Atene-Il Panathinaikos si aggiudica per la sedicesima volta la Coppa di Grecia, battendo l’Apollon Patrasso 68-53 nella finale secca disputata ad Oaka. In previsione della decisiva gara di Eurolega in programma giovedi a Belgrado, Ivanovic concede un turno di riposo a Blums, Lawal e Nelson, schierando a referto i giovani Diamantakos, Lountzis e Charalampopoulos. Tuttavia i campioni di Grecia, trascinati dalle triple di Fotsis e Pappas, partono subito con il piede giusto chiudendo avanti 21-12 la prima frazione di gioco. Quattro punti di fila di Mavrokefalidis portano il Pana al +15 ( 27-12 ) ad inizio del secondo quarto, tramortendo un Apollon a secco di canestri per oltre quattro minuti e con poche idee su come affrontare le difese alternate da Ivanovic sul parquet. Patrasso segna in dieci minuti la miseria di 8 punti ( di cui 4 dalla lunetta ), mentre Giankovits e Slaughter dall’arco lanciano il Panathinaikos, e Diamantidis proprio allo scadere sigla la tripla che confeziona all’intervallo ( sul 39-20 ), un margine assolutamente irrecuperabile per i ragazzi di coach Nikos Vetoulas. Ad inizio del 3/4 arrivano una tripla di Gist ed una schiacciata di Batista a mettere sulla gara, in larghissimo anticipo, la pietra tombale definitiva sul 46-24. I restanti sedici minuti fanno soltanto da prologo alla festa degli oltre ottomila tifosi del Panathinaikos presenti sulle tribune per una delle Coppe nazionali più travagliate di sempre, vissuta più che altro nelle aule di tribunale di giustizia sportiva, dopo i vari ricorsi e contro ricorsi successivi a quel pazzesco quarto di finale tra Panathinaikos ed Olympiacos, risolto sul campo da Batista sul fil di sirena. La chiusura è tutta per un quintetto greco al 100% messo in campo da Ivanovic per festeggiare l’ennesimo trofeo in arrivo nella bacheca di Kifissia. Sono infatti Diamantakos, Lountzis, Bochoridis, Charalampopoulos e Giankovits a giocare gli ultimi cinque minuti, con l’Apollon che con con i canestri di Fitzpatrick ( 19 ), riesce a contenere il passivo in termini più decorosi.
Alessio Teresi