“Non siamo abituati a questo tipo di pallacanestro”, parola di Simone Pianigiani. La chiave per interpretare la sconfitta dell’Italia contro la Turchia la fornisce il commissario tecnico azzurro, che cerca di analizzare con lucidità non solo il match con i turchi, ma anche quello che potrà essere il cammino degli azzurri a Berlino.
Dopo i primi 40′ dell’Europeo c’è la sensazione che i problemi di Italbasket siano sempre gli stessi: mancanza di stazza fisica, disabitudine a giocare un certo tipo di partite. Sembra di risentire un nastro già ascoltato, l’ultima volta nell’Europeo di due anni fa. Del resto esperienza e malizia sono fattori che si acquisiscono con il tempo, l’attitudine ma, soprattutto, con la possibilità di giocare con continuità un certo tipo di partite, che esulano dal contesto con il quale i giocatori sono abituati ad avere a che fare per tutto l’anno.
L’amarezza di constatare che certi discorsi sono sinistramente simili a quelli fatti nel 2013 in occasione della spedizione europea in Slovenia può però lasciare spazio alla speranza che nelle prossime quattro partite (la prima contro l’Islanda alle 17.45), l’Italia metta a frutto la lezione subita dalla Turchia, ma anche tutto il cammino vissuto negli ultimi anni.
Da questo punto di vista, infatti, la gara d’esordio a Eurobasket può avere l’effetto di un master da mettere sul nostro curriculum: imparare a proprie spese quanto è duro giocare un certo tipo di partite, quali sono gli accorgimenti tattici e soprattutto mentali da predisporre immediatamente ed adattarsi al contesto in cui si gioca (pubblico, metro arbitrale, ecc.) è il modo migliore per riuscire a fare quel salto di qualità necessario non solo per passare il turno e volare a Lille, ma per permettere alla nostra Nazionale di fare un passo in avanti e raggiungere le migliori squadre d’Europa.
Può essere utile, infine, ricordare che nell’Europeo del 1999 anche la Nazionale di Tanjevic iniziò il proprio cammino con una sconfitta, arrivata contro la Croazia di sole due lunghezze. Quello stop fu comunque un passaggio utile per una squadra che con il passare del tempo riuscì a trovare la quadratura del cerchio, tanto da arrivare sul gradino più alto del podio.
Al di là del risultato finale, quello che possiamo chiedere agli azzurri è proprio questo: dimostrare di aver imparato le lezioni del passato, compresa quella di ieri con la Turchia, e mostrare un passo avanti rispetto al recente passato. Il gotha del basket europeo oggi è lontano da noi, ma non così tanto da toglierci la convinzione di poter arrivare a competere con le migliori.
Alessandro Pediconi
Foto by Ciamillo-Castoria
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