Ci siamo, la Post Season o se preferite la volata scudetto sta per iniziare. Otto sorelle o se preferite otto cugine che partiranno da lunedì 19 maggio lancia in resta per cercare di portare l’agognato triangolino tricolore a casa, costi quel che costi. Un nuovo campionato, un nuovo torneo durante il quale tendenzialmente si azzerano molti dei punti di forza o di debolezza delle contendenti, si riparte da zero tutte in modo incondizionato, unico vantaggio sul quale poter sperare di contare è il fattore campo.
Ma c’è un altro fattore che condiziona la corsa al titolo: la convinzione di potercela fare. La magia, la frenesia, la prosa e la poesia che assieme porta con se questa fase cruciale della stagione, articolata e troppo complessa da poter spiegare in quattro righe è condensata nella capacità di mettere sul parquet un desiderio superiore all’avversario, scopo la vittoria senza “se” e senza “ma”.
Allora Playoffs significa felicità o sconforto più nero, delusione o gioia irrefrenabile, costernazione o voglia di alzare il più possibile al cielo la propria soddisfazione per aver portato a casa la vittoria. Il condensato di questi sentimenti lo si può riscontrare in ogni edizione della Post season, anno dopo anno, serie dopo serie, gara dopo gara.
Pensate ad esempio all’amarissima delusione che si poteva leggere sui volti dei giocatori di Sassari l’anno scorso, al termine di Gara 7 persa al Palaserradimigni contro forse la più bella Cantù di quella stagione, un condensato di stupore e disperazione per i ragazzi di Sacchetti per non essere riusciti a concretizzare la vittoria che significava un viatico potenzialmente appetitoso verso il tricolore dovendo incontrare poi Roma, un’avversaria che la Dinamo in stagione aveva gestito abbastanza bene. No, è difficile da spiegare la frustrazione, la rabbia sorda che esplode in questi casi ed alla quale purtroppo è difficile dare sfogo se non con il consolatorio “..Ci rifaremo l’anno prossimo..”, che però non placa quel sapore di sale che resta in bocca per diversi giorni, per settimane forse.
Il contraltare era invece il sorriso di Pietro Aradori dipinto sul quel viso da ragazzino impunito che si porta dietro da sempre incorniciata da una barbetta impertinente per sembrare forse più duro del solito, una vittoria che scacciava gli spettri di una stagione infelice per la sua squadra partita benissimo con la vittoria in Supercoppa contro Siena ma poi lentamente arenatasi in Eurolega e Coppa Italia. Quella sera gli splendidi tifosi della squadra dell’ex enfant prodige della panchina italiana Andrea Trinchieri avranno pensato positivo, sognato forse, era l’anno che ci si sarebbe rivisti contro Siena in finale per regolare i conti aperti nel 2010-11, finale scudetto persa con molte polemiche. Sì, era l’anno del riscatto, sicuro perchè eliminare quella Sassari e perloppiù in casa non era certo un’impresa da poco.
Invece la storia narra che alla fine i brianzoli si dovranno arrendere in semifinale alla Virtus Roma forse più bella dell’era Toti e con il match-ball addirittura in casa al Pianella, questa volta restando freddati in Gara 6 da una prova superlativa di carattere e dedizione della Truppa Calvani, freddati proprio come loro avevano gelato Sassari a domicilio: chi la fa l’aspetti, forse la troppa sicurezza di potercela fare, forse l’aver sottovalutato un Gigi Datome con una caviglia in disordine od un Phil Goss a dir poco superlativo….Roma poi regolerà Cantù al Pala Tiziano in Gara 7 in un orgia di grida festanti al suono dell’ultima sirena dei propri tifosi, grida da far venire la pelle d’oca come l’abbraccio sul tavolo arbitrale tra Phil Goss e Jordan Taylor a fine gara con ai piedi una tifoseria in delirio per il sogno che banalmente forse si realizzava. Banale? No, errore, i Playoffs non sono banali, i Playoffs sono il basket e ne scandiscono umore e sapore, essenza e cattiveria nel suo spietato verdetto: there’s no regrets, there’s no tears, there’s only the victory!
Pazzi questi Playoffs, spietati e romantici al tempo stesso come un romanzo di Milan Kundera ma da vivere nel bene e nel male anche se al termine vince sempre e solo una ma tutti li vogliono, come fosse la donna più ambita della scuola!
Ma andando sull’aspetto meno romanzato e più cestistico ma affrontandolo senza statistiche o dati eccessivamente tecnici, inutile dire che la postazione Number One sia di diritto dell’Olimpia Milano. Una EA7 che non sembra abbordabile dalle altre contendenti specie sulla serie come quella a 7 gare, molta tecnica e molta organizzazione ha quest’anno il team milanese guidato da Luca Banchi e le avversarie lo sanno bene. Un meccanismo ben oliato che ha avuto bisogno di un paio di mesi per ingranare tenendo anche in considerazione l’ottima partecipazione all’Euroleague con F4 sfiorata, insomma in pochi si meraviglierebbero se a giugno il tricolore andasse sulle maglie biancorosse milanesi. L’ostacolo ai quarti poi è sì la splendida macchina da basket messa in piedi in quel di Pistoia con al timone Paolo Moretti, con ottime individualità come Brad Wanamaker ad esempio, ma la neopromossa ed addirittura alla prima apparizione nei playoffs non dovrebbe essere un ostacolo insuperabile anche se al meglio delle 5 gare.
Presumibilmente Milano ai quarti potrebbe incrociare le retine contro la Banda Sacchetti, al secolo la Dinamo Sassari della Diener & Green Connection. Nessuno in Sardegna nasconde con fierezza l’ambizione di portare nell’Isola uno storico scudetto dopo la Coppa Italia anche perchè l’ottima ENEL Brindisi sembra essere in netto calo, sia fisico che mentale anche se Piero Bucchi non è tipo che molla così facilmente, battere i pugliesi non sarà agevole, nulla affatto! Perciò è possibile una semifinale tra sardi e milanesi, un remake dei quarti di finale di Coppa Italia in quel del Forum di Assago e chissà che l’Olimpia, fortissima ma forse un pò fragile ancora mentalmente a causa delle troppe delusioni raccattate in stagione, non possa trovarsi in difficoltà anche per la tipologia di gioco dei biancoazzurri isolani.
Attenzione però a sottovalutare la Montepaschi Siena. I campioni d’Italia in carica, aldilà delle situazioni a dir poco tese finanziarie e giudiziarie che ben tutti conoscono, sono una squadra con mentalità vincente, allenata molto bene dal milanese Marco Crespi e con una gran voglia di dimostrare tutta la loro forza a prescindere dalle vicende extra-parquet. Roster profondo, un giusto mix tra veterani e giovani talenti ma soprattutto un posizionamento dall’altra parte del tabellone rispetto a Milano, evitato quindi uno scontro letale al primo turno come lo scorso anno ad esempio ma anche in semifinale.
Dalla loro parte del tabellone i senesi dovranno guardarsi prevalentemente dalla prima avversaria ai quarti, una Grissin Bon Reggio Emilia ricca di talento ma che al momento soffre della sindrome da trasferta, appena si reca a giocare in qualsiasi palazzetto diverso dal proprio Pala Bigi, perde non solo le gare (tutte in stagione, tranne una in quel dell’Unipol Arena ed in modo rocambolesco), ma anche la credibilità che le servirebbe per poter aumentare l’autostima che ad oggi non è elevatissima, specie se perdi anche l’ultima ad Avellino contro una Sidigas ormai fuori dai giochi. Ma si sa, nella post season vale tutto ed il suo contrario, chissà allora che il brutto anatroccolo da trasferta in maglia rossa possa ritrovare al Pala Estra quel cipiglio per vincere almeno una delle due prime gare da giocare e quindi ribaltare l’inerzia della serie? A Reggio Emilia poi sarebbe un problema non di facile soluzione per Siena ribaltare l’inerzia della serie.
Stesso dicasi nell’altra sfida, l’invitta Acquavista Snella Cantù in casa riceve subito un’ACEA Virtus Roma che qualche colpaccio in trasferta ha fatto in campionato e che soprattutto, nelle due sfide in campionato, ha sì perso contro i brianzoli ma senza mai demeritare. Inutile dire che Cantù parte come favorita ma se Roma riesce a far quadrare il proprio sgangherato cerchio visto in azione nell’ultimo mese, non sarà una passeggiata per Pino Sacripanti perchè se Luca Dalmonte riesce ad avere il massimo ad esempio da Quinton “Psyco” Hosley, la serie potrebbe non essere affatto scontata.
Si parte dunque lunedì 19 maggio per un mese e mezzo intenso e faticoso, alla fine ne rimarrà una sola con la speranza che alla fine possa trionfare il gioco nell’altalena tumultuosa di passioni che proveremo tutti noi, innamorati pazzi di questo sport!!
Fabrizio Noto/FRED