Milano, 9 febbraio 2014 – Si è chiusa da neanche un’ora l’edizione 2014 della Coppa Italia, anche quest’anno albergata al Forum di Assago casa dell’Olimpia Milano. Sassari si porta la coppa in Sardegna e forse apre una nuova era ma ci sono state altre squadre, altre 7 sorelle che han dato vita alla spettacolare kermesse, analizziamo brevemente chi ha fatto bene o chi ha fatto male.
Banco di Sardegna Dinamo Sassari voto 10
Una vittoria meritata. Certo, la Dinamo Sassari della storia è una squadra che non ha un gioco che fa impazzire i puristi del basket ma che quando è in armonia con se stessa e con il parquet che calca diventa inarrestabile. Lentamente il Presidentissimo Sardara, trascinante e coinvolgente con quel suo sorriso e la sua voglia positiva di fare, sta costruendo un gioiello ma per cortesia, nessun paragone con Siena la Cannibale, in Sardegna si pensa diversamente altrimenti un allenatore così disarmante nella sua simpatia come Meo Sacchetti come avrebbe potuto resistere dopo la cocente delusione dell’anno scorso, nei quarti della finale scudetto contro Cantù? Un gruppo dove anche un secondo come Maffezzoli fornisce un contributo notevole e dove degli onestissimi comprimari come Jack Devecchi, Brian Sacchetti e Capitan Vannuzzo diventano protagonisti come anche la giovane speranza Amedeo Tessitori, ancora oggettivamente un pò acerbo. Ma quando c’è la Diener’s e la Green’s Connection si va che è un piacere, si vola anzi! La forza delle proprie armi, del proprio credo cestistico e delle proprie stimmate culturali impresse nelle tavole del Palaserradimigni che trasuda passione per questa squadra e nella quale si vedono anche i ritorni come quelli di Massimo Chessa e Drew Gordon che dovrebbero, si dice, essere forse un errore: o si è sbagliato ad andar via o si sbaglia a tornare. Ma poco importa, una vittoria importante per un sogno, un traguardo che si spera di raggiungere a giugno, del resto Milano ha capito che con questa Dinamo non si scherza!!!
Montepaschi Siena voto 9
Chi la dava morta, chi la dava spacciata dopo l’addio di Dani Hackett si è dovuto ricredere. Ok, la sesta Coppa Italia non è arrivata ma attenzione a questa Mens Sana che non molla mai, non fa mai un passo indietro e che non ne vuole sapere d’abdicare cedendo lo scettro senza lottare. Dopo la scoppola rimediata in Israele e che la toglie di mezzo anche dall’Europa molti a dire che ci si trovava al cospetto dell’inizio della fine, del canto del cigno e di una lunga agonia in campionato, invece…Non bisogna mai sottovalutare la serietà di un allenatore serio e preparato come Marco Crespi ma soprattutto l’aria che si respira in Via Sclavo, anni di conquiste e di successi non si dimenticano in pochi mesi. Certo, il roster non è all’altezza di quelli passati ma è molto ma molto solido e con una voglia straordinaria voglia di combattere o di schiantare gli avversari come accaduto all’esordio contro l’ACEA. Poi ci sono i ragazzi, gli eversori di Roma come Erik Green e MarQuez Haynes o un ottimo Josh Carter e la tigna di David Cournooh, assieme all’esperienza di Spencer Nelson e Thomas Ress assieme a quella di Ben Ortner (uno dei migliori in queste F8 2014), la fisicità di Jeff Viggiano e di Othello Hunter con la grinta di Matt Janning. Secondo posto con grande onore, bravi lo stesso.
Grissin Bon Reggio Emilia voto 8
Avrebbe meritato la finale per come ha di fatto annichilito una Cantù presuntuosa e sbiadita all’esordio e per la qualità del gioco espresso alla pari della vincitrice Sassari in semifinale, è complesso tenere testa al “run&gun” dei sardi ebbene i ragazzi di Max Menetti han fatto scintille e previ di due pedine cardine come Andrea Cinciarini e Greg Brunner han lottato sino all’ultimo in modo leonino, senza mai tirarsi indietro. Una squadra claudicante in trasferta (solo una W fuori dal Pala Bigi tra campionato ed Europa), ha dimostrato che il coraggio serve e che non costa un tot al chilo, se lo hai lo devi tirar fuori. Grande James White e grande Rimantas Kaukenas ma tutti, proprio tutti hanno dato il meglio di quanto potessero dare, da Mussini ad Antonutti, da Cervi a Siljins sino a Bell e Filloy fino al giovanissimo Pini. La più bella sorpresa di questa Final Eight 2014, se continua con questo spirito anche la risalita in campionato sarà certa!
ENEL Brindisi voto 7
Sfortunata nel sorteggio perchè, dopo aver superato Venezia nei quarti, avrebbe trovato la Finale se non avesse avuto davanti la Siena che non regala mai niente a nessuno. Una buona impressione lasciata comunque quella dei pugliesi alla seconda presenza alle Final Eight dopo la prima dell’anno scorso, passata decisamente in cavalleria. L’ENEL Brindisi è al primo posto in campionato perchè ha una buona intelaiatura ben gestita da Piero Bucchi al quale però l’assenza del Bullo comincia a pesare e che forse deve avere più sostanza sotto le plancie perchè Chiotti è valido ma non può fare miracoli da solo con Todic. Certo, poi c’è l’atletismo di James, la grinta di un ottimo Snaer, la lucida esecuzione di un Dyson sempre più convincente e la poliedricità di un buonissimo Campbell fanno il resto, anche con la buona volontà di uno Zerini molto caparbio. “Stona” un pò Lewis, apparso in ombra e non da oggi. Ma la determinazione e la freddezza con la quale si è sbarazzata della “cicala” Venezia ne consolida il carattere e le ambizioni, per lo scudetto ci sarà anche questa ENEL.
Umana Reyer Venezia voto 6
Esce ai quarti contro una signora squadra come l’ENEL Brindisi e guadagna la sufficienza non striminzita perchè almeno combatte sino all’ultimo per avere la meglio sugli avversari ma, caro Zare, c’è ancora tanto da fare. L’impianto c’è e si vede ma la discontinuità è il pericolo pubblico numero 1 di questa Reyer che fa sognare i propri, fantastici tifosi. Luca Vitali e Jacopo Giachetti non riescono a dosare il gas nel gioco e nemmeno l’ultimo arrivo, Aaron Jackson, sembra in grado al momento di farlo, se poi a questo aggiungiamo che contro Brindisi si sia avuta l’impressione che Andrè Smith e Donnell Taylor abbiano giocato a fare i mangiapalloni e meno gli uomini-squadra, va da se che la sconfitta fosse inevitabile. Il trapianto di Andrea Crosariol appare positivo ma bisogna assolutamente avere molto di più da Linhart, Peric e Rosselli, al momento un pò troppo sotto il par ma se mette le cose a posto può essere una bella sorpresa in stagione, al momento sembra la Bella Addormentata.
Acquavita Snella Cantù voto 4,5
Una gara persa senza forse essersene resa conto, eccesso di sicurezza? La stagione di Cantù ad oggi è positiva, forse in Europa dopo un girone eccellente in Eurocup ha avuto poca fortuna a Parigi ma sostanzialmente una squadra forte, determinata, dove Pino Sacripanti sta mostrando le sue indubbie doti di Head Coach in una squadra di vertice. Peccato però, questo scivolone contro una Reggio Emilia cazzutissima e dopo aver visto i nemici di sempre, padroni di casa, perdere contro Sassari, avrebbe spalancato le porte ad una finale che manca da tanto, tanto tempo. Allora è probabile che questa squadra abbia delle crepe mentali? L’approccio è vitale nelle competizioni come queste e si pensa anche a come Cantù abbia perso contro Roma in semifinale l’anno scorso, allora è probabile che qualcosa di vero di ci sia in queste sensazioni. Eppure in squadra ora c’è anche Marconato, c’è Leunen, c’è Aradori, come è possibile che non si abbia la freddezza di gestire questi episodi? Cantù allora più da distanza che da sfida secca?
EA7 Olimpia Milano voto 4
Unica consolazione, l’aver perso ai quarti contro la Sassari campione ma non lo andrei a chiedere ai tifosi di quest’Olimpia, ormai vicini ad una crisi da nervi tesi. La super favorita, la squadra ormai imbattibile del panorama nazionale, si fa per l’ennesima volta beffare ai quarti ed ancora tra le proprie mura, roba da lettino psico-analitico. Una delusione cocente, uno schiaffo incredibile per chi ormai preparava solo come festeggiare un trofeo che manca da secoli nella bacheca del club più titolato d’Italia. Eppure come si può rifilare 30 punti all’Olympiacos e perdere in casa contro una solida Sassari dopo averla battuta a domicilio? Colpa delle frenesie di Hackett? O di un Alessandro Gentile ancora troppo casinista ed arruffone? Eppure la gara s’era messa per il verso giusto ma questo calo di tensione, contro un’autentica vipera del parquet come la Dinamo Sassari può essere letale e così è stato. Lawal metteva a nudo le carenze in area dei sardi e tutto andava per il verso giusto….Ora non si può fallire in Europa per i playoffs pro-Final Four e si aspetta almeno la Finale scudetto, solo così Milano potrà digerire questo altro, ennesimo, boccone amaro.
ACEA Virtus Roma voto 3
La delusione forse più cocente assieme a Milano di queste Final Eight 2014 ma con l’aggravante che, di fatto, la Virtus Roma al Forum di Assago non è mai entrata in campo. A tratti imbarazzante nell’atteggiamento e nel modo di attaccare l’area senese, la squadra di Dalmonte è quasi parsa in gita scolastica priva di convinzione, di grinta in valore assoluto e di idee chiare. Una squadra apparsa in forte calo con un Hosley che, ad esempio, invece di fungere da ciambella di salvataggio, chiude un match da vincere o morire con medie poco positive nonostante i suoi 22 punti finale (e non è la prima volta in stagione), con scelte d’attacco scriteriate, prive di ritmo e di senso logico. Lo specchio della gara inaugurale del venerdì sta tutto in un dato statistico: 10 seconde opportunità per Siena, 0+0 per l’ACEA. Houston, abbiamo un problema per una squadra alla quale forse fan male gli elogi dopo il buon viatico in campionato sino all’ultimo match del 2013 vinto a Pistoia, nel nuovo anno invece 2 sole vittorie (Varese e Montegranaro), e ben 4 sconfitte (due in casa contro Venezia ed Avellino e due contro Brindisi ed appunto Siena). Perso JT per infortunio, attacco ancor più latitante e con la difesa che non sembra in un buon momento nonostante il tassello Szewczyk arrivato da poco. Urgono rimedi.
Fabrizio Noto/FRED