Oggi, giovedì 16 luglio 2015 è uno dei giorni più tristi nella storia sportiva della Virtus Roma.
Stamattina con un comunicato, la società romana confermava le indiscrezioni uscite nella giornata di ieri su una richiesta di iscrizione al campionato di A2, promuovendo di fatto Caserta in A. Forse, però, il giorno più triste sarà domani, venerdì 17 luglio, giorno in cui nel pomeriggio si riunirà il consiglio federale che, tranne ulteriori colpi di scena, deciderà con una delibera in deroga di accettare la richiesta di autoretrocessione del club romano in A2, con conseguente riammissione in A dell’appena retrocessa Juve Caserta.
Gli interrogativi laceranti di tifosi ed addetti ai lavori sono molteplici:
Perché si è arrivati a tutto ciò?
Quando è iniziata la parabola discendente?
Questi sono solo alcuni degli interrogativi che affliggono la città.
Personalmente credo che la fase dell’ oscurantismo virtussino sia iniziata quando si decise di giocare al PalaTiziano nel 2011, coincisa con una stagione negativa, che portò la Virtus fuori dai playoffs.
Nell’ estate del 2012, proprio in questo periodo, il Presidente Claudio Toti, dopo una lunga fase d’incertezza, decide quasi all’ultimora di iscrivere la squadra al massimo campionato di basket, quando quasi tutti ormai pensavano alla sparizione della Virtus Roma. La bravura, la lungimiranza, la fortuna hanno fatto sì che si vivesse una stagione straordinaria che per poco non regalava uno scudetto clamoroso ed inaspettato. Tutto questo entusiasmo e seguito andava mantenuto ed incrementato, intanto una finale disputata al Palaeur avrebbe reso partecipe una città e non pochi intimi.
Nei mesi successivi tutto ciò era stato sperperato e dissolto, come se nella stagione precedente nulla di importante fosse accaduto. La stagione successiva poi porterà ad una semifinale scudetto, ennesimo miracolo, ma ormai i fluidi magici ed il tutt’uno tra squadra e pubblico non erano gli stessi già della stagione precedente.
Si inizia così quest’ultima stagione, ben consci che possa essere l’ultima in A.
A quel punto si ha tutto il tempo per organizzare un futuro chiaro e dignitoso per il primo club della capitale. Organizzare un piano “A”, che con sponsor trovati durante l’inverno o nellla primavera avessero garantito un futuro pluriennale alla Virtus.
Non avendo trovato sponsorizzazioni tali da garantire la A, bisognava qualche mese fa organizzare la A2 od una eventuale B, in base a dove ed a come si volesse ripartire, con progetti per i giovani e via dicendo: rimanere ancorati nell’incertezza non ha solo logorato la Virtus Roma ma tutto l’ambiente ad essa vicino.
Arriviamo dunque ai giorni nostri con le solite incertezze all’8 luglio, giorno precedente alla scadenza per l’iscrizione, il Presidente Toti in una conferenza stampa affollata annuncia che il giorno successivo probabilmente depositerà il bollettino freccia per la Fip e l’ iscrizione in Lega A, cosa che puntualmente poi arriverà, confermato anche da un comunicato.
Nella stessa conferenza il patron virtussino dichiara di essere in trattativa con due aziende nazionali per una partnership di sponsorizzazione e perciò di aspettare a versare la fideiussione entro il 14 luglio, confermando in ogni caso di voler ricapitalizzare e addirittura rilancia nuovamente il progetto Casa della Virtus.
Arriviamo quindi alle ultime ore, e cioè alla ricapitalizzazione effettuata ed alla fideiussione versata. A questo punto tutti pensano sia fatta, fino a quando compare nel pomeriggio di ieri e dal nulla lo spettro della A2. Che destino incredibile per la Virtus che 22 anni fa scese sul campo in A2 e poi sappiamo che non ci giocò, mentre stavolta scenderà in A2 senza essere retrocessa sul campo, la potremmo definire la legge del contrappasso.
In tutta questa vicenda la cosa che fa più male non è tanto la retrocessione o meglio l’ autoretrocessione in A2, ma come è stata gestita l’intera questione con i tifosi, con i media e con gli sponsor. Al di là della categoria di appartenenza, nelle ultime settimane si è sbagliato tutto ciò che si potesse sbagliare.
Credo che dignità, orgoglio ed appartenenza vadano ben oltre una categoria, ma il modo ed il percorso per giungere a tutto ciò siano stati dolorosi ed autodistruttivi.
Seguo la Virtus Roma dal 1980, prima da tifoso e poi da giornalista: 35 anni di ricordi, di emozioni, trasferte, amicizie, telecronache e radiocronache più altre sensazioni, tutto questa non verrà mai cancellato, come quando nel 1997 moriva Davide Ancilotto, un amico ed un ragazzo della mia età, ancor prima che un campione della Virtus Roma di quel periodo, abbiamo superato tutti uniti una tragedia, nel nome di Davide e nel nome della Virtus.
Si riparte quindi dalla A2, sperando che chiarezza, sincerità, lealtà e trasparenza d’ora in poi si sposino con la Virtus Roma autoretrocessa altrimenti la sparizione del club, che ha vinto tra gli altri uno scudetto, una coppa dei campioni ed una coppa intercontinentale sarà mestamente più vicina.
David Birtolo