La seconda giornata di ritorno della Serie A 2014/2015 va in archivio, portando con sé indicazioni preziose in vista del prosieguo della regular season. Ciò che emerge dopo questo turno di campionato è una classifica suddivisa in tre (più o meno ampi) tronconi: quello composto dalle prime 4 della graduatoria, l’affollatissima fascia intermedia – addirittura dal quinto al quattordicesimo posto – e la lotta salvezza che, per il momento, continua ad includere soltanto le due agguerritissime compagini in coda al gruppo. Vincono tutte le prime quattro, approfittando dello stop delle immediate inseguitrici per scavare un solco di 4 punti sul quinto posto, e 4 lunghezze di vantaggio sulla seconda in classifica le mantiene a sua volta l’Emporio Armani Milano, la squadra che in questa domenica ha dato la maggiore dimostrazione di forza. Nel big match e posticipo serale, i campioni d’Italia in carica espugnano il PalaTrento con una prova sontuosa che dà un segnale forte a chiunque abbia velleità di gloria a lungo termine: per battere questa Olimpia, oltretutto ormai a ranghi completi dopo la fine della squalifica di Hackett, servirà superare sé stessi.
Il –18 finale patito dalla Dolomiti Energia – non l’ultima arrivata ma la rivelazione più bella e gradevole da guardare di tutta la Serie A – è forse bugiardo se guardiamo ai primi tre quarti di gara, in cui Pascolo e compagni hanno tenuto testa agli ospiti e dato vita ad un match avvincente, ma gli ultimi 10 minuti di gioco parlano chiaro: se Milano vuole seriamente accelerare e chiudere i conti, entro i confini nazionali sono guai per gli avversari. Il materiale da cui Luca Banchi può attingere è il più profondo (in Trentino non hanno messo piede in campo Shawn James e Meacham) in tutti i reparti, i punti nelle mani sono tantissimi – i 102 segnati a Trento non sono un caso – e tutti sono ampiamente abituati a reggere il doppio impegno campionato-Eurolega; ciò non significa che l’esito finale sia già assolutamente scontato, ma ci sentiamo di dire soltanto che l’EA7 era e resta la logica favorita per il titolo, un titolo che solo la stessa EA7 può perdere. Fatto sta che – per l’equilibrio e la bellezza della competizione – le dirette concorrenti non mollano affatto la presa.
Vita tranquilla l’ha avuta il Banco di Sardegna Sassari, l’unica tra le prime 4 ad aver giocato in casa, contro una Giorgio Tesi Group Pistoia virtualmente regolata già nella prima metà di gara, mentre le trasferte di Roma e Cremona si sono rivelate come previsto insidiose per le due damigelle che si dividono la piazza d’onore. L’Umana Venezia ringrazia il suo veterano Tomas Ress – storica bestia nera per i capitolini – per i canestri decisivi che nel finale hanno affossato una Acea alle prese con i consueti temi di discussione (basse percentuali al tiro, problemi nelle rotazioni, troppa discontinuità di rendimento), mentre il posticipo del lunedì va sul filo di lana alla Grissin Bon Reggio Emilia, giunta alla sua quarta vittoria consecutiva. Match bellissimo quello andato in scena al PalaRadi, ma dopo ripetuti capovolgimenti di fronte, e l’ultimo tiro fallito da Hayes che fa svanire le ambizioni della Vanoli, i 2 punti in palio vanno col minimo scarto ai ragazzi di coach Menetti, che può gioire anche per aver ritrovato il miglior Drake Diener, quello che ti fa iniziare ad esultare ancora prima che un suo tiro dai 6,75 raggiunga la retina.
È curioso sottolineare un dato che in questo scorcio di stagione accomuna Cremona e Trento: protagoniste di un girone di andata al di sopra delle righe, una volta tagliato il traguardo storico delle Final Eight è sopraggiunta una fisiologica fase di stanca, tradotta per entrambe in tre sconfitte di fila (per la Vanoli è la quarta nelle ultime 5 uscite). Niente di compromettente, per carità, niente che sia motivo di biasimo per due compagini che hanno dato e ancora daranno pepe al campionato, ma proprio in vista dell’appuntamento della Coppa Italia – strameritatamente guadagnato – sarà un bene ritrovare la forma, al fine di non recitare un ruolo da comprimari dopo aver tanto bene lavorato per conseguire un obiettivo. Saltando da un capo all’altro della classifica, se la bagarre per i piani nobili si mantiene interessante, quella che si accende e inizia decisamente a scottare è la lotta per non retrocedere. Le sorprese di giornata arrivano infatti dalle ultime due della classe, che mettono tutte e due a segno l’inatteso colpaccio in trasferta.
Fa sensazione la terza vittoria consecutiva della Pasta Reggia Caserta, primo hurrà stagionale lontano dalle mura amiche, che espugna il parquet dell’Enel Brindisi dando sfoggio di grande compattezza e lucidità negli ultimi minuti di gioco, decisivi per l’allungo che ha portato i bianconeri – tra cui spicca un grande Ivanov da 25 punti in 28′ – al +12 finale. L’aggancio al penultimo posto, però, non si concretizza a causa del contemporaneo successo della rediviva Consultinvest Pesaro, corsara a Varese. I marchigiani smuovono la loro classifica dopo troppo tempo (non conoscevano la gioia della vittoria dallo scorso 14 dicembre) e la battaglia per non scendere in A2 si arricchisce di nuova linfa: oltre ad aver trovato un prezioso apporto dagli elementi innestati di fresco nel roster, diventerà sempre più arduo per chiunque entrare al PalaMaggiò e alla Adriatic Arena e pensare di uscirne con 2 punti facili. La spinta di due tifoserie così storiche, così appassionate e potenzialmente molto numerose – per le quali la salvezza assume i connotati della “questione di sopravvivenza” – potrà da qui in avanti diventare “furiosa” nel senso buono del termine, e costituire un’arma in più in grado di dare stimoli supplementari.
Mentre in ottica playoff si rilancia l’Acqua Vitasnella Cantù, che (pur priva di Stefano Gentile) ad Avellino batte quasi al fotofinish la Sidigas trovando la seconda affermazione di fila, i simultanei stop di Varese, Roma e Capo d’Orlando – quest’ultima superata in casa da una Granarolo Bologna che sembra in grado di dire la sua fino in fondo per l’ottenimento della post season – iniziano ad insinuare un dubbio riguardo alla già citata battaglia-salvezza. I punti di vantaggio di questo terzetto su Caserta si sono ridotti a 6, e 4 quelli su Pesaro: con tredici impegni di campionato ancora da espletare è più giusto guardarsi alle spalle o, dato il “mucchio selvaggio” che vede gli ultimi posti playoff distanti appena 4 lunghezze, mirare avanti? Come spesso accade, la risposta più saggia può stare nel mezzo. Mentre per l’Orlandina il mantenimento di questo (a tutt’oggi non troppo preoccupante) margine sullo spauracchio-retrocessione sembra la strada più praticabile, per due realtà come l’Acea e l’Openjobmetis il suggerimento è: ok il guardare avanti e il puntare a migliorarsi, ma solo a condizione di mantenere la calma e di ritrovare prestissimo risultati. Altrimenti, meglio girare di soppiatto la coda dell’occhio in altra direzione.
Daniele Ciprari