Neanche il caro Jack the Lantern avrebbe potuto scrivere una storia così affascinante. Nel giorno in cui le anime perdute vagano sulla terra è il ritorno di una stella che credevamo aver perduto a causa di infortunio a tornare a brillare, decisiva quando la palla pesa, come solo i campioni sanno fare. Chicago va avanti nel punteggio, è a +10 all’ultima sirena, ma smette di giocare, perdendo ritmo, e incappando in una serie di palle perse e brutti turi che, seppur forzati dalla difesa newyorkese non possono essere un’attenuante. Però se hai nel tuo roster un campione come D-Rose che anche in una giornata non di certo positiva può risolverti la partita, alle volte può bastare e vincere la gara. Un risultato che lascia l’amaro in bocca ai Knicks che ci avevano creduto dopo la rimonta propiziata dai recuperi ma anche dalle triple di Anthony, dal bel gioco di Felton, che pecca però di autostima nel finale, e di un Chandler commovente come sempre a rimbalzo. Chicago oltre a Rose ha qualcosa da ognuno dei suoi, con 4 ragazzi in doppia cifra e un Noah decisivo nel finale.
La Cronaca
Proprio nella notte in cui si affidano le speranze a spiriti racchiusi in zucche e fiammeggianti su flebili candele, il destino riserva agli appassionati di Chicago il ritorno di Derrick Rose sul parquet dello United Center, con una sfida suggestiva contro una valida avversaria nella corsa ad est, i New York Knicks di Carmelo Anthony, ancor privi del genio e sregolatezza di JR Smith, che deve ancora scontare le 5 partite di sospensione inflitte dalla Nba. Le due squadre, seppur all’inizio della stagione, arrivano da un momento totalmente opposto: i Bulls sono reduci dal pesante cappotto subito nella serata inaugurale da Lebron James e soci, mentre i newyorkesi sono in back to back dopo la vittoria del Madison Square Garden contro i Milwakee Bucks, in cui però la squadra di Woodson non ha convinto appieno. Suggestivo il background sugli spalti, con tanti appassionati mascherati nei modi più improbabili, una luce soffusa che accoglie le squadre, un inno nazionale che accoglie i supporter e rende l’area ancora più elettrica prima del boat che accoglie il numero 1 in maglia rossonera di nuovo sul parquet. I quintetti sono quelli soliti, con i Bulls che si affidano a Rose e Butler esterni, con Deng, Boozer e Noah a lavorare inside the paint, mentre per gli ospiti squadra fisica con Felton in cabina di regia, Carmelo e Shumpert a guidare l’attacco, Bargnani al fianco di Chandler. Curioso che l’italiano sia ancora in quintetto, nonostante la sua non eccellente partita giocata all’esordio.
Dopo la schiacciata di Chandler la gara si accende con ritmi alti imposti dalla squadra di Thibodeau. Le squadre si rispondono colpo su colpo, Boozer e Deng colpiscono da distanza ravvicinata, Bargani lotta ma non trova il canestro, ma è bravo a lottare a rimbalzo e a servire Anthony che mette la tripla del 4-5. Arbitraggio fiscale e attento ai contatti, ne fa le spese Shumpert subito con 2 penalità a carico. New York legge male le situazioni in difesa, lasciando tanto campo a Deng che ha la possibilità di arrivare al ferro con continuità. La squadra di Woodson gioca male in attacco, affidandosi ai suoi singoli con tante forzature, che non fanno altro che aprire il campo ai velocisti in maglia Bulls. Butler prima col furto con scasso e poi due appoggi al vetro di Rose che mandano in visibilio il palazzetto portano il punteggio sul 14-7 dopo 6′ su cui il caoch degli ospiti decide di parlarci su. Ciò che sembra mancare alla squadra arancio-blu è quella spaziatura in attacco che costruiva tiri puliti lo scorso anno, e nemmeno l’ingresso in campo di Metta World Peace sembra incidere. Che la difesa di Thibodeau sia qualcosa di eccezionale non è una novità, ma il continuo sacrificio volto ad impedire le linee di passaggio desiderate è qualcosa di davvero rimarcabile. Nel momento del bisogno però Felton è bravo a smorzare i toni sul campo, cercando di buttarsi dentro e di riuscire a ricavare il massimo possibile: ne escono un canestro realizzato e due liberi sul possesso successivo che servono a muovere il punteggio sul tabellone. E’ il minuto 9 quando oltre al furto con scasso di Carmelo va segnato sullo scout l’ingresso, dopo tempo immemore, di Amare Stoudemire, che sembra forse aver accettato il ruolo di giocatore importante che esce dalla panchina e che subito mette la sua energica personalità nelle azioni del match. La girandola dei campi che svuota le panchine serve a dare tanta mostarda alla partita con Hinrich e Dunleavy che illuminano il gioco da una parte, mentre la risposta ospite è affidata al rookie Tim Hardaway jr che piazza la tripla. Le condizioni atletiche di Stoudemire lasciano a desiderare, con Boozer che punisce sistematicamente il lungo ex Phoenix sia in entrata che col piazzato. New York ha le idee confuse nonostante l’ingresso di Prigioni e viene punita sulla sirena dal tap in volante su rimbalzo offensivo da parte di Taj Gibson. Al 12′ il punteggio dice Chi 26-16 NY ed è un risultato giusto, come testimonia anche la faccia poco allegra di uno Spike Lee meno eccentrico del solito.
Il secondo quarto comincia con i Knicks che provano a ingranare le marce alte in attacco, aggiungendo anche un accanito press a tutti campo. Ancora Hardaway jr va a bersaglio e si prende l’attacco sulle spalle, data la panchina concessa a Anthony. Chicago rimane a secco per i primi tre minuti del quarto, ma i newyorkesi non ne approfittano, anzi, con gli isolamenti di Metta e un Bargnani tanto attivo quanto inefficace (due sfondi in fila) arrivano due palle perse di fila che costringono nuovamente Woodson alla sospensione. Le squadre sono molto sterili in fase offensiva, Anthony rientra per dare brio e ossigeno, ma i dividendi non pagano in difesa con Hinrich che prende la moto, si butta dentro, fa una virata e va ad appoggiare al vetro in rovesciata. Bargnani riesce nell’impresa di compiere il terzo fallo in attacco in un minuto, ma la sua uscita non penalizza gli ospiti, che rientrano sul -7 col gioco da tre punti da palla rubata finalizzato da Anthony. Il prodotto di Syracuse si erge a leader, mettendoci energia anche nella metà campo arretrata, con stoppate e sacrificio per recuperare ogni pallone, con evidentemente la mossa di metterlo da finto numero 4 che galvanizza e non poco il giocatore ex Denver. La gara non è molto spettacolare, con tante palle perse, molte delle quali arrivano da blocchi illegali ravvisati con puntualità dalla terna in grigio. Thibodeau non gradisce le palle perse dei suoi e chiama sospensione per disegnare qualcosa di diverso. Chicago può contare però su lunghi atletici e con mani delicate. Taj Gibson ne è la prova e con una schiacciata in contropiede, sull’ennesima palla persa degli arancio-blu, va a inchiodare il +10. Fekton si prende le sue responsabilità segnando, ma l’attacco Bulls è bravo a coinvolgere tutti, con Butler che sfrutta al meglio il miss match con Hardaway e Deng che arriva al ferro ben imbeccato da Rose. Nel momento del bisogno però arriva il canestro che non ti aspetti: Shumpert sblocca i suoi dalla lunga distanza, il contropiede si riattiva per magia e Hardaway appoggia la vetro il -5, ma le solite sbavature in difesa costano caro: Noah prende il rimbalzo offensivo e lo converte in due punti, costringendo il coach newyorikese, visibilmente insoddisfatto, a una nuova sospensione. Anthony, oramai fisso in power forward si mette al servizio dei compagni, e ha già 4 rimbalzi e altrettanti assist a referto, ma ai Knicks manca eccome il pacchetto arretrato e Deng segna ancora. La legge del “delay of the game” punito con il libero assegnato prende atto anche oltreoceano e premia i Knicks, che ritornano a contatto con la bomba di Metta World Peace, che vale il -3. L’ultimo minuto è un tripudio di confusione e palle perse o deviate: Butler fa 2/2 dalla linea, Carmelo non fa la magia sul buzzer di metà gara e all’intervallo siamo Chi 43-38 NY. I padroni di casa han puntato molto sui lunghi (32 punti in vernice), che han dato un grosso contributo insieme a uno scatenato Luol Deng, mentre i Knicks hanno perso di sicuro troppi palloni (13), regalndo transizioni primarie che contro gli atleti di Chicago si pagano, ma quando è stata lei a fare la lepre, sono arrivati punti. Non basta il 4/9 dalla lunga distanza, costruito quasi tutto nel secondo quarto, Chicago invece mantiene la leadership pur con uno 0/6 dalla linea del tiro da tre che lascia presagire che NY potrebbe anche iniziare a fare delle scelte ben precise nella ripresa.
Il primo acuto del terzo periodo è di Andrea Bargnani che prova a mettersi in partita col piazzato, ma Rose dimostra che nel suo anno e mezzo di stop ha lavorato parecchio al tiro e (dopo il rivedibile 2/12 del primo tempo) piazza due triple in fila, colpevolmente battezzato dalla difesa, che ricacciano al mittente i tentativi di rimonta avversari. La gara si accende, con le squadre che bruciano la retina a ripetizione. La classe di Boozer si contrappone alla forza di Chandler che schiaccia, il palleggio arresto e tiro di Bargnani riporta i suoi fino al-5 ma Noah, imbeccato da Rose alla perfezione, attirando su di se l’intera difesa, rimette subito le cose in chiaro. Ancora l’italiano in maglia 77 arancio-blu, che è on fire e con la tripla e un altro jump firma 9 punti di fila che ridanno inerzia ai Knicks. Chicago è molto estemporanea nelle sue scelte, con la classe di Boozer e l’energia di Butler che però riescono a far male alla difesa ospite, punita poi nella sua pigrizia da una imbeccata centrale di Rose che riporta a 10 le lunghezze di vantaggio per la franchigia dell’Illinois. Non basta il timeout nè forse un ottimo strizzacervelli per dirimere la confusione sul campo della squadra cara a Spike Lee, punita da un Deng chirurgico da fuori prima e dal pitturato poi. Ci vogliono due magie dal gomito di Anthony per muovere il punteggio della squadra newyorkese, ma lo svantaggio resta comunque in doppia cifra. Thibodeau cavalca il momento dei suoi inserendo Gibson vicino a Boozer, ma in attacco non ne arrivano benefici, anzi, la palla persa lancia l’ennesimo contropiede che Carmelo griffa con la tripla. World Peace apre di più la ferita con un’altra conclusione dalla lunga distanza molto estemporanea che vale il -7. Chicago ha perso le mani dal manubrio e Hinrich dopo una palla persa fa un fallo che in Italia chiameremmo da “ultimo uomo”. La terna si consulta con l’istant replay ma non punisce oltremodo il play ex Atlanta. E’ però proprio lui a riscattarsi sull’ultima palla del quarto, buttandosi dentro e segnando con un tear drop cui aggiunge il fallo subito da Prigioni e il libero realizzato. Col minimo sforzo e nonostante le tante spallate provate a dare da Carmelo e soci, al 36′ siamo Chi 71-61 NY.
Il quarto periodo si apre con Anthony in panchina a riposare e Prigioni a guidare la squadra dalla cabina di regia, con Bargnani e Stoudemire sotto. Si prova ad alzare i ritmi su ambo i lati ma è solo la caparbietà di Metta World Peace prima e la capacità di Hinrich di subire contatti che muovono il punteggio. Stoudemire si sveglia dal suo torpore e mette a referto due punti importanti dal post basso, Bargnani recupera una palla sporca a rimbalzo e ancora il lungo ex Phoenix si fa vedere prendendosi il fallo. Dalla lunetta però è solo 1/2 e il divario rimane ancora di 7 punti a 9’43” dalla sirena finale. New York sporca tutte le ricezioni, specie quelle dei lunghi, raddoppiando sistematicamente, ma la squadra di Woodson spende qualche fallo di troppo che avvicina pericolosamente il bonus. I Bulls continuano a non arrivare più al tiro perdendo palloni in sequenza, Carmelo rientra in campo e viene schierato da numero 4 vicino a Stoudemire, che però inaugura il nuovo duo con uno sfondo. Butler toglie le castagne dal fuoco per i suoi andandosi a prendere l’ennesimo fallo nel traffico, ma dalla lunetta fa solo 1/2. Ci pensa Rose a ridare inerzia i suoi con un terzo tempo volante su assist pregevolissimo da parte di Noah. Neanche il tempo di apprezzarla che Hardaway ha già piazzato la tripla e Carmelo ha messo il jump dall’angolo che proietta i Knicks a -5. Senza ritmo più per la frustrazione dei tiri sbagliati che per la loro eccellente conclusione, Chicago sente la partita sfuggirgli di mano, anche e soprattutto per la grande difesa degli arancio-blu. Hardaway grazia la difesa di Thibodeau, non così Felton, che piazza un canestro importantissimo firmano il -2 e un 8-0 mortifero che riapre la gara. Il timeout immediatamente chiamato dalla panchina di casa produce la palla persa di Rose, Shumpert non perdona e inchioda la schiacciata del pareggio. Altra palla persa rossonera e sorpasso newyorkese targato Anthony. Butler si prende le sue responsabilità ma la difesa ospite fa la differenza e ne esce un airball, ci deve pensare Rose di puro cuore a buttarsi dentro e a subire il contatto. Dalla lunetta il numero 1 va col percorso netto ed è parità a quota 78 a 3′ dalla fine. Chandler diventa un fattore a rimbalzo offensivo, calamitando qualsiasi cosa graviti dalle sue parti, Felton gestisce ordinatamente il gioco ed incredibilmente, rimonta a parte, sembra essere Chicago la squadra che ha bisogno del lettino dello psichiatra per risolvere la confusione sia in attacco ma anche e soprattutto nella difesa, l’arma che ha sempre contraddistinto la franchigia dell’Illinois. Nel momento di maggior tensione fallo a rimbalzo offensivo proprio di Chandler su Noah, che non trema dalla linea e fa 2/2. Chicago, rivitalizzata dal nuovo vantaggio, serra i ranghi in difesa e costringe Carmelo alla forzature, ma Rose spreca tutto con l’ennesima palla persa e il fallo di frustrazione seguente di Shumpert, che pareggia insaccando anche lui i liberi, a 1’27” dalla sirena. dopo il timeout Rose si butta dentro ma la sua conclusione è sputata dal ferro e il tap in non riesce, Anthony perde una palla sanguinosa cercando un difficile passaggio verso Chandler. Il metronomo dell’inerzia e del possesso decisivo o quasi torna nelle mani di Chicago ed inevitabilmente di Derrick Rose, che batte con un paio di finte Felton ma poi si ritrova addosso la difesa intera in maglia arancio-blu, scaricando nel vuoto e cercando una deviazione. Palla contesta, si va a guardarla con l’istant replay, e la terna decide dopo un lungo conciliabolo che la palla è di New York. Felton spreca secondi per poi dare la patata bollente a Anthony che fa quel che può, forzando e sbagliando, ma c’è lotta a rimbalzo e Noah commette fallo, secondo l’avviso degli arbitri, su Chandler. Il pivot ex Dallas fa 1/2 e con 10.8″ al termine Thibodeau chiama timeout per imbastire l’azione decisiva. I Bulls, in rottura prolungata da 9 tiri, vanno da Rose che alza un arcobaleno incredibile che buca la retina, mandando in visibilio lo United Center per il sorpasso dei suoi. Mancano ancora 5.7″ secondi e anche Woodson vuole disegnare sulla lavagna qualcosa per vincere la gara: come prevedibile è Carmelo Anthony in isolamento a tentarcu ma la difesa di Deng è efficace, il tiro non è preciso e Chicago vince 82-81.
CHICAGO – NEW YORK 82-81 (26-16; 43-38; 71-61)
CHI: Deng 17 (8/15 dal campo + 6 asst), Boozer 14 (5/7 + 3 rbz), Noah 6 (15 rbz), Butler 11 (10 rbz), Rose 18 (7/23 dal campo), Gibson 7, Hinrich 9, Dunleavy, Mohammed, James ne, Murphy ne, Snell ne, Teague ne. All. Thibodeau
NY: Bargnani 9 (4/7 dal campo), Anthony 22 (8/24 dal campo +6 rbz e 6 asst), Chandler 7 (19 rbz), Shumpert 7, Felton 13 (5/14 dal campo + 6 asst), World Peace 8 (3/11 dal campo), Stoudemire 5, Hardaway 10 (4/13 dal campo), Prigioni, Martin, Murry ne, Udrih ne, Smith susp. All. Woodson
Domenico Landolfo