Plìn plòn – Notizie per i lettori:
“attenzione, questa stagione di NoMoreTruePointGuards andrà in onda in forma ridotta a causa dei limiti cerebrali del suo redattore e a sopraggiunti fastidiosi impegni lavorativi”.
Insomma, per chi aspettava con ansia il venerdì mattina per leggere un nuovo pezzo di NMTPG, …mi spiace (nel senso, mi spiace per le vostre precarie condizioni psichiche…).
Per tutti gli altri, volevo solo segnalarvi che quest’anno NMTPG uscirà un po’ meno di frequente. Voi comunque abbiate fede: prima o poi arriva.
Va beh, mettiamoci al lavoro.
Se farete bene la vostra parte, vi starete preparando a leggere su All-Around le puntuali preview delle 6 divisions. Da parte mia, mi limiterò a darvi la mia visione delle principali contenders.
Un po alla volta, tanto a fine ottobre manca tanto…
Anche perchè cercare di fare un ranking per prevedere se quest’anno farà più schifo Orlando, Phoenix o Philly per me è impresa improba. Il tanking derby sta per partire, e non farà prigionieri.
Threepeat
E come non partire dai campioni in carica, nonché strafavoriti per vincere l’anello anche quest’anno?
Le aggiunte sono due scommesse a bassissimo prezzo, ovvero Greg “se non fossi di vetro sarei un all star (forse)” Oden, e Micheal “ho così tanto talento che potrei sudarlo, se mai mi fosse capitato di sudare” Beasley. Costano poco, potrebbero dare tantissimo, probabilmente saranno fuori rotazione entro gennaio. La loro introduzione, insieme alla ormai raggiunta maturità di Super Mario dovrebbero ovviare alla perdita di Miller (amnistiato per ragioni economiche) e al probabile declino fisico di Shane Battier, visto che quest’anno compie 427 anni. Anche il Birdman arruolato dall’inizio potrebbe fare il suo. Ma fondamentalmente, chissenefrega: quest’anno, come i precedenti per altro, gli Heat vanno dove li porta James, e James ha tutti i motivi del mondo per volere questo threepeat (oltre a una certa dose di talento e strapotere fisico che gli permettono di realizzare i suoi desideri). Grazie a quanto fatto fin qui, i record infranti, gli highlights, i premi individuali e soprattutto i 2 titoli, LBJ si è guadagnato a pieno titolo il patentino di grandissimo di questo gioco, finirà a Springfield, etc, etc. Esiste però un club più ristretto, a cui appartengono solo i più grandi di ogni epoca, i dominatori assoluti: un circolo esclusivo di cui fanno parte Jordan, Magic, Bird, Russell (Mr 11 anelli!), Chamberlain, Mikan, Cousy, West, e mi permetto di aggiungere per simpatia (più di uno che dell’altro…) O’Neal e Kobe. Per avere diritto a essere menzionato in questo club in modo oggettivo, senza che nessuno possa iniziare a disquisire, LeBron deve vincere questo terzo anello in fila. Poi può decidere in serenità a quale specialità dedicarsi in futuro: tornare a Cleveland e vincere un titolo a casa sua, restare a Miami e vincere 4 titoli in fila, vincere una stagione tirando i liberi a occhi chiusi, o semplicemente vincere un titolo senza Wade: giova infatti ricordare che, pur essendo stato l’apporto dell’ex Marquette in media limitato e spesso pornografico, ci sono state nelle ultime due cavalcate degli Heat 3-4 momenti in cui bene LeBron, il prescelto, la difesa, Ray “non sbaglio un tiro decisivo da quando I Jefferson li davano in prima TV” Allen, ma alla fine quando si tratta di segnare o morire, a Miami sanno dove deve finire la palla. E del resto in questi PO Dwyane ha definitivamente dimostrato di avere una testa da vincente comparabile a quella del Jordan del secondo threepeat. Peccato che abbia anche la prestanza fisica di Grant Hill. Quando era a Orlando. Quindi, dicevamo, il Bimbone di Akron sa che se vuole scolpirsi nella storia deve vincere quest’anno. E ha tutto quello che serve, compresa una concorrenza onestamente modesta. Ma soprattutto Miami ha, quest’anno come nei precedenti, una cosa che nessun altro ha (LBJ, direte voi spiritosoni, eh?), ovvero l’upside: in un contesto in cui tutte le contender sono piene di difetti e mancanze, vince quella che riesce nei momenti chiave a far salire il proprio rendimento e trovare nuove strade per vincere: una squadra con Wade e LeBron è sempre e comunque avvantaggiata.
Il Metronomo
L’altra contender che esaminiamo in questo primo pezzo di NMTPG è ovviamente l’altra finalista dello scorso campionato, ovvero i San Antonio Spurs. Cominciamo subito col dire che l’accesso alla finale li giugno scorso è stata meritata nel senso che hanno fatto cose egregie, tutto quello che serviva per arrivarci, ma che con ogni probabilità non sarebbe bastato se tutte le altre contender dell’ovest non fossero implose contemporaneamente per diversi motivi.
OKC ha perso la sua seconda punta, Westbrook, proprio all’inizio dei PO. I Nuggets hanno perso Gallinari poco prima. I Lakers, oltre ad essere stati assemblati dallo scemo del villaggio (e mi riferisco più a Jimmy Buss, che al povero Kupchack, più che altro esecutore materiale dei deliri di onnipotenza del suo vispissimo boss), sono stati falcidiati dagli infortuni come nemmeno la Portland dei tempi belli di Oden e Roy. I Grizzlies, pur in condizioni fisiche decorose, sono stati smontati in un curioso gioco al risparmio dalla loro dirigenza, così che arrivati in post season non avevano a roster nessun bipede in grado di metterla da 3 sugli scarichi dei loro 2 lunghi. Golden State aveva Curry su una gamba sola, Lee che a mala pena stava in piedi e Bogut con un’autonomia di massimo 20 minuti a partita. I Clips avevano comunque infortuni a Billips a Hill, ma soprattutto giocavano con il pesante handicap di aver il peggior allenatore della storia del gioco.
Tutto questo per dire che, anche immaginando che quest’anno i neroargento siano comparabili con quelli dello scorso anno, è tutt’altro che automatico che ripetano il risultato. Se poi entriamo meglio nei dettagli della scorsa stagione, l’ottimismo diventa sempre meno lecito. Duncan ha giocato la miglior stagione degli ultimi 5 anni: ad andar bene con un anno di più sulle spalle si può ripetere, difficilmente posso immaginare che vada oltre. Ginobili ha palesemente mostrato la corda lo scorso anno e, quel che è più grave, l’ha fatto in un momento in cui non soffriva di infortuni particolarmente gravi, ma solo di tanti piccoli infortuni fastidiosi, quelli che in pratica vanno sotto il nome complessivo di …età! E quindi difficilmente quest’anno potrà andare meglio. Anche guardando ai giovani, quelli quindi che si suppone migliorino con l’età anziché peggiorare, cosa vogliamo dire di Danny Green? Fino a gara 4 delle finali è stato forse il miglior esterno dei PO insieme a Steph Curry, e fino a gara 3 era chiaramente l’MVP delle finali: ora, va bene il miglioramento per esperienza, ma sinceramente qualcuno crede che possa fare di più rispetto allo scorso anno? Se quest’anno fosse metà di quel giocatore ci sarebbe già da offrire sacrifici umani agli dei del basket. Per Leonard il discorso è simile, anche se l’ottimismo è più giustificato: il fatto che si possa ripetere è più probabile, e ci si può perfino aspettare un leggero miglioramento in fase offensiva. L’unico giocatore che potrebbe veramente fare qualcosa di più dello scorso anno è Tony Parker, quasi MVP (tra gli umani, almeno) della RS, sorprendente a inizio PO, e poi calato, pare anche in seguito ad infortunio. Il giocatore ormai è maturo e nella piena espressione di tutto il suo potenziale, la squadra è sempre più sua e lui è sempre più dominante. L’altra aggiunta estiva di rilievo è il nostro Belinelli, giocatore da cui ormai sono del tutto affascinato. Alla corte del Pop mi aspetto da lui un ulteriore salto in avanti, ma bisogna anche chiedersi cosa è lecito aspettarsi come massimo da lui: può essere il nuovo Ginobili? Come testa e voglia di vincere probabilmente sì, come talento e capacità difensiva sicuramente no.
Ricollegandomi a quanto detto prima per Miami, il problema degli Spurs è l’upside limitato: il livello medio è decoroso, ed è valorizzato al massimo dal rendimento costante, e posto almeno al 110% del valore effettivo della squadra. Questo in RS e per buona parte dei PO è più che sufficiente contro squadre più scarse, o forti come loro ma meno costanti. Davanti però a squadre come Miami, ma anche per esempio (a roster completo) i Thunder o perfino i Warriors, capaci di una crescita basata sul talento pressoché illimitata, non è detto che possa bastare.
Per questo primo appuntamento è tutto, continuate a leggere All-Around, che prima o poi NMTPG tornerà con l’analisi delle altre contenders.
Vae Victis
4 Comments
RonRon
Belinelli è un giocatore di ruolo a livello NBA, e lo fa bene. Si vede la differenza quando deve essere protagonista dalle nostre parti….
Stock
Io di questi europei ho visto solo pezzi della partita con la croazia e tutta quella con la Lituania (forse che porto sfiga?), e sinceramente sono stato impressionato positivamente da Belinelli. Voglio dire: non è Kobe Bryant? certo, ma qualcuno aveva mai pensato che lo fosse? direi di no. Viceversa io (e credo molti altri) lo vedevo solo come un tiratore di striscia (e questo di fatto era!), mentre negli ultimi 2 anni ha messo su ben altro, personalità, capacità di penetrare, capacità di trovare i compagni sugli scarichi, perfino qualche istinto difensivo! è chiaro che se cerchiamo un all star, non è lui il miglior indiziato, ma un giocatore con talento e doti fisiche nella media (forse anche sotto) con una voglia così e con quella capacità di migliorare mi eccita molto di più di … un Beasley, che ogni volta che si allaccia le scarpe butta nel cesso la strabordante quantità di talento di cui l’ha rifornito madre natura
RonRon
No certo sono d’accordo, nessuno si aspetta Kobe, ma nemmeno un giocatore che non difende, non fa tagliafuori (e in nazionale siamo così piccoli rispetto agli avversari che questo diventa un peccato mortale, in NBA a volte “perdonato” dai compagni che difendono/tagliano fuori al posto suo). Non lo vedo così decisivo come invece il suo atteggiamento nei confronti degli impegni con gli azzurri farebbe almeno auspicare. L’anno scorso doveva cercarsi un contratto e dati alla mano, abbiamo fatto molto meglio in sua assenza. E il discorso difesa credo che a Pop interessi un pochino….