Medaglia d’oro? No, di più.
Credeteci, il quinto posto ottenuto dalla nazionale italiana di basket in carrozzina ai recenti mondiali di Corea, vale più di qualsiasi riconoscimento formale e di qualsiasi podio.
Citando il maestro Claudio Arrigoni, la disabilità esalta le proprie abilità, ma questi ragazzi hanno fatto di più, hanno onorato con cuore, polmoni, braccia e testa la maglia azzurra.
E lo hanno fatto per pura passione, senza guadagnare un euro, senza soggiornare in resort da trecento euro a notte, senza lamentarsi per aver dovuto preparare una manifestazione in pochi giorni ed affrontando fuso orario e stanchezza con il sorriso.
I risultati hanno anche risvegliato gli organi di informazione, in colpevole catalessi tutto l’anno, ma improvvisamente ringalluzziti e presenti(fino ad un certo punto poi) quando c’e’ “un’Italia che vince”, figuriamoci poi dopo la brutta figura fatta dalla nazionale di calcio in Brasile.
Chi segue abitualmente le vicende del basket in carrozzina, o chi (come chi scrive)ha iniziato a farlo in colpevole ritardo, non può che augurarsi che questo straordinario risultato possa fare da traino per il futuro.
Noi continueremo nel nostro piccolo a fare il nostro dovere e piacere, aiutati e stimolati dall’ammirevole lavoro di quei due “angeli”(come li chiamo io)dell’ufficio stampa Fipic. Perchè è colpa di Claudio e Federico se la mia insana passione per il basket è ora anche minata dalle gesta di Matteo Cavagnini, o dai canestri di Raimondi o dall’astuzia di Ahmed Raourahi.
Senza luoghi comuni, senza enfasi o ruffianerie da quattro soldi, questi ragazzi meritano tutto lo spazio di questo mondo.
Hanno onorato la maglia azzurra e ci hanno dato l’ennesima lezione sullo sport.
Non dimentichiamocelo troppo in fretta.
Alessio Teresi