Uno spettacolo per la pallacanestro, al di là delle diatribe tra Eurolega e Fiba e le baruffe chiogiotte tra Baumann e Bartomeu, interessati solo ed esclusivamente al Dio denaro.
Questo è quello che ci hanno regalato questo pomeriggio ad Istanbul l’Efes e l’Olympiacos, quarantacinque minuti palpitanti da custodire gelosamente nelle cineteche degli appassionati di questo meraviglioso basket, un messaggio da tramandare ai giovani delle scuole basket.
La grande sagacia difensiva di Dusan Ivkovic ha permesso ai turchi, grazie anche ad un Granger mostruoso nella seconda parte di gara, di recuperare quindici punti iniziali di ritardo, e dare l’impressione di averla vinta quando i greci si sono ritrovati sotto in doppia cifra, e poi con cinque lunghezze da recuperare a poco più di un minuto dalla fine.
Ma questo Olympiacos è una squadra vera, una squadra con la esse maiuscola capace di riacciuffarla senza il suo leader Spanoulis in campo, ma con il mattoncino messo su da ogni suo singolo giocatore chiamato a dare il centodieci per cento in assenza del numero sette.
Hackett ha dimostrato di essersi inserito oramai alla perfezione nei meccanismi di Sfairopoulos, ha ricevuto piena fiducia dal coach e l’ha ripagata siglando una tripla fondamentale negli ultimi secondi dei regolamentari, riacciuffando la partita così come fece due settimane fa a Salonicco in campionato contro il Paok.
E poi i giovani ribelli biancorossi, quelli che hanno preso il posto della generazione dei Mantzaris, degli Sloukas e dei Katzivelis.
Papapetrou li rappresenta idealmente tutti questa sera, con i suoi undici punti di personalità e quel canestro del 87-89 al supplementare che ha steso sul filo di lana l’Efes.
A tutti comunque,giocatori ed allenatori, deve andare un applauso per averci fatto vivere una grandissima serata di basket, vero vincitore di una sfida di una bellezza davvero difficile da descrivere.
Alessio Teresi