Proseguiamo l’analisi dei gironi del prossimo Eurobasket, sempre più vicino. Oggi è il turno del girone di ferro, quello dell’Italia, il girone B. Spagna, Serbia, Italia, Germania, Turchia. In cinque per quattro posti (non ce ne voglia l’Islanda) con gli azzurri che non devono sbagliare e cercare il piazzamento più alto possibile per non mettersi nei guai sin dagli ottavi.
N.B: Buona parte dei roster non è definitiva poichè ancora non sono state comunicate le liste ufficiali dagli allenatori. I link verranno via via aggiornati con la comunicazione delle rose definitive.
GIRONE B (Berlino, Germania)
GERMANIA
Una delle padrone di casa, almeno nella prima fase. E uno dei grossi problemi che l’Italia dovrà affrontare. Capiamoci, come qualità complessiva del roster la Germania è, probabilmente, inferiore a noi, ma quando il tuo capo gruppo è un certo Dirk Nowitzki e giochi davanti a migliaia di tifosi pronti a spingerti all’impresa, questo può contare il giusto. In più, aggiungiamoci che al leader dei Dallas Mavs si affiancano Dennis Schroeder, reduce dalla stagione dell’esplosione ad Atlanta, Tibor Pleiss, che dopo l’anno di “apprendistato” in maglia Barça prova l’esperienza oltreoceano con gli Utah Jazz, e Robin Benzing, con la sua classe affiancata a una certa discontinuità di rendimento, e capiamo bene come i teutonici saranno un ostacolo di non poco conto per la qualificazione agli ottavi di finale. Coach Fleming, inoltre, potrà contare sul naturalizzato Anton Gavel, playmaker del Bayern di origini slovene, che ha deciso di giocare con la maglia tedesca e darà una mano importante in cabina di regia. Dove troviamo anche il classe 1992 Maodo Lo, che già ci ha fatto molto male in una della prima amichevoli di preparazione, a completare un reparto di assoluto valore. Il tutto senza dimenticare i due dell’Alba di Berlino, Niels Giffey e Alex King, ali non fenomenali, ma che danno tutto alla causa e sanno essere utili. Squadra non eccezionale al tiro da fuori e che, come molte altre, soffre di assenze pesanti (Staiger, Ohlbrecht, Elias Harris), dovrà contare sul fattore campo per riuscire a strappare magari una vittoria extra e puntare a un piazzamento pesante. Contando anche che, se si dovesse arrivare punto a punto nel finale, il biondone da Wurzburg è una delle banche più sicure a cui affidare il pallone per la giocata vincente.
ISLANDA
Diciamo che, per esordire a un Europeo, si può avere più fortuna nella selezione dei gironi. L’Islanda, infatti, è alla sua prima, storica, partecipazione a Eurobasket. Che rischia di durare poco ed essere molto più dolorosa di quanto sperato. La selezione che ha nell’ex Napoli e Roma Jon Stefansson il proprio leader, arriva al torneo come Cenerentola e con una composizione del roster che, eccezion fatta per i 218 centimetri del 24 enne Nathanaelsson, non ha praticamente lunghi. Il più alto di tutti è l’ala Pavel Ermolinskij, con i suoi 2 metri e 2 centimetri. Perciò, strada libera per una “small ball” totale. Tiro da fuori, corsa, pressione esasperata in difesa per cercare di ovviare alle proprie deficienze. Sulla carta, oltre a Stefansson, i due giocatori più pericolosi sono Haukur Palsson, un’ala grande di 198 centimetri che gioca in Svezia, e Jakob Sigurdarson, guardia 33enne che sa fare male da dietro l’arco. Saranno la squadra simpatia, sulla carta la peggiore delle 24. Che arriva però senza nessun tipo di pressione, libera di giocare al meglio questa chance di misurarsi con il top della pallacanestro continentale (la massima serie di basket islandese è semi-professionistica) e che pertanto potrebbe anche creare qualche grattacapo a chi decidesse di scendere in campo senza il giusto atteggiamento. Anche solo una singola vittoria pare, obiettivamente, fuori portata, ma siamo comunque di fronte ad atleti nordici che, storicamente, non si tirano mai indietro davanti a niente e nessuno. Siamo sicuri che i parziali potranno, magari, essere pesanti, ma Stefansson e soci usciranno sempre a testa alta dal campo.
SERBIA
La sorpresa dei Mondiali 2014, che oggi è una certezza e punta a grandi cose in questo Europeo itinerante. Una squadra infarcita di talento e che ha due punti in particolare a proprio favore: il primo è quello di un gruppo che praticamente si è mantenuto intatto dall’argento iridato della scorsa estate, il secondo è di avere i propri giocatori più decisivi tutti nel momento migliore della propria carriera, al top della propria forma. A parte Teodosic, che è ai massimi livelli da anni, ed è il leader del gruppo, coach Djordjevic può contare su Nemanja Bjeliça che viene da un Eurolega magica, sfociata nel trasferimento ai Minnesota T’Wolves in NBA, su Bogdan Bogdanovic, lui pure protagonista con il Fenerbache fino alle Final Four di Eurolega e su Miroslav Raduljica, che dovrà sostituire l’assenza di Krstic in mezzo all’area, e tifosi sperano che lo faccia come l’anno scorso in Spagna (13 punti abbondanti di media in 21’ di impiego). Poi ancora la coppia Nedovic-Markovic in playmaker, Erceg e Kuzmic a cambiare i lunghi, Nikola Kalinic, protagonista nella stagione della Stella Rossa di Belgrado. Insomma, la più classica delle squadre della zona ex Jugoslava: talento, classe, fondamentali, ma anche tanta durezza per lottare fino in fondo. Non sono i favoriti, ma non è un mistero che Teodosic e soci mirino all’oro e, soprattutto, non vogliano lasciarsi sfuggire per nessun motivo il pass per la prima Olimpiade della loro storia. Già nel girone si pongono come reali antagonisti di una Spagna che ha qualche problema di roster, e cercheranno di prendersi il primo posto, con lo scontro diretto che si consumerà immediatamente, all’esordio, sabato alle 18 (partita da non perdere per nessun motivo al mondo). Portare via subito due punti da quell’incontro li metterebbe in una ovvia condizione di favore per il primato nel girone e un accoppiamento comodo agli ottavi.
SPAGNA
Sono la Spagna. Ma per una volta non sono i favoriti. E sarà un Eurobasket pieno di spunti interessanti per la selezione che ritrova Sergio Scariolo in panchina. C’è bisogno di dare un segnale forte dopo il flop del Mondiale 2014 e la delusione del bronzo europeo in Slovenia due anni fa. Ma mai come quest’anno, una nazionale che ha sempre fatto dell’abbondanza uno dei suoi mille pregi, rischia di avere problemi di rotazioni. In particolare sotto canestro, dove, dietro alla coppia Pau Gasol – Nikola Mirotic (alla sua apparizione in una manifestazione FIBA senior), c’è un vuoto pericoloso, solo parzialmente coperto dal solito immarcescibile Felipe Reyes. Le assenze di Marc Gasol e di Serge Ibaka (in favore proprio di Mirotic) lasciano l’area iberica pericolosamente scoperta (e già Pau e Mirotic non sono esattamente due intimidatori di alto livello), un problema che potrà essere coperto contro avversarie di livello medio (comunque c’è anche Victor Claver in rotazione), ma quando la difficoltà crescerà man mano rischierà di essere un’incognita difficile da sormontare. Sugli esterni le cose vanno decisamente meglio con il “Chacho” Rodriguez a guidare il gruppo, Rudy a fare il diavolo a quattro e Sergio Llull atteso a un torneo da protagonista dopo aver sostanzialmente deluso tra Eurobasket 2013 e Mondiale 2014. Ma anche qui ci sono assenze pesanti: da Ricky Rubio a Calderòn, passando per Juan Carlos Navarro. Insomma, per la prima volta da un po’ di tempo il nome della Spagna, nelle analisi pre torneo, non è davanti a tutti. E proprio questo potrebbe essere lo stimolo giusto per far rendere al 110% il roster. Perché, si, ci sono tutti i problemi elencati, ma la qualità dei giocatori presenti non è certo in discussione. Gasol è reduce da un’annata super a Chicago, e in Europa domina. Discorso simile per Mirotic, con gli alti e bassi normali per un esordiente, ma che ha giocato proprio al fianco del numero 16 tutta la stagione, affinando un’intesa che potrebbe essere letale. Il trio dietro non ha bisogno di presentazioni e dalla panchina si alzano anche Fernando San Emeterio e Pau Ribas. Si comincerà a far sul serio da subito, e solo a quel punto si capirà il destino delle Furie Rosse, visto che in preparazione hanno giocato sempre contro avversari di livello abbastanza basso (Belgio, Polonia, Senegal, Venezuela, Macedonia, Repubblica Ceca).
TURCHIA
Era il momento di voltare pagina. Di cominciare un nuovo capitolo della storia. E la Turchia ha deciso di farlo iniziando da questo Europeo. Dopo l’argento mondiale di 5 anni fa c’è stato un crollo verticale dei risultati, culminati nel disastro totale di Eurobasket 2013, mitigato solo in parte da un Mondiale 2014 mediocre, ma non del tutto insufficiente. Fuori allora i veterani che non avevano più nulla da dare. Squadra sulle spalle della coppia Ilyasova-Erden, dentro da naturalizzato Bobby Dixon e investimento totale della stellina Cedi Osman, che ha saltato l’Europeo Under 20 per prendere parte da subito alla lunghissima preparazione della squadra senior (ben 15 amichevoli) per avere al suo interno un ruolo importante. Le prospettive quali sono? Al momento sono i maggiori candidati al quinto posto nel girone, che equivale al posto di esclusa di lusso del torneo. Normale quando si è in una simile fase di ricostruzione (a cui si sommano le assenze di Asik e Preldzic, pesantissime). Non mancano certo i chili e i centimetri sotto canestro con, oltre a Erden, anche Savas e Aldemir. Dixon su singola partita può anche risolverti tutti i problemi, lo stesso Osman ha dimostrato di non aver problemi a gestire questo tipo di livello di basket, pur avendo solo 20 anni. Ma, vedendo anche le altre squadre, la truppa di Ataman sembra quella che ha meno (Islanda esclusa, ovviamente) a livello di talento medio e profondità, con l’aggiunta che Ilyasova non è sempre un’opzione offensiva così continua. Se preso per il verso giusto, comunque, questo torneo, anche nel caso peggiore di eliminazione ai gironi, non deve portare solo cattive notizie per una nazionale che sta ricostruendo e che, soprattutto, sta vedendo crescere, alle spalle dei “grandi” una generazione di futuri campioni molto promettente (Ozmizrak, Kosut, Korkmaz, Guven, oltre al già citato Osman). Insomma, si lavora per il futuro, senza disdegnare comunque di fare buona figura sin da subito. Possibilmente non cominciando sabato…
ITALIA
E poi ci siamo Noi. Già, quest’anno ci siamo anche noi, per davvero. Perché, a fronte di una parte dell’opinione pubblica che continua a parlare di atleti viziati e che devono imparare fantomatiche lezioni di vita, c’è quella che è, senza ombra di dubbio, una delle selezioni più talentuose della nostra storia cestistica. Che in sé e per sé non è sinonimo di successo. Ma è un punto di partenza che non ci potevamo permettere da parecchio tempo. E che, tra gli alti e bassi visti nelle dodici amichevoli disputate (che, per l’appunto, sono amichevoli e valgono quel che valgono, ossia più o meno niente), ha dimostrato di poter davvero avere ambizioni importanti in questa rassegna. A patto che funzionino determinati meccanismi. E il primo è quello di essere connessi con la testa nella nostra metà campo. Perché l’attacco, con tutto il ben d’Iddio a disposizione, il suo lo fa (81 punti di media da quando si sono aggiunti in gruppo gli “NBAers”). Ma se in difesa non si lavora di squadra (quindi anche, se non soprattutto, lontano dalla palla) segnano 80/90 punti tutti. E si perde di lucidità anche dall’altra parte, affidandosi troppo alle soluzioni personali e abbandonando il gioco di squadra. Che è un peccato capitale, per un gruppo dove Danilo Gallinari è il leader tecnico ed emotivo indiscusso. Dove Marco Belinelli, oltre alla sua pericolosità offensiva, porta l’esperienza maturata in ambienti di altissimo livello come Chicago e San Antonio. Dove Andrea Bargnani deve ritrovare la gioia di giocare e di dimostrare che in Europa è un giocatore che fa la differenza. Dove Gigi Datome ci mette la leadership del capitano e la classe infinita e Ale Gentile continua a dimostrare di non essere da meno dei quattro già citati. E poi c’è la voglia di Daniel Hackett di sbattersi in difesa e sacrificarsi per il gruppo, la regia di Cinciarini, i colpi di Aradori. Problemi: ce ne sono, inutile nascondersi. E sono sempre lì, sotto le plance. Cusin è atteso nella solita versione in super spolvero che mostra ogni volta che veste l’azzurro, ma dietro a lui non c’è veramente nessuno con peso e centimetri. Il controllo dei rimbalzi sarà, dunque, una sofferenza. E gli accoppiamenti possibili di Bargnani con i vari Gasol/Nowitzki/Bjeliça/Ilyasova fanno tremare i polsi. Però, come detto, per una volta, sognare è lecito. Il talento c’è. Il gruppo pure ed è consapevole della grande occasione. Certo, il girone ci mette subito a durissima prova. Ma la maturità si dimostra anche uscendo bene dalle situazioni peggiori. Ed è obbligatorio credere che i ragazzi di Pianigiani, questa maturità, l’abbiano sviluppata.
POSSIBILE CLASSIFICA FINALE
- SPAGNA
- SERBIA
- ITALIA
- GERMANIA
- TURCHIA
- ISLANDA
Nicolò Fiumi