Marco Pascolo nasce a Udine il 17 giugno 1993, ala piccola di 200 centimetri (fratello di Davide, classe 1990, uno degli italiani di punta della Aquila Basket Trento).
Fa le giovanili a Codroipo per poi passare nel 2010 alla Virtus Siena con cui disputa due campionati Under 19 Ecc. e uno in serie B.
Poi arriva l’occasione della vita: un’opportunità di cui pochi possono vantarsi, cioè andare a giocare negli Usa. Marco non entra dalla porta principale, entra da una porticina piccola, quella degli Junior College: non si tratta di NCAA vera e propria, ma del circuito minore, NJCAA. E come entra? Entra in punta di piedi, come un ragazzo di vent’anni che si trova di fronte a qualcosa di cui ha sentito parlare, che lo affascina ma è ancora un oggetto misterioso per lui. Accetta l’offerta di North Platte Community College, in Nebraska, con l’obiettivo di conquistarsi una chiamata dalla Division I. Al suo primo anno Pascolo segna 11 punti col 48% da tre (con un record di 27 contro Trinidad State) mentre quest’anno da Sophomore ha chiuso con 10.9 pts, 7.5 rb, 49% dal campo e poco più del 40% da tre punti che gli sono valsi il premio di “Student Athlete of the Year at North Platte Community College”.
Ora, a ventidue anni si appresta ad affrontare un nuovo percorso alla South Dakota School of Mines & Technology che gli consentirà di conciliare lo studio e l’attività sportiva.
Qui la presentazione:
Le dichiarazioni del suo nuovo Coach, Jason Henry:
“We are extremely excited to welcome Marco to the Hardrocker Family,”
“He has a great work ethic and an excellent basketball mind that will be a big asset to our team.”
“Marco is a ‘Stretch-4’ who can not only knock down the three, but is also be a great rebounder and passer,”
Marco non posso che cominciare questa intervista con il chiederti come fai a conoscere Marco Martini, vice allenatore della squadra dell’Università di Siena:
“Finivamo allenamento con l’Under 19 (ultimo anno, invece, con la B2) e lui, insieme a Coach Aprile, si allenavano sempre dopo di noi e perciò riuscivamo spesso a scambiare qualche parola per cui sono rimasto in contatto tutt’ora”
Da cosa è nato questo amore per la pallacanestro?
“E’ stata la prima cosa che ho provato, fin da quando avevo due anni, grazie anche ai miei genitori che subito hanno portato me e mio fratello a giocare a basket. Alla fine non abbiamo mai sentito il bisogno di provare altri sport”
Passioni al di fuori del basket?
“Il calcio, mi sa che mi piace anche di più vedere il calcio, soprattutto quando gioca l’Udinese. Quest’ultimo anno in America quando c’erano le partite di Champions League, qui erano circa le 13.30, riuscivo a guardarle e mi sentivo un po’ più vicino a casa”
Il primo impatto con il mondo del College: cosa ti ha colpito?
“Il livello di competizione, la vivono in modo diverso, specialmente per alcuni ragazzi che vedono nel basket l’unico modo per emergere”
Primo allenamento a North Platte
“Ero il ragazzo bianco che doveva trovare il modo di guadagnare un po’ di rispetto. Non è stato semplice, ma in partitella con qualche tripla e un paio di schiacciate in faccia ai miei compagni ho fatto pensare sicuramente a più di qualcuno <forse questo qua sa giocare dai> “
Salto da Italia ad Usa, cosa è cambiato?
“Direi lo stile di vita, il cibo soprattutto che è parte integrante della nostra cultura”
Cosa ha fatto scattare in te la voglia di andare negli Usa e come si è concretizzato il tutto?
“Ho sempre avuto il desiderio guardando in tv le partite di NCAA, anche se non ci avevo dato più di tanto peso, poi vedendo che un mio amico, Alberto Ganis (giocatore del 1990, di cui abbiamo parlato in qualche articolo precedente dato che ha appena concluso l’anno da Senior a Cal Poly University), di Udine, era riuscito ad andare a giocare allora ho cominciato ad informarmi. Tramite un mio allenatore a Siena, tale Marcello Billeri, ero riuscito a contattare un Coach in USA dell’ NCAA ma purtroppo il periodo per organizzare tutto il trasferimento era già terminatob(era già aprile). Questo Coach però si era reso disponibile a contattare altre scuole e,bin contemporanea, io mi ero rivolto ad uno scout che avevo tra gli amici su un famoso social network (per casualità poiché non l’ho mai conosciuto) ed entrambi, per uno scherzo del destino, hanno interpellato lo stesso allenatore in Iowab(Junior College) che però non aveva più posti disponibili per i giocatori internazionali. Alla fine, quest’ ultimo allenatore ha contattato il suo vecchio compagno di stanza (quand’era al College ad Iowa State),vice allenatore di North Platte, con la quale poi sono riuscito ad andare a giocare.”
Percorso abbastanza tortuoso e imprevedibile!!
“Infatti, io spero che in futuro ci sia qualche agenzia o qualche modo per rendere la vita più facile, se non altro ai ragazzi che desiderano provare l’avventura americana. So che per la pallavolo esiste questa agenzia che ha già mandato 10-15 giocatrici italiane. Io ho conosciuto una ragazza italiana di Roma che viveva in un paese a 50 miglia (80 km circa) a Sud rispetto a North Platte che era arrivata, appunto, tramite questa agenzia sportiva di Roma. Se c’è l’oppurtunità di giocare in NCAA direi di prenderla al volo perché è un’ esperienza di vita, ti fa crescere molto.”
La tua giornata tipo al College?
“Allenamento 6/6.30 (durante la preseason tre volte a settimana, durante l’anno non cosi presto), poi lezione in cui ognuno aveva i suoi orari (per me l’ agenda era abbastanza piena) dalle 8.00 alle 13.00, poi 14/14.30 c’era allenamento fino alle 17, infine si tornava nelle proprie stanze in cui studiavo e cenavo principalmente. Infatti North Platte è una cittadina di 20.000 abitanti con la città più vicina che è ad un’ora, quindi non vi era granché da fare.”
Se avessi voluto fare degli allenamenti individuali, avresti avuto un allenatore disposto ad aiutarti e avresti potuto andare in palestra in ogni momento?
“Il vice allenatore era molto disponibile, ci si poteva allenare tranquillamente con lui, e in palestra potevo andare quando volevo”
Vuoi laurearti in ingegneria elettrica?
“Si, per questo ho scelto la South Dakota School Of Mines & Technology che è una delle più rinomate in questo campo. E’ molto diverso il concetto di Università qui, hai anche degli esami durante il semestre, trovano il modo di farti studiare in maniera costante e soprattutto le classi sono da massimo 20-30 persone”
Tanto per fare un confronto con l’Italia in quanto ad organizzazione: qui in 3 anni per avere la Laurea Triennale devi fare 180 crediti e hai esami da 12, 9, 6 crediti, negli Usa in 4 anni 130 crediti ed esami da 2-3-4 crediti e non c’ è semestre che non abbia un laboratorio. “Leggermente” differente!
Hai già visitato il campus?
“Si, avevo fatto la visita a marzo e il campus mi era piaciuto, è una scuola abbastanza piccola(quasi 3000 studenti, campus da 120 acri = 48.5000 m2), a ridosso della città, a 10 minuti dal centro, è un bel posto. Il mio dipartimento è ben attrezzato (aule, laboratori), e sono molto contento della scelta fatta.”
Sei stato introdotto nella “Alpha Beta Theta chapter of Phi Theta Kappa” per i tuoi meriti scolastici e sei stato anche nominato “Student Athlete of the Year at North Platte Community College”?
“Si. Mi hanno dato un certificato per meriti sportivi e scolastici. La prima è una società onoraria di cui fanno parte gli studenti dei Community College che hanno una media intorno al 4.0 GPA (Grade Point Average), sarebbero quasi tutte A negli esami. L’essere membro ti permette di avere grande opportunità per successive borse di studio, io non l’ho dovuta utilizzare perché ho avuto una scholarship con il basket ma in ogni caso nel curriculum ha un certo valore come status di studente. In più ho vinto anche un premio come “Outstanding Student”, cioè studente che si è più distinto nel campo delle matematiche e delle scienze ”
Passiamo al basket: hai qualche rituale pre-gara?
“Il caffè espresso (ride), prima delle partite, che si è fatto più complicato durante le trasferte ma in casa non mancava mai”
Com’è giocare in palazzetti così pieni? C’è la stessa atmosfera in Italia?
“Atmosfera differente, ci sono le cheerleaders e i gruppi di studenti (student sections) che seguono la squadra, è bello il fatto che ci sia gente che vedi tutti i giorni a scuola, che ti riconoscano nei corridoi”
Partita più bella quest’anno? (io me ne sono segnate due, vediamo se sono quelle)
“Direi due: a novembre vs Dodge City con cui ho chiuso con il canestro della vittoria con 18 punti, 14 rb 7/7, 4/4 da tre e vittoria 70-68 e poi l’ultima partita dell’anno, la semifinale, in cui ho segnato 22 punti (18 nel primo tempo), in cui però abbiamo perso.”
Indovinate entrambe!!!!
Due anni dopo la tua partenza per gli Usa hai ottenuto quello che ti aspettavi? Ipotizzavi una Mini laurea in general studies, e poi nel caso 3° e 4° anno Ingegneria
“E’ andata meglio a mio parere, mi ha fatto capire cosa voglio fare della mia vita, una volta pensavo solamente al basket e invece in questi due anni ho capito che ho anche altri obiettivi. Riguardo la Mini Laurea (qui la chiamano Associate of Science), non è che serva molto, però mi permetterà di cominciare Ingegneria Elettrica dal secondo anno e probabilmente di laurearmi in tre anni e mezzo/quattro. Se segui i corsi che il Coach ti consiglia è, secondo me, una perdita di tempo perché ti suggeriscono classi dove puoi avere voti alti e più tempo per il basket, il primo semestre sono stato malconsigliato perciò successivamente mi sono scelto le materie che mi servivano di più. “
Credi di aver trovato più opportunità di migliorare rispetto all’Italia?
“Alla fine dell’ Under 19 o del mio anno a Siena non avevo molte possibilità, invece dopo questi due anni al College ho avuto diverse offerte che non so se si sarebbero presentate anche in Italia”
Il numero 4 contraddistingue la tua vita #4 con l’Italia e #44 e #34 con North Platte, come mai?
“Nasce dall’esperienza con l’Italia, ho sempre avuto il 9, ma la prima in Nazionale non si dimentica, ho avuto il #44 e #34 a North Platte, quest’anno non so ancora”
Nazionale: emozione più bella?
“Europeo, quarto posto in Polonia con un po’ di rammarico però grande soddisfazione giocare per la Nazionale”
Rapporto con tuo fratello?
“Ottimo, ogni tanto ci sfidiamo uno vs uno in sfide abbastanza aggressive e spesso vince lui(ride), sempre per poco, ma fatica molto deve sudarsela. Nei tornei estivi, invece, abbiamo spesso la possibilità di giocare assieme ed è più bello”
Hai avuto per compagno di stanza un altro internazionale australiano Pittle, com’è stato vivere con lui?
(Ride) E’ uno dei miei amici più grandi ora, ho già in programma di andare in Australia in uno dei prossimi anni. Io avevo già studiato l’inglese “british” a scuola, poi andando in USA e guardando serie tv mi stavo abituando all’ inglese “americano” e alla fine mi hanno messo in camera con questo ragazzo australiano. Il primo mese è stato complicatissimo, loro usano un accento particolare e mi ricorderò sempre il secondo giorno con lui: si stava facendo la doccia e mi ha chiesto di portargli l’asciugamano (towel in inglese), dicendo “teu”, e non capivo, me l’avrà ripetuto almeno 4 volte, alla fine ci siamo capiti quando gli ho chiesto di farmi lo spelling. Il primo mese è stato tutto uno spelling. Ora, invece, parlo anche un po’ di australiano, mi ha insegnato qualche modo di dire.
Perché secondo te un appassionato italiano di basket dovrebbe dare un occhio all’NCAA (oltre al fatto che ci sei te ovviamente)?
“Perché è un tipo di gioco divertente da guardare. Se dovessi scegliere tra una partita di regular season NBA ed una di NCAA, sceglierei la seconda certamente, anche per gli allenatori che ci sono che sono delle vere e proprie icone. Quest’anno ho seguito il Torneo finale, tifavo Wisconsin che però ha perso in finale.”
Hai sentito parlare del College Basketball Tour in Italia?
“Si si, ne ho sentito parlare, non ho ancora avuto l’occasione di presenziare ma dev’essere molto bello da vedere, soprattutto per avere un piccolo assaggio di come è intesa la pallacanestro negli USA”
Dove vorresti migliorare e progetti per l’estate?
“Vorrei prepararmi al prossimo anno mentalmente e fisicamente e godermi l’estate in Italia poichè a fine luglio devo tornare negli States. Vorrei migliorare a livello fisico, come presenza interna, che è stato anche uno degli aspetti per cui non sono riuscito ad andare in Division I. Lì vogliono non il giocatore più tecnico ma quello più pronto fisicamente. Per questo ho deciso di andare in Division II, non volevo fare il giocatore che esce dalla panchina e farmi 10-15 minuti ma aver più chance di giocare.”
Qualche sogno nel cassetto?
“Sicuramente sarebbe un giorno di poter giocare con mio fratello, non so dove o quando, ma giocare insieme, perché è come abbiamo iniziato a giocare a basket”
Domanda che ti è piaciuta di più dell’intervista?
“Mi è piaciuta quella sul rituale pre partita”
Grazie mille Marco per questa intervista, l’anno prossimo sarai sotto la nostra lente d’ingrandimento perché ti terremo d’occhio, quindi mi raccomando!!!
P.S: In bocca al lupo a tuo fratello per i playoff da All-Around.net!
Marco Luigi Policastri (@sandapoal)
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