«Verona è stata la scelta migliore per me, sia dal punto di vista umano che da quello professionale. È una grande opportunità per la mia famiglia e soprattutto per me come atleta perchè adesso faccio parte di una grande società».
Queste le prime dichiarazioni di Darryl Monroe in occasione della presentazione alla stampa, insieme a Klaudio Ndoja, che si è tenuta stamattina all’Alpen Suite Hotel di Madonna di Campiglio, sede del ritiro estivo della Tezenis Verona.
«Non so molto del basket italiano – ha proseguito Monroe – ma mi aspetto di imparare e di capire in fretta com’è. Ho voglia di vincere, di fare gruppo e di divertirmi. Sono un giocatore di squadra, a cui piace giocare coi compagni. Ai tifosi prometto che darò sempre tutto quello che ho, lavorando in modo positivo, facendo sempre quello che mi si chiede. Cercherò di essere leader, non dimenticando però di essere parte di un gruppo. Il nostro obiettivo è fare il meglio possibile. Tutti devono essere coinvolti perchè vincere il campionato è un percorso lungo in cui tutti devono fare la loro parte. I miei modelli? Non ho esempi specifici a cui mi ispiro. Sia in campo che fuori cerco solo di essere una brava persona e di dare sempre una mano. Cosa penso della città? Non ho avuto ancora la possibilità di vederla bene, ma più avanti avrò sicuramente il tempo di visitarla e di scoprire la sua bellezza. Per ora posso solo dire che il cibo italiano è buono come mi avevano detto prima di venire qui.»
Klaudio Ndoja invece, da par suo ha ribadito quanto:
«L’obiettivo di tutti è vincere il campionato ed io sono venuto qua per vincere. Non gioco mai per arrivare secondo. Spero di superare anche questa sfida insieme a tutti quelli che ci stanno credendo». Sarà un campionato molto duro – ha proseguito Ndoja – perchè ci sono molte squadre che si sono rafforzate. La mia esperienza di vita? Sono la parte bella di una storia che ha coinvolto tanti miei connazionali meno fortunati. Ho vissuto anni molto difficili. A causa della guerra civile la mia famiglia è stata costretta a scappare dall’Albania per cercare una futuro migliore in Italia che all’epoca per noi era come l’America, una terra di speranza. Siamo arrivati a bordo di un barcone ed io per un anno e mezzo ho vissuto da clandestino. Ogni volta che andavo a giocare al campetto rischiavo molto perchè non avevo nessun documento. La persona a cui devo di più è stato don Marco, un sacerdote che mi ha permesso di giocare all’oratorio e mi ha aiutato molto in quel periodo. È stato grazie a lui che poi ho potuto andare a giocare a Desio e da lì cominciare il mio percorso come atleta. Quando due anni fa ho vinto il campionato di Legadue è stato il coronamento di un sogno. Spero che la mia storia sia un messaggio per tutti coloro che si trovano in una situazione simile. Rimarrò e mi sentirò sempre albanese, ma devo tantissimo all’Italia e agli italiani perchè grazie a loro ho potuto avere una vita migliore. La diffidenza degli altri si vince solo con il buon esempio. Il mio incontro con Papa Francesco? È stato uno dei momenti più belli della mia vita che mi ha ripagato di tante delle sofferenze che ho vissuto. Lui è una persona fantastica e carismatica, emana una luce fortissima. Mi anche regalato un rosario dal quale non mi separo mai. Ringrazio sempre Dio per quello che mi ha dato».
Ufficio Stampa Scaligera Basket
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