Al Boston Garden i Celtics provano a spiccare il volo, ma scoprono che il proprio armamentario è ancora di cera e si scioglie al primo sole canadese! I veloci…Raptors dispiegano, invece, le proprie robuste ali (Carroll, Scola, Ross) ed il cielo dell’Atlantic Division non può che tingersi di rosso!
Primo quarto. Eppure non è iniziata male per Boston: Stevens schiera uno starting five con Crowder sullo spauracchio DeRozan, Zeller sotto le plance e Thomas da PG e, nei primi minuti, la scelta paga, perché il #10 ospite fatica ad attaccare dal fondo, Bradley esce dai blocchi meglio di Lowry, Lee ha un buon approccio e, dopo 5 minuti, Casey deve già chiamare timeout (10-4). La contromossa consiste nel dirottare DeMar fronte a canestro e porta frutti: il suo cambio di passo è devastante, crea spazi per sé e per i compagni, una sua tripla dall’angolo, subito imitato da Carroll in contropiede, due liberi di Valanciunas e, all’8′, è già sorpasso (12-14). Inizia presto la girandola delle sostituzioni: dentro Olynyk e Turner per aprire il campo (ottimo l’esordio con tripla per il “capellone” di casa!). Replica male Toronto con Biyombo (subito tre falli!), il pick and roll dei Celtics si giova degli spazi e funziona: dalla lunetta Isaiah Thomas e l’ex di turno Amir Johnson firmano il pari allo scadere del primo parziale (26-26).
Secondo quarto. Joseph si presenta con una tripla sulla sirena dei 24”, Ross con un gioco da tre punti, ma Toronto non riesce ad allungare le distanze, perché è Sullinger il “fattore” di questa fase del match: in difesa, contenendo alla grande Valanciunas (inamovibile sotto le plance, ma ancora macchinoso oltre i due metri dal canestro), in attacco, con i giochi a due con Thomas (per distacco il migliore dei suoi), e anche a rimbalzo, dove brutalizza il troppo tenero Bennet. Gli ospiti tengono ancora il muso avanti ma, sul piano della corsa, Boston mostra di esserci: 35-38 al 18′, addirittura sorpasso al 20′ con due triple consecutive di Bradley e Thomas (45-43)! Lunghi di Toronto, c’è un problema: Valanciunas e Biyombo sono già gravati di falli, mentre il povero Bennet non appare rivitalizzato dall’aria frizzante del Canada e sembra ancora la meteora conosciuta a Cleveland e Minnesota! Ci pensa DeRozan (MVP del primo tempo) a tenere i suoi a galla conquistando una messe di viaggi in lunetta (immarcabile quando decide di attaccare il ferro!), ma prima Smart con una tripla pazzesca dalla linea di fondo con Carroll addosso (risulterà, purtroppo, il suo unico acuto…), poi Thomas in layup sfruttando il mismatch con Patterson, controsorpassano di nuovo (54-52 al 23′), finché DeMarre Carroll impatta sul giusto 54-54 con il quale si va all’intervallo lungo.
Bella, veloce ed incerta sfida, finora, con Thomas e DeRozan sui rispettivi scudi. Le triple ed il cambio di passo di DeRozan, le armi migliori degli ospiti; meglio sul pick and roll, su ambo i lati del campo, Boston, che cerca sempre di alzare il ritmo e si esalta in contropiede.
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Terzo quarto. Boston prova ad alzare l’intensità difensiva cambiando continuamente marcatura sugli esterni, ma fatica a trovare la via del canestro contro la difesa schierata e la gara stenta a decollare (56-56 al 26′), finché non sale in cattedra Luis Scola: difesa sul pick and roll, mani morbide e rapidità dalla media, rimbalzo offensivo per il +7 Toronto (62-69 al 30′). La reazione dei Celtics è tiepida, al contrario, dall’altra parte, si scatena DeMarre Carroll: le sue triple, insieme a 5 punti consecutivi ancora di Scola, siglano il primo, vero e decisivo allungo ospite (68-82 al 33′). Da qui in poi i Raptors allungano le mani sulla partita e non si volteranno più indietro, migliorando la tenuta sul pick and roll avversario, aprendo la scatola in contropiede e con le triple di Carroll e Scola e con la preziosa assistenza di Lowry impiegato spesso in backdoor sul lato debole. Risulteranno queste le chiavi del match, benché un paio di contropiede del solito Isaiah Thomas tengano ancora viva la partita (75-84 all’ultimo mini-intervallo).
Quarto quarto. È Terrence Ross show-time! Fin qui poco utilizzato, ne piazza subito 7 consecutivi (79-92 al 39′), mentre Boston appare disunita ed a corto di idee senza il proprio leader Thomas, tenuto inspiegabilmente, troppo a lungo in panchina a rifiatare! L’attacco di casa non gira e Toronto ha buon gioco con le sue veloci ripartenze: Joseph non fa rimpiangere Lowry, Carroll tiene alta l’asticella delle percentuali, Ross infierisce sentenziando dall’arco e dalla media! A 5′ dal termine i canadesi toccano il +17 (88-105) e c’è aria di garbage time al Boston Garden, mentre Thomas è ancora sul pino…
Con la partita ormai in ghiaccio ci concediamo una breve digressione tecnica per descrivere un movimento d’attacco dei Raptors visto troppe volte, nell’ultima frazione, e da parte di più giocatori (Joseph, Carroll, Ross) per poter essere considerato casuale od occasionale: il protagonista riceve palla spalle a canestro dai 5 metri, in posizione di post alto o giù di lì; palla tra le mani e piede perno, finta di andare sul lato, giro e tiro in stepback dall’altro: ciuff! Con questo movimento, eseguito con pulizia tecnica e rapidità, Toronto tiene, nell’ultima frazione, altissime percentuali realizzative, spegnendo sul nascere le velleità di contropiede dei padroni di casa, dopo aver già messo loro la sordina sul P&R. Senza queste armi, e sempre senza Thomas, per i Celtics è notte fonda!
Isaiah rivede il campo a poco più di due minuti dal termine, sul 93-107, ed è subito capace di dare una scossa (l’ultima) alla partita: gioco da tre punti, pressing alto, raddoppi. Il pubblico ha un sussulto e si rianima, Bradley si sveglia e firma dall’arco il -9 a poco meno di 2′ dalla sirena, ma è troppo tardi: i Raptors hanno esperienza e mani tali da non perdere la testa e tenere le distanze dalla lunetta. Una devastante stoppata si Lowry sull’ennesimo, disperato tentativo dall’arco dei biancoverdi pone il sigillo sul risultato finale: 103-113 per una Toronto più matura, più tecnica, più profonda e con maggiori alternative di gioco. Boston è giovane e talentuosa, ma deve ancora crescere, e tanto, per volare nel cielo dell’Atlantic Division…
Scritto da Marco Calvarese
Editato da Francesco Bertoni