Emozioni, colore, adrenalina e mille e sacrificio. Peccato sia sul divano di casa davanti alla tv invece che al palazzetto, ma la “garra” e la stessa e il taccuino si riempie velocemente di appunti e notazioni che provo a mettere in ordine. La conclusione della sfida, proprio all’ora giusta per la cena, è piacevole, il miracolo si materializza proprio dove nessuno lo era andato a pronosticare. Non sempre i campioni vincono, non sempre il cuore ha la meglio sul talento.
Partendo dal presupposto che Cantù era in difficoltà psicologica, un qualcosa che al momento forse nemmeno il più illustre Dottor Freud potrebbe risolvere, e che le sconfitte non sempre sanno darti una sveglia, Reggio Emilia mette in campo un White che, se su queste cifre, non meriterebbe la sola panchina con comparsata alla gara delle schiacciate in Nba, un Kaukenas che probabilmente da 10 anni a questa parte è il giocatore che più spezza gli equilibri in Italia, nonchè un Bell mister utilità che chiuderà con 20 punti, 11 rimbalzi e 6 assist, tanto per gradire. Ora probabilmente se ci si riferisse al terzetto magico, di sicuro si farebbe un torto alla squadra di Menetti, che con la sua grande faccia tosta e la voglia di non mollare neanche un centimetro su quel campo, plasma a sua immagine una squadra molto stakanovista in difesa, che sporca tiri e linee di passaggio. Ma il merito forse più grande del coach è quello di dare fiducia a ciascuno dei suoi ragazzi, anche i più giovani, stasera a sua disposizione, con i vari Mussini, Cervi e Pini che nel loro piccolo mettono qualche mattoncino prezioso. E si sa anche per chi non ha ancora ammirato il nuovo film targato Lego, che per costruire grandi cose, c’è bisogno anche del più piccolo tassello.
Abbiamo detto della psicologia, ma anche sul piano tattico Cantù oggi non ci prende. Sacripanti più volte cerca di scuotere i suoi da un torpore che pervade l’ambiente, che forza brutti tiri, ma che soprattutto vede i singoli ergersi a responsabili. Se tiri male dalla lunga distanza, continuando a intestardirti, e se sbagli 14 tiri liberi, difficile vincere con chiunque e dispiace specie per chi come Aradori o Leunen, oggi ci ha messo la faccia e non solo.
Vi debbo anche una cronaca, e non ve la negherò, seppur l’inquadratura mi permette di soffermarmi troppo spesso sulle note cromatiche del pubblico che non sulle situazioni tattiche nello specifico. Ammetto che ho conosciuto per la prima volta stasera Mussini, che fino ad ora in campionato aveva giocato 8 minuti e oggi addirittura è nello starting five. Quando vedi White e Bell che tagliano la difesa avversaria a fette e che quando questa si chiude ti puniscono dalla media e lunga distanza, si capisce che Reggio ha comunque le sue chances. Cervi è un muro, ancora non cementato del tutto, ma solido abbastanza per reggere le sportellate di Cusin. Aradori prima e Jenkins poi evitano la prima fuga, ma quando per la gioia di tutti gli appassionati del basket e specie di quelli che amano i lituani e la loro pulizia al tiro, entra sul legno Kaukenas, il sipario si cala sulla squadra di coach Sacripanti che viene punita. Jump, lay-up e arcobaleno. Siamo 24-15 ed in un attimo già siamo alla prima pausa.
Si rientra in campo e anche Antonutti va a bersaglio, dimostrando che anche raschiando il fondo della panchina, al contrario di quel che pensava Seneca, si può sempre trovare qualcosa di prezioso, ma anche Cantù ha le sue armi nascoste. Jones e Rullo, 5-0 pulito, timeout in campo e Cusin prezioso a subire fallo e segnare i liberi. Kaukenas croce della squadra avversaria, subisce fallo e segna i tre liberi in maniera glaciale, servono le cattive per fermarlo, una gomitata (sia ben chiaro involontaria) che gli insanguina il volto. Grande paura, ma tornerà a vendicarsi con la sua mano. E chi sostituirà l’ex di turno? Ci pensa Mussini, poco timoroso, spara la bomba che sente solo il profumo di cotone. Leunen spezza una lancia per i suoi ma può poco, 44-33 all’intervallo.
Nella pausa succede qualcosa, vuoi per qualche sollazzo di troppo, vuoi per la scossa che i due coach danno alle squadre. Se White incanta segnando a ripetizione e danzando sul campo con perfetti salti cadenzati. Sembra fatta per “the Jet”, c’è il contropiede, ci si aspetta la bimane di potenza e invece lay up sbagliato, tutti delusi e anche gli dei del basket cambiano opinione. Leunen triplissima, Gentile sotto gli occhi di papà Nando lo imita, Ragland viene colpevolmente perso e anche lui fa tris: 9-0 e -2, forse Menetti ci mette troppo a chiamare timeout. Serve una scossa, serve una magia, sono ancora intento a prendere altri appunti quando vedo Kaukenas che alza una palla che solo White può schiacciare. Spettacolo. Cantù inizia a trovare continuità anche sotto, ma arriva il ragazzo che non ti aspetti, Pini, che gettato nella mischia segna, morde leoninamente sul campo e piazza pure buone giocate difensive. Filloy mette la tripla del +4, ma Gentile sulla sirena fa 62-61 alla terza sirena, dove tutti si aspettano il sorpasso canturino.
In effetti Aradori fa mettere ai suoi il naso avanti, ma qui di fatto la gara si decide. Kaukenas riprende a macinare punti, Cervi si erge a muro ricordando in alcuni frangenti il buon vecchio Mutombo, White non c’è ma in sue veci ci pensa Bell. Potrebbe chiudersi qui ma altro rigore senza portiere sbagliato dai ragazzi oggi in maglia verde, Gentile punisce. Con Reggio in crisi serve una scossa e chi arriva a darla? Sempre lui, Pini, con una stoppata incredibile che lancia la transizione per Kaukenas. Senza però Cervi, Pini e Silins, fuori per falli di lì a pochi istanti, si fa in salita, la rotazione si riduce ancora e Antonutti viene messo a fare il pivot per completare oramai la sua carriera con l’unico ruolo che gli era rimasto da ricoprire. Cantù attacca l’area e con le giocate di Aradori e Jenkins si riporta a -1 a 70″ dalla fine. Timeout Reggio. I tifosi del basket sperano che i “verdi” si inventino la giocata, con i tifosi palesemente euforici che agitano sciarpe e vessilli. Il palazzetto si aspetta il colpo di coda dei cugini brianzoli per guadagnarsi il derby con l’Olimpia di casa (sempre che batta Sassari). Vengono premiati i sognatori, con White che viene in beccato dal solito Kaukenas e dall’angolo spara un missile che centra il bersaglio grosso. Cantù sbaglia, Filloy è freddo dalla lunetta e tutti ad assaltare Menetti per abbracciarlo. Vince la squadra che ci ha creduto di più, mentre continua la maledizione coppa Italia per Sacripanti e Cantù. Il finale recita 84-77.
Acqua Vitasnella Cantù – Grissin Bon Reggio Emilia 77-84
Parziali: 15-24; 18-20; 28-18; 16-22
Progressione: 15-24; 33-44; 61-62; 77-84
Tabellini
Mvp: White alla distanza decisivo, eccezionale sotto ogni aspetto. Benissimo anche Kaukenas e Bell, ma anche i giovani italiani della Reggiana han fatto cose essenziali.
Wvp: Male Jenkins, oggi abulico, e Gentile che salvo rare eccezioni non ha inciso