Non c’è davvero partita tra Real Madrid e Milano. La contesa dura dieci minuti, poi i padroni di casa scappano via, senza più voltarsi indietro e raggiungono stabilmente il ventello di distacco.
C’è un abisso tecnico e di talento, come testimoniano i 19 punti di differenza alla sirena finale.
Se una squadra può decidere di cavalcare a correnti alternate, prima Mirotic, poi Rodriguez, Carroll, Fernandez e Reyes, significa che ha pochi rivali in Europa. Se poi si trova di fronte una squadra con un’evidente carenza di centimetri dentro l’area e con i giocatori più rappresentativi acciaccati da vari infortuni, diventa difficile anche solo avere una partita degna di tal nome.
Milano gioca i dieci minuti iniziali con molta vigoria, sempre a rincorrere, ma comunque in partita. Non riesce mai davvero a chiudere la via del canestro ad un attacco stellare, ma perlomeno riesce a punire le disattenzioni difensive avversarie con discreto successo. All’inizio è Nikola Mirotic a predicare pallacanestro, portando a scuola uno stranito Melli. Tiri da tre punti, movimenti in post e fade away, sono le azioni con cui l’ala mette a referto 15 dei 25 punti madrileni dei primi dieci minuti. Laso non ha bisogno nient’altro che di lui in attacco per restare avanti nel punteggio. In difesa c’è qualche buco di troppo, spesso punito da Jerrells, ma si ha la percezione, da subito, che la fuga madrilena sia solo questione di tempo. Un Bourousis in notevole forma fisica (molto meno tecnica), corre assai bene in campo aperto e mostra un tasso d’attività su cui Scariolo avrebbe fatto la firma per questa e altre vite, l’anno scorso.
La sua predisposizione ai falli rimane cronica, anche contro un centro undersize come Samuels, ma al rientro dal primo mini-riposo arriva lo strappo che decide il match.
Rodriguez entra e mette nel canestro qualsiasi cosa gli passi per le mani, punendo ogni singola scelta difensiva sui pick and roll. Formalmente l’attacco spagnolo gira costantemente per tutti i quaranta minuti del match, è semplicemente la difesa (o la mancanza di offesa milanese) a fare la differenza. I soli dieci punti realizzati nel secondo periodo sono troppo pochi per pensare di arginare la mareggiata della squadra più in forma d’Europa. Se alla prima pausa i primi marcatori di squadra sono Moss, Jerrells e un positivo Haynes, evidentemente qualcosa non gira per il verso giusto.
La punizione si fa ancor più severa nel terzo periodo, quando si accende Rudy, dopo un primo tempo decisamente silente.
Con la partita già saldamente nelle mani del Real, l’ex Blazer si erge a protagonista con tantissime penetrazioni al ferro e la sua solita schiacciata volante sulla linea di fondo. Dopo le sue scorribande, il Real si trova a comandare di venti punti abbondanti, senza che gli avversari possano mai, nemmeno lontanamente, pensare di rimontare. Nonappena arriva un piccolo parziale milanese, la squadra di Laso aumenta i giri offensivi e restituisce con gli interessi il break, riportandosi sulla confortevole quota di distacco.
Ci prova Chiotti con qualche soluzione al ferro, lo fa anche Langford con alcune personalissime variazioni sul tema dal palleggio, anche Samuels si batte più di tenacia che di lucidità, ma non c’è assolutamente nessun barlume di speranza per la rimonta. Wallace viene fischiato dall’ex pubblico rivale ogni volta che mette piede in campo e, la cartina al tornasole del secondo tempo, è messa in scena in apertura di quarto periodo, quando Cerella compie la rimessa verso Melli, che gli restituisce il pallone senza che sia rientrato in campo.
Su questo momento si sono spenti molti televisori dei tifosi biancorossi che, negli ultimi dieci minuti, si sono persi ben poco.
Per l’esame di maturità milanese: ripassare un’altra volta.
Real Madrid-EA7 Emporio Armani Milano 93-74 (25-20, 27-11, 21-18, 20-25)
MVP: Nikola Mirotic. 15 punti di puro e infinito talento, quando la partita era ancora da decidersi. Lui ha segnato la strada ai suoi compagni, che ne hanno fatto buon uso.
WVP: Niccolò Melli. Dopo le stelle del match contro lo Zalgiris, le stalle contro il Real Madrid. Non capisce nulla di Mirotic (e non è l’unico in Europa), ma fatica a fare una singola giocata positiva in tutto il match.
(Foto da Euroleague.net)
Simone Mazzola