Michigan! Nord- Est degli Stati Uniti. Due grandi Università nello stesso stato. Probabilmente qualcuno di voi non vi ha mai dato troppa importanza, ma quando si parla di Michigan University (UM) e di Michigan State University (MSU) parliamo di due atenei differenti! Certo questa notizia non vi farà per certo conquistare il cuore della vostra prossima “fiamma” ma se siete appassionati di basket e soprattutto NCAA rischiate di fare brutte figure dato che sono accese da una grande rivalità,
i primi (i Wolverines) sono caratterizzati per essere una delle migliori 25 Università d’ America (economia, ingegneria e legge tra le facoltà migliori) ed ovviamente il processo di selezione è più rigido (piccola curiosità: da qui è uscito il cofondatore di Google, Mr. Larry Page), ed il colore che li contraddistingue sono il maize (giallo granoturco) e il blu, mentre per i secondi (gli Spartans), sono il verde e il bianco e hanno uno dei campus più grandi degli Usa con i loro più di 5.000 acri (più di 20 km quadrati), di terreno e qui giocó Magic “Earvin” Johnson per 2 anni prima di andare in NBA.
Tutte e due fanno parte della Conference Big Ten (una delle Conference più competitive dell’ NCAA) e “l’amore” che lega queste due università sta tutto in alcuni “trash talk” divertenti e molto taglienti tra cui per esempio:
“What’s the difference between a State graduate and a large pizza? The pizza can feed a family of four.”
Ma dalla sponda opposta non sono da meno:
“A teacher asks her young class how many of them are Michigan State Spartan fans. Not really knowing what a Spartan fan was but wanting to be like their teacher, their hands explode into the air. There is, however, one exception. Joe has not gone along with the crowd. The teacher asks him why he has decided to be different.”Because I am not a Spartan fan.”
“Then – asks the teacher – What are you?”
“Why, I’m a proud Wolverine fan,” boasts Joe.
The teacher is a little perturbed now, her face slightly red. She asks Joe why he is a Wolverine fan.
“Well, my mom and dad are Wolverine fans, so I’m a Wolverine fan also.”
The teacher is now angry. “That’s no reason,” she says loudly.
“What if your mom was a moron (imbecille), and your dad was a moron. What would you be then?”
A pause, and a smile.
“Well… then – says Joe – I’d be a Spartan fan.”
Dopo i dovuti applausi per questa perla del nostro amico Joe, torniamo ai nostri Wolverines che si sono messi in mostra in questo tour estivo in alcune città italiane del quale io ho potuto seguire i due match a Vicenza il 19 ed il 20 agosto; grande tradizione contraddistingue questo team che fu dei mitici “Fab Five” (nel 1991 definita “The greatest class ever recruited” tra cui Chris Webber, Jalen Rose e Juwan Howard), e che nell’ultimo draft ha mandato ben 3 giocatori in NBA e che anche quest’anno presenta dei prospetti quantomeno interessanti coadiuvati da un team molto giovane con ben 7 freshman, cioè appena usciti dall’ high school.
Le due partite hanno evidenziato un netto predominio della squadra USA che ha affrontato due compagini locali nella prima, avversari erano i Birracrua All Star(93-53) e nella seconda, invece, il Petrarca Padova (116-52).
Molta curiosità vi era su Caris LeVert che i “mock draft” recenti danno attorno alla sesta scelta l’anno prossimo in NBA e che ha mostrato gran parte del suo arsenale in particolar modo nella seconda partita chiusa con 17 p.ti e 8 rimbalzi e che, secondo me, assomiglia moltissimo a Durant specie nel rilascio della palla; oltre a lui da segnalare c’è Zak Irvin giocatore fisicamente spaventoso per essere solo al secondo anno (sophomore), lo stesso vale per il playmaker Walton Jr. che spesso ha preferito l’ assistenza per i compagni cercando di coinvolgere tutti e forzando poco o nulla. Tra i freshmen si sono distinti l’ala mancina Chatman, di cui credo sentiremo parlare in futuro (è stato uno dei 26 giocatori selezionati in Aprile per il Jordan Brand Classic), e la guardia Dawkins che ha infilato il canestro con estrema facilità maggiormente nella seconda partita. Una piccola curiosità mi ha colpito durante i timeout
la squadra di Michigan si metteva sempre quasi al centro del campo mentre quella italiana era “schiacciata” verso la panchina, questa è una cosa abbastanza abituale per gli americani perchè sia in NBA che in NCAA è la normalità!
Nella prima partita erano presenti anche circa un centinaio di ex-studenti dell’ Università di Michigan che hanno reso l’atmosfera più “casalinga” per i giocatori statunitensi e il palazzetto molto più “maize”.
Tra i 7 freshman presenti, uno occupa sicuramente una menzione particolare, si tratta di Austin Hatch, numero 30.
Questo ragazzo ha una storia alle spalle incredibile, ha superato e sta ancora superando le più svariate avversità che gli si sono presentate, voi vi chiederete il perchè: Austin ad 8 anni ebbe un incidente aereo con la sua famiglia nel quale lui e il padre sopravvissero mentre madre, fratello e sorella morirono, in un solo colpo perse gran parte del nucleo famigliare ma 8 anni dopo (2011), come se il destino avesse voluto accanirsi una seconda volta su questo povero ragazzo, fu coinvolto in un altro incidente aereo nel quale padre e matrigna persero la vita. Lui rimase in coma per diverso tempo (8 settimane) avendo subito un’emorragia celebrale e ciò non lasciava presagire nulla di buono.
Appena 9 giorni prima gli era stata offerta una borsa di studio da coach Beilein a Michigan, l’università che aveva sempre sognato di frequentare perché era stata anche quella della madre ma un brutto scherzo del destino aveva rischiato di far saltare tutto. Coach Beilein fu uno di quelli che gli stette più vicino in ospedale, andava a trovarlo quando poteva durante il suo processo di recupero e lo incoraggiava, Hatch lo definisce come “the most loyal man that i know” e Austin riuscì prima a riconquistare la possibilità di muoversi senza sedia a rotelle e poi quella di parlare, abilità che aveva in parte perso.
Per questi e molti altri motivi vederlo giocare uno spezzone in tutte e due le partite è stata davvero una gioia immensa per questo sfortunato ragazzo, dopo tutte le disgrazie che ha passato poter ritornare a calcare un campo da basket dimostra davvero che la passione non muore mai e che la sua determinazione deve essere presa come esempio perché questo “Wolverine” ne ha vendere.
Marco Luigi Policastri