ottimo prezzo, seppure in ultimo anello, acquistati online (scoprirò che non è esattamente un affare) e piano di viaggio rapidamente organizzato: partenza dalle Due Torri alle 8, sosta rifornimento all’altezza di Portogruaro e poi dritti fino alla Stozice Arena, palla a due alle 14 e 30.
Fin qui, come direbbe un famoso film, tutto bene. Tabella di marcia rispettata e arrivo ai piedi dell’imponente arena attorno alle 13, proprio nel momento in cui passa il pullman della Slovenia scortato da motociclette di polizia che mi intimano, non esattamente in maniera cordiale, di fermare il mio incedere per fare passare, tra gli altri, quel Goran Dragic con cui farei volentieri due chiacchere a quattr’occhi dopo la “Big Ball Dance” di scherno di 48 ore prima. Ma vabbè. Esattamente come a Koper lungo la strade ci sono cartelli Eurobasket che ti guidano al parcheggio più vicino. Sì, vicino a te, ma non necessariamente al palazzo dello sport: la macchina, infatti, la lasciamo a un quarto d’ora buono a piedi dalla sede di gioco. Ok, è gratis, ma si poteva fare meglio. Purtroppo scoprirò che non è l’unico, e più grave, buco organizzativo.
Fatta la nostra passeggiata in un quartiere abbastanza nuovo, cominciamo a scorgere in lontananza la cupola della Stozice, che dà veramente un bel colpo d’occhio, con a fianco lo stadio da calcio e tutt’intorno un immenso cantiere di quello che (libera interpretazione) potrebbe essere un parcheggio interrato. Si crea, tra l’altro, un forte contrasto con tutto quello che c’è attorno. Arrivi alla ultramoderna Arena camminando per un sentiero alberato, costeggiato dagli orticelli degli anziani locali. Curioso.
A 100 metri dagli orti di cui sopra si è nel piazzale del palazzo dello sport e qui arriva la dolorosa scoperta: alle biglietterie (gli stessi container metallici, molto, molto, molto provvisori) di Koper c’è una folla oceanica di persone che attendono il proprio biglietto. Niente panico, mi dico, ho comprato il mio online, ci sarà sicuramente uno sportello dedicato dove sbrigare rapidamente la questione. Errore. Di otto biglietterie, quattro sono quelle dedicate al ritiro del biglietto già acquistato e sono proprio quelle con fila chilometrica, mentre chi ha avuto l’ottima idea di acquistare il biglietto in loco risolve la questione in cinque minuti, essendo le biglietterie adibite sgombre. W la Fiba, ma anche no.
Anche perché, tra una cosa e un’altra, sono le 13:45, la palla a due è tra 45 minuti e la sensazione, anche vista la lentezza con cui vengono emessi i tagliandi, è quella di perdere una fetta consistente di partita. Vabbè, cerchiamo di vedere il lato positivo della cosa, posso fare qualche foto e ammirare le orde di tifosi croati (tutti rigorosamente birra muniti) che arrivano a gruppi di 20/30 persone festanti e cantanti, tutti con maglia a scacchi bianchi e rossi, molti in con in testa la cuffia da pallanuoto, che per loro se non è sport nazionale poco ci manca. Il tempo intanto passa, gli inni si avvicinano, al contrario delle biglietterie che rimangono sempre abbastanza lontane. Un signore italiano si accende non poco quando nota un gruppo di croati che tenta di saltare la fila in barba a tutti. Ne nasce un teatrino, recitato in maccheronico inglese dal nostro, con risposte in croato e sguardo divertito dalla controparte, parecchio divertente e che almeno ci permette di far passare qualche minuto.
Ma ormai il disastro è fatto: sono le 14.30, la partita è cominciata e noi siamo ancora in fila. I fischi e i cori di incitamento del pubblico in fila all’addetto della stampa biglietti non sortiscono effetti, ma un ragazzo con un telefonino che mostra la partita (non chiedetemi come faccia…) se non altro ci permette di vedere il fulmineo inizio azzurro. Alle 14:40 dagli ingressi comunicano che i tifosi muniti di un voucher particolare (in sostanza la maggior parte dei supporter croati), possono entrare esibendo quello senza bisogno di cambiarlo con regolare biglietto. E’ la svolta. La fila si svuota e in pochi minuti abbiamo i pass per entrare. Ma ormai, il nostro super primo quarto, è andato. Sinceramente, non mi aspettavo una disorganizzazione simile per un campionato europeo.
Entriamo di corsa, letteralmente. Veniamo spediti al terzo piano, percorriamo tutto l’anello e entriamo nel nostro settore, proprio mentre Bogdanovic schiaccia i due punti che danno l’avvio alla partita della Croazia e mettono fine alla nostra. Il panorama, dall’ottica del mero tifoso, è desolante: tutto l’ultimo anello è croato. Siamo circondati! Troviamo un paio di altri italiani e solidarizziamo sedendoci al loro fianco. L’entusiasmo per il parziale in nostro favore si sgonfia rapidamente quando capiamo che la partita ci sta scivolando via dalle mani altrettanto in fretta. I croati spingono con i loro cori i giocatori in campo, noi rimaniamo avanti di 5 all’intervallo. Ma è un vantaggio effimero e ai giocatori di Repesa bastano pochi minuti di terzo quarto per mettere la freccia e sorpassare. A ogni tripla di Bogdanovic e soci è l’inferno, ma nei momenti di recupero italiano possiamo esultare e intonare anche qualche “Italia-Italia” senza temere per la nostra incolumità. Ci sembra strano, ma in un mondo civile dovrebbe essere la regola.
Altra cosa che si nota da così in alto, il palazzo non è pienissimo, ma ci sono comunque 8000 persone. Problema: i due anelli superiori praticamente sono esauriti, i settori a bordocampo sono mezzi vuoti. Il fatto è che sono quelli che si vedono maggiormente in tv, dando quel desolante effetto deserto che troppo abbiamo visto in questa seconda fase. Altra scelta organizzativa discutibile. Sarebbe stato il caso di trovare un modo per riempire i settori più adiacenti al campo, e di sicuro mettere il prezzo di questi a 60 euro, quando con 15 puoi comunque vedere la partita, seppur da molto in alto, non ha aiutato. Ma il vile denaro comanda sempre, quindi una magra figura in mondo visione può essere tollerata.
La partita sfila via, tra una fuga croata e un nostro tentativo di rientro, frustrato da un paio di errori pesanti di Cusin. Vincono loro, meritando in fin dei conti, ma la sensazione è ancora che si sarebbe potuto vincere. Applausi lo stesso ai ragazzi, che comunque non escono mai dalla partita e ci provano fino in fondo seppur con un roster non certo all’altezza della maggior parte degli avversari. In ogni caso, se la Slovenia non farà la stupida stasera (e non la farà) saremo comunque ai quarti di finale, a giocarci un pass per i mondiali del prossimo anno.
Usciamo dal palazzo per tuffarci nella fan zone e annegare un po’ il dispiacere in quello che l’esterno della Stozice Arena ci può offrire. C’è parecchio, va detto. Stand culinari, invasi letteralmente dai croati, il solito spiazzo con palco, immagino per la baldoria notturna, uno stand per il merchandising, canestri dove tirare per vincere gadget e chincaglieria varia (e questa volta mi rifaccio dopo la magra di Koper!), campi da basket per il Tour Europeo del 3 vs 3 e il pullman/stand dei Mondiali di Spagna 2014, ottima occasione per prendere la prime informazioni su un viaggio che, la prossima estate, sarà un must.
Ce n’è abbastanza per distrarsi un’oretta e non pensare alla sconfitta. Verso le 17 è ora di tornare alla nostra, distantissima, macchina e fare ritorno in Italia. Se da Koper me n’ero andato con la voglia di tornare, abbandono Lubiana con qualche riserva in più. Un campionato Europeo è un’occasione troppo importante per permettersi certi errori (biglietti e palazzo vuoto su tutti) e io sinceramente continuo a chiedermi se noi in Italia saremo capaci di far peggio. Vabbè, fra due anni tanto si và tutti in Ucraina, continueremo a pazientare.
Nicolò Fiumi