Vittoria senza troppi patemi per l’Olimpia Milano, che passa a Bologna sudando un po’ giusto nel primo quarto, per poi staccarsi nel secondo e prendere definitivamente il largo nel secondo tempo. Prova di forza degli uomini di Banchi che hanno evidenziato tutta la propria superiorità nell’arco dei 40’ stritolando i padroni di casa nella morsa difensiva fatta di intensità e fisicità, per poi trovare il ritmo in attacco senza fretta, finendo per segnare 81 punti. Serata ancora di spolvero per Marshon Brooks, costante nel rendimento per tutti i minuti passati in campo, e letteralmente esploso nella terza frazione, dove ha sotterrato la Granarolo di triple. L’ex Nets continua a dimostrare di essere un talento cristallino, che magari può avere qualche problema ad inserirsi in un contesto di gioco organizzato, ma che quando prende fuoco è letteralmente inarrestabile a queste latitudini. Lampi importanti anche di Gentile, sempre limitato da una schiena bizzosa, ma che è stato il protagonista del primo allungo milanese, facendosi spesso trovare come finalizzatore dei contropiedi lombardi, e di Trent Meacham che, stante una serataccia di Joe Ragland, è entrato in campo con grande presenza, comandando al meglio l’orchestra biancorossa e, alla fine, mettendoci anche del suo nel trovare il canestro, cosa non esattamente usuale. Più in generale, comunque, positiva la prova di tutta l’EA7, che conferma di meritare il primato in classifica e di avere una forza d’urto che difficilmente può trovare ostacoli nel nostro campionato.
Conferme, anche se di segno opposto, per la Virtus Bologna, che, semplicemente, non ha le armi (oggi per di più assente anche Fontecchio) per poter pensare di lottare contro corazzate come Milano. La squadra di Valli ,come al solito, non ha lesinato l’impegno (13 rimbalzi offensivi e lotta sotto le plance quasi pareggiata), anche a buoi ampiamente scappati, ma la differenza tecnica e fisica con questo tipo di avversari è veramente troppo ampia. C’è da portare con sé il buon primo quarto, l’atteggiamento positivo tenuto per tutto l’incontro, il solito Ray che si dimostra giocatore di altissimo livello anche contro avversari di questa caratura, ma per il resto il panorama è quello che si conosceva: ossia di una squadra che, come da progetti, deve solo pensare a salvarsi. E per adesso, va detto, ha comunque fatto il suo dovere alla grande, nonostante l’handicap dei due punti di penalizzazione. Difficile dare giudizi sui singoli oggi. In particolare sotto canestro il vantaggio drammatico di centimetri e chili di Milano non ha fatto che moltiplicare le difficoltà di giocatori come Gilchrist e Mazzola, White, comunque tra i più positivi, ha subito la confusione del giovane alle prime armi, perdendo tantissimi palloni (8 alla fine), mentre Gaddy e Hazell non hanno inciso in alcun modo, dimostrandosi giocatori abbastanza mediocri. Ma, come detto, sarebbe ingiusto e ingeneroso sparare addosso a un gruppo che sta lottando con grande voglia contro i propri limiti dopo una partita proibitiva come questa. Più onesto chiudere un occhio, e semmai fare i complimenti per una prima parte di campionato chiusa, ad ogni modo, un poco oltre le aspettative.
Virtus che parte molto bene, spinta dal pubblico (circa 8000 presenti) e dall’ovvio entusiasmo che muove una partita contro un’avversaria come Milano. Ray riprende da dove aveva lasciato tre giorni fa a Pesaro, segnando subito 8 punti con incluse due triple. Milano è sorniona e da subito si trova a dover fronteggiare varie difese, tra cui una zona, abbastanza ovvia e che serve a Valli per limitare i miss match che i lombardi possono avere a proprio favore in quasi ogni zona del campo. Brooks entra in partita a modo suo, con una zingarata a centro area e un paio di triple realizzate con la classe che lo contraddistingue, ma Bologna tiene, nonostante un paio di fischi assassini della terna arbitrale. White e Ray, come solito, sostengono l’attacco bolognese (17-13 dopo 8’), e un canestro di Gilchrist chiude il primo quarto con il vantaggio Virtus per 23-21 e con il 60% dal campo.
Con il secondo quarto iniziano anche le rotazioni, e una Granarolo già corta di suo, e in più azzoppata ulteriormente dall’assenza di Fontecchio, non può che pagar dazio. Milano giostra ottimamente la palla in attacco, appoggiandosi a Samuels nel pitturato per aprire spazio ai tiratori, ma al contempo alza il volume anche in difesa, con il solito insostituibile contributo di Bruno Cerella. I rubinetti dell’attacco bolognese si chiudono per quasi 7 minuti e l’Olimpia piazza la zampata che spacca il match, con un parziale di 16-0 (23-37), ispirato da capitan Gentile che segna 8 punti nel frangente. Col tempo che passa la difesa di Milano aumenta esponenzialmente la propria intensità, specie sulla palla, dove fioccano i recuperi che aprono il letale contropiede meneghino. Gli uomini di Banchi toccano il +15 in un paio di occasioni, ma Bologna, nonostante l’attacco si sia completamente spento, vuole almeno provare a lottare e col rientro di Ray trova qualche punto dalla lunetta. Hazell e Imbrò, sempre da dove vale uno (0/12 dal campo per Bologna nel secondo quarto), ricuciono lo strappo a -10, ma prima uno sfortunato auto canestro dello stesso Imbrò, e poi la tripla sulla sirena ancora di Marshon Brooks ristabiliscono le distanze, con il tabellone che al 20° dice 46-33 in favore dell’EA7.
La gara ha ormai preso un indirizzo preciso, e nonostante Bologna faccia quanto in proprio potere per cambiarlo, quell’indirizzo, Milano non ha grossi problemi ha mantenere il comando delle operazioni. Ray e White, più di cuore che di testa, inventano punti, ma sul fronte opposto si è scaldato Marshon Brooks, che infila una terza frazione perfetta (2/2 da 2, 3/3 da tre, 6 triple alla fine) al tiro, rendendo vano ogni sforzo difensivo bolognese. Il +10 Milano, così, si apre rapidamente toccando prima il +17, poi il +19 del 30° minuto, che, in pratica sancisce la fine della contesa.
Con le squadre ormai allungate e il divario sempre più ampio, infatti, l’ultimo periodo vale giusto per i libri delle statistiche e per far assaggiare un po’ di campo ai ragazzini delle giovanili.
GRANAROLO BOLOGNA – EA7 MILANO 58-81
Parziali: 23-21; 10-25; 14-20; 11-15;
Progressione: 23-21; 33-46; 47-66; 53-81;
MVP: Marshon Brooks. 24 punti con una precisione chirurgica nei due momenti che hanno deciso la gara.
WVP: Jeremy Hazell, da lui che si è autoproclamato, in estate, miglior tiratore del mondo ti aspetteresti qualcosa in più di un misero 1/8 dal campo (con 0/5 da 3).
SALA STAMPA
Giorgio Valli: “Ovvio che questi sono confronti difficili in assoluto, specie per una squadra nella condizione in cui siamo noi, senza il nostro giocatore più atletico. Siamo stati bravi a mischiare le carte all’inizio, poi la loro fisicità e lunga panchina ha fatto la differenza. Sono contenti dei passi in avanti di qualcuno, abbiamo giocato con White da 3 e non è il suo abito tecnico, ancora. Per questo siamo stati macchinosi, ma era necessario per contrastare il loro strapotere fisico dietro. La coperta è corta, peccato non averla affrontata al completo, poi Ray alla fine ha avuto una leggera ricaduta al ginocchio e l’ho risparmiato come anche altri: ho mandato in campo i ragazzini perché se lo meritavano. Non era questa la nostra partita, resettiamo in fretta, e facciamo esperienza: sapevamo dall’inizio che ci sarebbero stati molti contatti e pochi fischi, White lo ha pagato, ma dobbiamo essere noi ad alzare il livello. Stanno tutti facendo un passo in avanti, non dobbiamo farci venire delle voglie strane, dobbiamo andare avanti con quelli che siamo dando fiducia al progetto: oggi in campo Benetti e Tassinari, facciamoli crescere e pensiamo anche agli altri che abbiamo. Siamo andati in crisi quando non abbiamo più fatto canestro, ma loro hanno una fisicità da Eurolega, e noi no. Poi Brooks ha messo gran canestri, ed è qua perché prende più soldi di quanti non ne prenderebbe in NBA.”
Luca Banchi: “Bella vittoria, non è mai scontato vincere fuori casa anche se Bologna era in emergenza, e con un piano di gioco interessante ha reso la partita non banale. Specie nei primi 10’ ha saputo investire nelle nostre difficoltà, girando bene la palla. Poi nel secondo quarto noi siamo diventati più aggressivi in difesa e con i rimbalzi abbiamo frenato il loro atletismo.”
Nicolò Fiumi