Il mostro che Roma dovrà affrontare si chiama playout. Ed è un altro sport rispetto alla pallacanestro. Talmente triste da risultare difficile qualunque commento o cronaca della sconfitta dell’Acea Virtus Roma, travolta, 80 a 58 il punteggio, a Casale Monferrato prima di tutto dalla squadra dei padroni di casa. Poi da sé stessa e da un sistema di gioco che nel giorno decisivo della sua stagione ha prodotto 58 punti con una pochezza di idee e di giocatori in grado di esprimerle da far dubitare di tutto. Una figura peggiore Roma non poteva farla. La partita che bisognava vincere a tutti i costi per evitare anche solo il rischio di affrontare il mostro è stata persa.
Compreso del fatto che la partita sia stata adeguatamente preparata in settimana. Perché dopo un primo quarto nel quale i giocatori hanno pensato più ai loro nervi che a giocare a pallacanestro – tecnico a Natali ed Olasewere ed antisportivo a quest’ultimo – finito 18 pari, nel secondo qualcosina si è intravista per Casale naturalmente. Perché Roma fino al 31 a 29 aveva segnato solo con Callahan (15), Voskuil (12) ed Olasewere (2). Imbarazzante anche perché a parte la tripla di Meini per il 31 a 32 a 3’29” dal suono della seconda sirena il copione offensivo per Roma è proseguito nello stesso modo. Solo che proprio nei 40 secondi finali, Casale ha organizzato due triple fantastiche con Natali e Tomassini per il 39 a 34 dell’intervallo lungo, che ha scavato il primo fossato tra le due squadre.

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Un fossato portato improvvisamente a più 12 dopo nemmeno due minuti del terzo quarto grazie alle due triple di Bray ed il canestro di Martinoni che hanno inaugurato il terzo quarto. Nel quale Casale ha cambiato la marcatura su Callahan e Voskuil: raddoppiando sempre sul primo, rendendo sempre più difficile il primo palleggio ed il momento del rilascio del tiro per il secondo. Vero è che si è svegliato un pò Olasewere, rimesso in campo da Caja dopo i tre falli del primo quarto, ma l’attacco di Casale ha continuato a martellare il canestro di Roma con tutti i suoi effettivi mentre Roma ha commesso cose inenarrabili: infrazione di 8 secondi per il passaggio di metà campo ed un fallo da tre di Casagrande sulla classica preghiera ad un secondo dalla sirena del periodo, 55 a 44.
E per cominciare il quarto periodo subito una tripla di Martinoni, 58 a 44 che pur essendo arrivata dopo trenta secondi è davvero sembrata quella che ha tagliato gambe, fiato e quant’altro a Roma, fino al tracollo senza che dalla panchina, leggasi Attilio Caja, arrivasse un’idea o un pensiero, o un gesto o….Un qualcosa insomma che potesse almeno cercare di cambiare la partita. Nulla, le solite braccia larghe a sottolineare gli errori dei suoi giocatori, ma mai un gesto per sottolineare i propri. Come quello di aver portato per esempio, i suoi titolari italiani, senza un goccio di benzina alla partita decisiva. E fermiamoci qui per adesso.
Novipiù Casale Monferrato – ACEA Virtus Roma 80-58
Eduardo Lubrano
@EduardoLubrano